Il Trentino evita la «deriva» veneta

Il 12 gennaio scorso, quando l'assessore provinciale al commercio Alessandro Olivi aveva minacciato di inviare un commissario ad acta nelle Comunità di Valle che non avevano ancora predisposto i loro Piani degli insediamenti commerciali di grandi dimensioni, molti presidenti non l'avevano presa bene e avevano accusato la Provincia di volersi intromettere.
F. Gottardi, "L'Adige", 20 febbraio 2015


Il pressing però ha funzionato perché di commissario ne verrà nominato solo uno, in Rotaliana, su espressa richiesta vista l'impossibilità di trovare un accordo; tutte le altre Comunità che ancora non lo avevano fatto hanno provveduto in questi giorni ad approvare in prima adozione i piani o si apprestano a farlo nei prossimi giorni. Unica eccezione è quella di Trento che, in considerazione della complessità delle scelte, ha ufficialmente chiesto una proroga fino alla fine dell'anno.
Per essere operativi i Piani hanno bisogno, raccolte le osservazioni, di una seconda adozione che, secondo il calendario indicato dalla Provincia, dovrebbe avvenire entro la fine di aprile ma fin d'ora, analizzando le proposte approvate e quelle in discussione nei prossimi giorni, è possibile dire che in Trentino non sarà colonizzato dai grandi centri commerciali. E questo per l'assessore Olivi, promotore della legge che ha affidato alle Comunità la pianificazione, è un successo. «È una legge - ricorda - che nasce dal tentativo di responsabilizzare il territorio con progetti integrati e non lasciare che la pianificazione commerciale sia lasciata solo alla logica della domanda e dell'offerta». Si voleva insomma imporre uno stop alla speculazione immobiliare e portare la pianificazione ad una dimensione di valle.
Alla fine i nuovi grandi insediamenti proposti, con superfici superiori ai 1.500 metri quadri per Trento, Rovereto, Pergine, Riva e Arco e agli 800 metri quadri in tutti gli altri comuni, si contano sulle dita di una mano. Ne prevede due la Vallagarina, entrambi verso il confine con la provincia di Verona: a Avio all'interno dello stabilimento Calzedonia in un immobile già esistente con 3.000 metri quadri a disposizione e a Serravalle di Ala, in un vecchio edificio dismesso dove sorgerà un centro commerciale da 2.500 metri quadri disposto su due piani. In entrambi i casi la logica è quella di tentare di limitare gli esodi verso i grossi centri di Affi e del Veneto riportando l'offerta all'interno del Trentino.
In Primiero è prevista la localizzazione di un centro commerciale in un immobile già esistente a Transacqua. In Val di Non si pensa di realizzarne uno a Mollaro. In Val di Sole è stata individuata un'area di 1.500 metri quadri a Malè. A Rovereto si pensa di dare il via libera alla richiesta del gruppo Poli di trasformare l'attuale magazzino Orvea, nelle vicinanze del Millenium, in un supermercato. Tutte le altre Comunità di Valle non hanno avanzato richieste e punteranno semmai alla riconversione commerciale di strutture all'interno dei centri storici, zone sottratte alla legge Olivi, come sta avvenendo ad esempio a Levico.
Naturalmente per affermare il pieno successo della normativa, che si poneva l'obiettivo di limitare al massimo l'utilizzo di aree vergini, bisognerà aspettare le decisioni di Trento, che arriveranno a questo punto dopo le elezioni di maggio. Resta infine il nodo irrisolto di Lavis, dove la Comunità ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte alle profonde spaccature create dal progetto di centro commerciale alle Masere. «Deciderà il commissario e io proporrò di effettuare una operazione ascolto con i cittadini e gli imprenditori, non c'è nulla di deciso» assicura Olivi.