Questa mattina, alla lettura del Corriere della Sera, mi è mancato il respiro: nella stessa pagina in cui la cronaca riporta il triste conteggio dei 300 naufraghi in mare, assiderati e inghiottiti dal Mediterraneo a 1.200 chilometri da casa nostra, la Provincia pubblicizza il Trentino, con i suoi 1.200 chilometri di piste da sci. “Ti aspettiamo sulle dolomiti: un viaggio di 1.200 chilometri”.
Mattia Civico, 13 febbraio 2015
Sembra quasi una irrisione, una mancanza di rispetto per quelle vite che non sono più. Foste turisti, vi avremmo accolti a braccia aperte….
Ovviamente non era questa l’intenzione, e certamente non è in discussione la buona fede di chi impagina il giornale o di chi compra una inserzione. Ma il risultato è doloroso, sia per l’immagine del Trentino, sia per le contraddizioni che ci propone.
Ma volte le coincidenze, anche quelle più inopportune come in questo caso, propongono interrogativi a cui dovremmo provare a non sottrarci: chi aspettiamo? Siamo capaci della medesima accoglienza verso chi fugge la morte o chi cerca lo svago portando profitto? Quali valori interroga questo stridore? Il primato della vita è messo in discussione dal primato del benessere individuale?
Rimaniamo in apnea per un attimo, non giriamo pagina: proviamo a tenere insieme queste due immagini del Trentino. Proviamo a fare della accoglienza il nostro vero biglietto da visita: sia per chi cerca offerta turistica, sia per chi, ancor prima che accoglienza ed integrazione, chiede protezione.