ROVERETO - Ecco la startup sociale per le famiglie

Le startup, in senso lato, possono valere anche nel sociale e non solo per l'industria. E a Rovereto, per schivare la crisi e contestualmente coinvolgere la società civile nella gestione (gratuita) della vita pubblica, si è scelto di puntare proprio su questo. Tradotto in soldoni, significa mettere sul piatto degli spiccioli per cercare di creare, e consolidare nel tempo, un progetto di autogestione delle famiglie, di condivisione tra piccoli e grandi e di socializzazione tra cittadini a prescindere dall'etnia e dall'estrazione.
N. Guarnieri, "L'Adige", 11 febbraio 2015


In quest'ottica va visto il progetto «Centro e periferia: famiglie in rete» che offre spazi comuni in cui far divertire e interagire i figli tra 0 e 6 anni.
L'accesso è libero e non serve prenotare (è richiesta solo un'unica tessera annuale di 15 euro) ma ogni bimbo deve essere accompagnato da un adulto, genitore nonno zio o baby sitter che sia.
I tre centri ritrovo e svago - al Brione dentro lo Smart Lab, in via Canestrini alla casa ex Tranquillini e alla Ludoteca di via Benacense - coprono cinque giorni alla settimana e si può andare ovunque, indipendemente dalla residenza.
Lo scopo del Comune è plurimo. Innanzitutto si vuole mettere in relazione le famiglie della città e sviluppare una collaborazione tra nuclei diversi e tra adulti e infanti ma, quel che più si nota in epoca di taglio drastico delle risorse, istituire una rete che si autofinanzi negli anni diventando un'attività sociale a costo zero per la comunità. Ognuno, infatti, è invitato a contribuire con la presenza ed essere di supporto, in modo del tutto volontario, agli altri. In altre parole le famiglie devono operare per le famiglie, con la società civile che si anima perché tale e non per un assegno a fine mese.
Per quanto riguarda il concetto di startup sociale, a spiegarlo sono le cifre: per i tre anni del progetto si spenderanno in totale 33 mila euro di cui 18 mila versati dalla Provincia con un apposito bando. Come le startup aziendali, appunto. La speranza, tra l'altro, è che questa iniziativa riesca a completare il percorso di integrazione con i tanti stranieri che abitano a Rovereto. Ci vorrà del tempo, ovviamente, ma i segnali positivi arrivano, per esempio, dalla Ludoteca dove, seppure in quattro anni, si è riusciti a coinvolgere le donne musulmane con i propri figli.
Nei tre centri - gestiti da Progetto 92, Nexus Culture e Quartiere Solidale - si troverà un ambiente adeguatamente strutturato per target d'età in grado di stimolare la creatività, la curiosità e le abilità dei bambini e dei loro genitori, garantendo un tempo condiviso con l'adulto che li accompagna. Nelle sale sono a disposizione ambiti multifunzionali, giochi, laboratori, attività realizzate grazie alla fantasia di chi partecipa. E saranno sempre presente un educatore e volontari che faranno da facilitatori. 
Il progetto, per ora, rimane chiaramente una scommessa su un nuovo modo di intendere la «res publica». «Vogliamo proporre un welfare dal basso accanto a quello istituzionale. - butta lì l'assessore alle politiche sociali Fabrizio Gerola - Oggi le famiglie sono più vulnerabili del passato per ragioni economiche ma pure demografiche. Per questo cerchiamo di coinvolgerle nell'azione in modo da trasformare questa iniziativa, tre due o tre anni, in qualcosa di solido, partecipato e autofinanziato. È chiaro che ci aspettiamo un coinvolgimento di associazioni, semplici cittadini, magari anziani che vogliono dare una mano a titolo di volontariato. La città è invitata a rispondere, ad aiutarsi ma anche a divertirsi insieme».