Oggi, in un momento di difficile tenuta della convivenza civile, con le riforme, anche in Trentino, a metà del guado, con un governo a maggioranza vacillante, con un cittadino su due che ritiene ininfluente il suo voto, con la situazione internazionale che mostra il lato più oscuro della globalizzazione, anche alla nostra autonomia è necessario un colpo d'ala. Ma a chi affidarlo?
Lucia Fronza Crepaz, "Trentino", 6 febbraio 2015
Il nostro presidente della Repubblica ha affermato, nel suo discorso programmatico, pieno di novità, che occorre «la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società».
Questa la strada: la «tenacia» chiede tempo dedicato ed energie profuse; la «mobilitazione» chiede che ci si alzi e si cammini determinati; «tutte le risorse» presuppone che nessuno si senta o venga messo fuori.
Non molto tempo fa, uno stimato professore dell'università di Trento mi descrisse così, con desolata lucidità, le classi dirigenti del Trentino: un cerchio di persone che camminando in tondo sorreggono le brache l'uno all'altro, procedendo pianino per non turbare l'equilibrio, un equilibrio in cui pochi escono, pochissimi entrano.
È rimasta solo una grottesca ombra di ciò che i vecchi fautori dell'autonomia raccontano: una rete di persone impegnate in vari ambienti, politica, cooperazione, Regole,associazionismo, parrocchie, circoli, sezioni, in continuo dialogo, a volte in contrapposizione, ma vivacemente in reciprocità.
Come tutte le immagini schematiche, anche questa non fa giustizia fino in fondo della realtà, sia nel bene che nel male: ma è un fatto certo che la nostra società trentina, più che camminare con la saggezza montanara del «mai corer, en pass drio l'altro», sia caduta in un sonno profondo e abbia delegato in bianco la propria autonomia in senso lato al proprio fronte istituzionale.
Dall'«autonomia che crea autonomia» dei primi tempi ci ritroviamo impauriti del futuro, asserragliati nei piccoli privilegi che abbiamo ottenuto (il modello «cerchio magico» tende pericolosamente a riprodursi!) e, inoltre, fuori dai nostri piccoli confini, ci scopriamo totalmente incompresi.
Non possono evitare un lento scivolare verso la decadenza le piccole riorganizzazioni che non mutano la sostanza anche perché non includono energie necessarie e trasformanti come donne e giovani; né le tempeste in un bicchiere d'acqua dentro i nostri partiti, che portano a fittizi cambi di vertice che non cambiano niente; il ritiro anche motivato dall'impegno pubblico cedendo alle difficoltà del cambiamento. Occorre decidere quale strada prendere.
Una strada - complessa, lunga, ma a mio parere l'unica - chiede a tutti noi, singoli e associati, di lasciare la propria sicura rendita di posizione per metterci in gioco, tirando fuori quanto di cultura, senso civico, energia abbiamo ricevuto da questo nostro ricco territorio. Abbiamo un paio di grandi occasioni in corso.
La prima: facciamo delle prossime elezioni comunali, che interessano praticamente tutti i comuni dell'autonomia, un momento di scelte coraggiose, coinvolgenti, vincolanti, sia per i cittadini che per gli amministratori, con un impegno reciproco di continuo disturbo democratico.
La seconda: non accontentiamoci della doverosa registrazione dell'attualità nella riforma dello Statuto. Se occorre farla, facciamola, ma non basta. Dopo aver svolto il compito, anticipiamo una volta tanto i tempi! Apriamo una vera «costituente», consultiamoci comunità per comunità per capire cosa è oggi «un'autonomia che crea autonomia», apriamo un dialogo a geometrie nuove (alpine, transfrontaliere?), programmiamo il futuro di un'Europa federale delle regioni e delle minoranze. Noi, più di altri, abbiamo la storia giusta, con le sue ferite e le sue risorse, per farlo. E non siamo all'anno zero. Dove i cerchi magici sono stati rotti i risultati ci sono stati!
Cito tre esempi che nella loro diversità dicono che si può iniziare a innovare da diversi punti: quattro giovani studenti-lavoratori di San Pio X animano il loro quartiere facendo aprire a noi trentini (sic!) le nostre case (http://www.socialstreet.it/social-street/trento/via-san-pio-x); un gruppo di cittadini scopre di avere delle competenze e compone un lungimirante disegno di legge sulla mobilità sostenibile; una vivace sindaco a Cles spinge per una amministrazione condivisa fino al «bilancio partecipativo».
E bene ha fatto il Consorzio del Comuni a organizzare sabato scorso una giornata di scambio di buone pratiche. Ognuno ha in mano un filo da tessere, usciamo, prendiamoci il tempo di incontrarci, soggetti diversi ma volonterosi di cambiamento.
Nella sua responsabilità di maggior partito al governo, questa «tenace mobilitazione di tutte le risorse» la cominci il Pd. Iscritti, elettori, cittadini hanno tanto da dirci. Ma tutte le istituzioni pubbliche e private sono chiamate ad avviare processi di apprendimento e di innovazione aprendosi al sapere diffuso dei cittadini.