Dare vita a un "Partito democratico autonomistico, non autonomista" insieme a chi vorrà starci dell'UPt anche per contrastare "l'indistinto magma pantirolese" e conquistare la Presidenza della provincia nel 2018. Questo il messaggio lanciato ieri sera da Alessandro Olivi nella sede della Cavit di Ravina.T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 13 febbraio 2015 Leggi l'articolo in pdf!
LEGGI ANCHE:«Cambio PD. Olivi lancia la riscossa», L. Patruno, "L'Adige", 12 febbraio 2015«Di metodo e di grammatica politica - ha esordito ieri Olivi rivolto in particolare al gruppo consiliare che l'aveva criticato nei giorni scorsi proprio per aver preso quest'iniziativa - il Pd rischia di soffocare e morire. Anche Renzi ha messo in discussione le rigidità di un partito intrappolato dai veti. Io voglio dare una scossa a un'area politica troppo presa dal torpore e dalla critica fine a se stessa: serve un Pd autonomistico, perché è l'unico partito che può tenere insieme una visione locale e globale. E non serve un partito pacificato, ma un partito coraggioso». La missione del Partito democratico, secondo il disegno di Olivi, dovrebbe essere dunque quella di «chiamare e legare a sé tutti i riformatori che si riconoscono in un Trentino che non vuole una deriva conservatrice e pantirolese». Una deriva che chiaramente il vicepresidente vede in una Provincia nelle mani di Rossi e del Partito autonomista. Ha preso infatti nettamente le distanze dal progetto enunciato dal governatore Rossi e dal Patt di un «magmatico partito dei trentini dove non esiste né destra né sinistra e neppure un collante etnico ma basato sull'essere trentini e l'amministrazione».«Questa - ha detto senza mezzi termini Olivi - è una strada che porta alla restaurazione e al conservatorismo». E benché il Patt sia un alleato, il pericolo che oggi vede Olivi è che questo progetto degli autonomisti punta a «ricacciare il Pd, con il quale si sta perché fa comodo ai fini elettorali e utile per i collegamenti nazionali, nella riserva indiana di un tempo». Partendo da questa consapevolezza, secondo l'assessore alle politiche economiche il Pd deve tirare fuori la testa per: «Unire le culture riformiste e cattoliche democratiche. Con l'Upt il rapporto va coltivato, per fare un Pd più grande e inclusivo, ma un Pd punto e basta».«Io - ha aggiunto - non voglio finire nel tritacarne, come altri nel partito, ma se il Pd non fa politica in giunta nel gruppo nel partito si condanna alla subalternità. Per questo ho detto che non voglio essere imbalsamato nel ruolo di vicepresidente. Io voglio avere lo spazio per dare una mano se no nel 2018 le elezioni a guida Pd non le vinciamo». E a questo punto, con la segretaria del partito, Giulia Robol, seduta in prima fila, ha ribadito quanto detto ieri all' Adige ovvero che: «Se non ci sarà una maggioranza riconoscibile che regge il partito, io non intendo lavorare sottotraccia ma chiedo il congresso». All'affollato incontro - quasi 300 persone secondo gli organizzatori - Olivi ha poi ripercorso un anno di attività al governo soffermandosi sui successi nelle sue politiche del lavoro (reddito di attivazione, conferma cigs Whirlpool e attività dell'Agenzia del lavoro) e criticato Rossi su scuola e tagli alla ricerca: «Sì al trilinguismo, ma non sia l'unica cosa per migliorare la qualità della nostra scuola».
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Partito Democratico del Trentino