Olivi: niente fiducia in bianco a Filippi

«Non dò una fiducia in bianco - spiega Olivi - ma credo che Elisa possa imprimere una svolta al partito se in questi pochi giorni riuscirà a costruire una proposta politica trasversale che sia molto chiara su alcuni punti».
L. Patruno, "L'Adige", 25 febbraio 2015


Si preannuncia tutt'altro che facile l'impresa che Elisa Filippi ha accettato di tentare: ovvero ricomporre un partito dilaniato e rilanciare l'azione del Pd trentino come segretaria per i prossimi tre anni - con un mandato pieno - raccogliendo il testimone passatole da Giulia Robol, costretta a lasciare il timone dopo solo un anno dalle primarie per il venir meno della sua maggioranza.
Lunedì in assemblea provinciale Filippi ha detto di volersi prendere una settimana per elaborare la sua proposta politica e soprattutto sondare il consenso nei suoi confronti da parte dei 64 membri dell'assemblea stessa, che poi dovranno votarla segretaria, e dei big del partito. Ed è in particolare il gruppo provinciale - assessori e consiglieri - che la renziana dovrà riuscire a convincere visto che è da qui che sono già emerse le perplessità e le resistenze maggiori a questa soluzione. Lunedì, infatti, mentre Robol lanciava Filippi il gruppo si autoproponeva per affiancare il senatore Giorgio Tonini nella funzione di «traghettatori istituzionali» fino al congresso da tenere dopo le elezioni comunali. 
Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, pur dicendosi «rispettoso della decisione dell'assemblea» conferma il suo scetticismo nei confronti di una segreteria Filippi: «Lei sonderà la percorribilità di questa strada e se intenderà incontrare il gruppo consiliare sentiremo la sua soluzione per rilanciare il partito. Personalmente ritenevo necessario un congresso per poter sciogliere i nodi politici che ci sono e che il partito non ha affrontato. Se questi nodi non verranno affrontati penso che i problemi si ripresenteranno molto presto e anche questo nuovo percorso non durerà a lungo».
L'apertura di credito del vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, nei confronti di Filippi appare certamente maggiore rispetto a Dorigatti, ma la questione che pone è analoga. Olivi, come aveva per altro già detto nella sua convention di Ravina, riteneva ormai inevitabile andare presto a un congresso per chiarire la linea e sciogliere i «nodi» politici. Ora, di fronte al nuovo scenario, dichiara: «L'investimento su Elisa Filippi non può avere come unica motivazione il fatto che è la sola superstite visto che Robol e Scalfi sono stati eliminati dalle difficoltà della maggioranza del partito e qualcuno deve salvare la baracca. Sarebbe una motivazione troppo debole».
«Non dò una fiducia in bianco - spiega Olivi - ma credo che Elisa possa imprimere una svolta al partito se in questi pochi giorni riuscirà a costruire una proposta politica trasversale che sia molto chiara su alcuni punti. Primo, che Pd vogliamo costruire rispetto al partito nazionale. Io sono per un Pd autonomistico che si confedera con quello nazionale. Secondo, le alleanze e i rapporti con l'Upt. Io penso che si dovrebbe costruire un rapporto privilegiato con quest'elettorato. Terzo, la nostra idea di autonomia e nuovo Statuto. Infine, altri temi come la ricerca e la conoscenza. Su questi punti, con la sua proposta, Elisa dovrà conquistarsi la fiducia in assemblea evitando così che sia necessario andare a congresso per definire la linea. Diversamente il partito resterebbe imbrigliato nei suoi non detti e nelle sue contraddizioni e ambiguità».
Le perplessità di Dorigatti e Olivi, condivisi anche dal capogruppo provinciale, Alessio Manica, che già lunedì aveva espresso a Robol i suoi dubbi, sono ostacoli importanti che Filippi dovrà cercare di superare. 
Proprio conscio di questi pericoli ieri il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, che l'anno scorso alle primarie fu tra i sostenitori della candidata renziana, così come i parlamentari Giorgio Tonini e Michele Nicoletti , si è lasciato scappare: «Ma questa offerta alla Filippi è una trappola?». Una domanda che rende bene l'idea del clima che si vive in casa Pd, dove i coltelli sotto il tavolo sono sempre pronti.