MAESTRI: «La legge Cogo è superata. Giuste le sinergie tra enti, incentiviamole»

Presidente della commissione cultura in Provincia. Già assessore – sempre alla cultura - in Comune. Se davvero si andrà – è stato ufficializzato nell’affollato incontro di martedì a Sanbapolis – verso una rapida revisione della legge provinciale che oggi governa, (ma per lacune e anacronismi un po’ sgoverna) il complesso delle attività culturali in Trentino, il ruolo di Lucia Maestri non sarà secondario.
C. Ragozzino"Trentino", 13 febbraio 2015


Il ruolo tecnico diventerà automaticamente politico nella quantità e nella qualità del rapporto, e dell’apporto, con l’assessore Mellarini. Candidatosi, quest’ ultimo, a firmare una «riforma» che arriverebbe appena sette anni dopo quella targata Cogo. Riforma che fu varata tra critiche ancora del tutto attuali: a legge fatta l’eredità è più di carenze che di benefici.
Ma c’è davvero urgenza di riscrivere una legge ancora giovane che fu presentata come panacea? Legge per altro in parte inattuata? Non sarà la solita fisima degli assessori che si piccano di fissare l’inizio del mondo dal momento in cui occupano una poltrona? Il confronto con gli operatori dell’altra sera ha evidenziato i punti dolenti di una legge Cogo che non è certo tutta da buttare. Ma la legge è stata superata dai cambiamenti avvenuti in pochi anni. In un quadro economico profondamente diverso, di crisi. Occorre adeguarsi con norme innovative alle richieste che salgono da chi pratica e fa crescere a diversi livelli la cultura del Trentino. L’attenzione alle imprese culturali, l’aggancio alle facilitazioni finanziarie che l’Europa assicura alle progettazioni di qualità, il sostegno all’occupazione che la cultura produce, la valorizzazione della produzione locale e la definizione di un marketing di comunicazione. E d’altra parte anche alcuni punti strategici della legge in vigore, dal Forum delle attività culturali all’Osservatorio, sono rimasti teoria. Allora, piuttosto che procedere per emendamenti, meglio un nuovo disegno. Complessivo, al passo con i tempi. Ma deve essere un disegno di coraggio. E “partecipato”.
Si dice che la fretta non è amica del bene. La volontà di fare non è un male purché in un terreno tanto delicato per le energie e le competenze che lo muovono non si operi in modo dirigistico. Quindi ben venga l’impostazione di Mellarini. Le consultazioni prima generali e poi specifiche, per aree tematiche, lo aiuteranno a non sbagliare. Io farò la mia parte.
Nei “titoli” della sua legge Mellarini ripropone la razionalizzazione come antidoto al calo delle risorse. Parla di distretti e ha un’accoglienza perplessa. Nel campo dello spettacolo rilancia la Grande Agenzia identificata con il Centro Santa Chiara: molti interlocutori fanno gli scongiuri. Occorre approfondire. Occorre chiarire il ruolo del Santa Chiara: produzione culturale o distribuzione. Non l’uno e l’altro. Ho l’impressione che nel campo della distribuzione di spettacoli il Santa Chiara non sia attrezzato quanto il Coordinamento Teatrale Trentino, associazione di Comuni che in 30 anni ha costruito la crescita culturale nelle periferie nella diversificazione dell’offerta legata ai diversi pubblici alle diverse aree geografiche. Bisogna dunque ragionare approfonditamente, senza strappi. Anche se alla politica tocca poi decidere. Io lavorerei ad uno stretto collegamento tra Coordinamento e Comunità di valle. Ma è chiaro che il tema delle sinergie tra enti è centrale. Quelle che già ci sono vanno incentivate. Le resistenze alle collaborazioni virtuose vanno debellate.
Insomma, Maestri ottimista. Eppure le risorse per la cultura calano di brutto. E non si registra una levata di scudi del centrosinistra. Tace, in Provincia, il suo partito, il Pd. Le prospettive economiche non sono rosee. Ma è vero, si deve porre il problema con forza. Mellarini vuol battagliare sull’assestamento di bilancio? Fa bene. Ma serve “una cultura della cultura”. Far capire in Provincia che la cultura è un fattore primario di sviluppo sociale ed economico. Specie in tempi di crisi. Altro che disinvestire. Vanno introdotte logiche di premialità per chi innova, senza depauperare il patrimonio dell’associazionismo e del volontariato. Una sfida irrinunciabile.