OLIVI - La SFIDA: "Un ponte verso l'Upt"

Secondo Olivi: «Il punto è che questo processo di convergenza, nel rispetto delle storie e delle sensibilità dei protagonisti, per avere successo deve essere guidato dal Pd. Il processo deve essere autogenerativo. È il Pd insomma che deve rafforzare, ampliandolo, il suo profilo identitario e non invece essere strumento perché ciò avvenga in casa d'altri».
L. Patruno, "L'Adige", 6 febbraio 2015


C'è chi sostiene, come Mattia Civico, che manchi proprio questo al Pd: la capacità di leadership, di guida. È così?
Un rinnovato protagonismo del Pd non può che derivare dalla capacità di esercitare, nella coalizione e soprattutto dentro la comunità, un ruolo più incisivo e percepibile attraverso le politiche, le scelte, e non sul terreno dei tatticismi. E leggere in questi giorni le opinioni di chi si divide tra chi accetta o meno «la sfida di Dellai» è un segno palese di debolezza politica. Le sfide siamo noi a doverle lanciare. E lo dice chi, come il sottoscritto, considera utile e prezioso il contributo e gli stimoli di una figura come Dellai in questa delicata fase di transizione del sistema politico nazionale e trentino.
Ma qual è l'approdo di questo processo?
Certo, per lanciare una sfida occorre avere chiara l'idea di dove si vuole andare e proprio per questo nei prossimi giorni proporrò un percorso che sappia rimettere al centro i temi veri sui cui il Pd deve produrre idee e pensiero politico. Che poi significa ampliare la base dei nostri interlocutori nella società trentina, confrontandoci con chi oggi crea valore economico e ci può aiutare nel creare occupazione, riempire di nuovi contenuti i valori di una sinistra moderna ed europea che deve saper difendere diritti, uguaglianza ed equità sociale scegliendo la via delle riforme e non chiudendosi nella conservazione. Un cantiere dunque si apre se prima è chiaro il progetto di ciò che si vuole costruire, altrimenti col tempo rimane solo il cantiere. L'edificio da realizzare è quello di un Pd che valorizza e legittima il contributo plurale delle altre espressioni del popolarismo trentino divenendone il nucleo federatore. Come il tronco di un albero che pianta radici ancor più profonde ed infittisce i suoi rami.
L'obiettivo è quello di rafforzare nella coalizione la componente di centrosinistra rispetto a un Patt che fa campagna acquisti anche a destra e che punta a creare un «partito di raccolta» trentino stile Svp?
In Trentino la storia anche recente del centrosinistra autonomista ha un'origine chiarissima: l'incontro della cultura e dell'esperienza del cattolicesimo democratico con quella della sinistra riformista e laica. Il Patt è arrivato dopo! Si pensi che ancora nella scorsa legislatura, quest'ultimo, aveva chiesto e ottenuto di sottoscrivere un accordo politico separato proprio con l'allora candidato presidente Dellai. È da quel nucleo fondativo che bisogna ripartire all'insegna di un nuovo patto la cui trama ispiratrice deve essere l'idea di una nuova Autonomia che vuole un Trentino meno isolato e modello di autogoverno del fragile ecosistema alpino. Per fare questo non basta l'alleanza Patt-Svp con il Pd che serve «quando bisogna andare a Roma». Ma, insisto, se crediamo in questo progetto il tema non è costruire nuovi partiti ma rafforzare, riorientandolo, il baricentro culturale primo tra tutti del Pd che ormai in Trentino è all'ultima chiamata: o diventiamo una matura forza di governo o ci consegniamo alla subalternità. Serve un Pd più coraggioso che lanci un ponte verso l'Upt e i suoi mondi, anche per evitare che il proselitismo del Patt cambi i connotati antropologico-politici della coalizione all'insegna della ricetta, sin troppo evidente, di un nuovo contenitore magmatico oltre la sinistra e la destra in cui il collante unico sia quello di «essere trentini». Per il Pd significherebbe ritornare nella riserva indiana, per l'Upt probabilmente dissolversi pian piano, per il Trentino una stagione politicamente di restaurazione. E questo, alla lunga, non gioverebbe neanche al Patt.