TRENTO «Non è il momento di immaginare un partito oltre il Pd». Elisa Filippi, già candidata alla segreteria del Pd trentino e membro della direzione nazionale del partito, sul «cantiere democratico» lanciato da Lorenzo Dellai ha le idee chiare. Dice no a liste comuni con un simbolo unico: «Se questa è la proposta, è impraticabile anche solo tecnicamente, non ci sono i tempi».
C. Bert, "Trentino", 7 febbraio 2015
Ma è sul piano politico che la giovane esponente renziana rivendica il ruolo di leadership del Pd: «Oggi abbiamo la fortuna e la responsabilità di essere un partito a vocazione maggioritaria che alle ultime elezioni Europee ha conquistato il 40% dei voti e che, al di là dei numeri, sa parlare a anime e ceti diversi della società. Io dico che dobbiamo impegnarci ad esercitare questa leadership in termini di contenuti e programmi, l’assetto è questo, immaginare contenitori diversi non è un tema all’ordine del giorno». Filippi guarda a quanto sta avvenendo a livello nazionale, con il passaggio al Pd di 8 tra senatori e deputati di Scelta Civica: «Ci sono ragionamenti in corso su come il Pd possa essere un approdo per realtà diverse, anche territoriali, che si riconoscono in uno stesso progetto politico. Da parte del Pd c’è la massima apertura ma non è il momento di immaginare un partito oltre il Pd». E sui rapporti di coalizione in Trentino, Filippi non guarda ad assi privilegiati con l’Upt: «Io auspico che si riesca a trovare maggiore sintonia anche con il Patt se vogliamo dare corso a politiche davvero riformiste». Quanto a Dellai e a sue strategie per garantirsi un futuro politico nazionale - come sostengono molti nel Pd - Filippi invita a «non personalizzare le azioni politiche»: «Ho grande rispetto per tutto quello che ha fatto Dellai in Trentino, ma oggi pensiamo al futuro senza nostalgie».
Da Roma parla un altro renziano, il senatore Giorgio Tonini, che oggi siede nella segreteria del Pd e che in Trentino è stato eletto come senatore del centrosinistra autonomista nel collegio della Valsugana. E anche lui, fautore della coalizione, sembra tirare il freno. «Prima di parlare di questioni tattico-organizzative bisogna parlare di questioni politiche. Noi siamo una realtà territoriale ma dentro un processo nazionale dove sta funzionando il Pd a vocazione maggioritaria, che dopo l’angusta alleanza con Sel che aveva aperto la strada a Scelta Civica, con Renzi si è aperto a mondi e aree sociali ben al di là della sinistra storica. E i parlamentari di Scelta Civica infatti stanno confluendo verso il Pd». Quanto al Trentino, Tonini rivendica la strategia di coalizione: «Alle politiche abbiamo stravinto proprio per l’alleanza con Svp e Patt da un lato e i montiani di Dellai dall’altro. Adesso si tratta di proseguire rilanciando l’azione di governo ma troverei stravagante un percorso a due, Pd-Upt, contro il terzo partner. Il nostro rapporto con la Svp e il Patt è strategico e ci ha cambiati entrambi. Io non provo nessuna gelosia quando vedo che il Patt cresce. Detto ciò, certo che si può costruire un percorso più ravvicinato tra Pd e Upt ma con due punti fermi: tutti devono avere pari dignità, quindi nessuna idea di annessione da parte nostra perché l’esperienza dell’Upt è di grande valore, e il percorso deve nascere dal basso, non da tattiche di pochi dirigenti». Sulle forme organizzative future, Tonini lascia la porta aperta a diverse soluzioni, «un’Upt che si federa col Pd nazionale o che decide di entrare nel Pd»: «Ma ciò che conta è una convergenza di culture che rafforzi il centrosinistra».