Il governo taglia il secondo anno di cassa integrazione: "Non ci sono soldi". Olivi furibondo: "Decisione iniqua e inaccettabile, già chiesto un incontro urgente col ministro. Nel caso in questione la Provincia non è disposta a soprassedere".
"Trentino", 4 febbraio 2015
TRENTO «Pacta sunt servanda» è un detto che forse andrà bene per il diritto, non certo per la politica che - in questi anni - ci ha abituati a clamorose retromarce nei rapporti finanziari con le autonomie. In questo caso la violazione del patto riguarda la Whirlpool e il portafoglio già piuttosto magro di circa 200 ex dipendenti dell’azienda di Spini.
Ebbene, la questione è la seguente: nel momento della chiusura della Whirlpool nell'estate del 2013 venne sottoscritto un accordo sindacale tra azienda, lavoratori e Provincia. Oltre ai meccanismi di incentivo all'esodo per i lavoratori che decidevano di collocarsi in mobilità, venne concordato un innovativo programma di riqualificazione del personale. Per dare tempo alla Provincia e alla multinazionale americana di effettuare questa ricerca, anche nell'accordo firmato al Ministero del Lavoro, venne stabilito che dopo il primo anno di cassa integrazione, avviato a partire dal febbraio del 2014, si sarebbe provveduto a chiedere una proroga di un altro anno.
Questi dodici mesi sarebbero serviti anche per proseguire nella riqualificazione delle lavoratrici e dei lavoratori ex Whirlpool. Il secondo anno di cassa integrazione (quella straordinaria), insomma, era già stato richiesto nel 2014, ma - per essere formalmente avviato - lo Stato deve attendere la fine del primo anno di cassa che, nel caso Whirlpool, scade tra pochi giorni.
La beffa sta proprio nei tempi: in fase di definizione di legge di stabilità, infatti, il governo Renzi ha deciso di chiudere i rubinetti della cassa integrazione straordinaria mettendo sul piatto 60 milioni di euro da destinare solo a quelle imprese che abbiano avviato le procedure per la proroga nell’anno 2014. Poche righe che - per poche settimane - tagliano fuori la Whirlpool dai sussidi, nonostante l’azienda avesse un accordo per un secondo anno di “cassa” vistato e vidimato proprio dal ministero.
L’assessore provinciale all’industria Alessandro Olivi usa parole di fuoco nei confronto del governo: «Il provvedimento varato dall’esecutivo è iniquo e ingiusto. Ho già scritto al ministro Poletti chiedendo un incontro, ma a Roma si stanno muovendo anche i nostri parlamentari, in particolare l’onorevole Dellai che siede in commissione lavoro. Nel caso in questione la Provincia non è disposta a soprassedere. Siamo pronto a scendere a Roma, a incontrare chiunque, ma abbiamo bisogno che il governo riconosca la peculiarità del caso Whirlpool con una nuova interpretazione del provvedimento che taglia la cassa straordinaria oppure con una norma transitoria che adegui al “caso trentino” la legge nazionale».
Durissima, naturalmente, anche la presa di posizione dei sindacati. In una nota unitaria le tre organizzazioni sindacali delle tute blu ribadiscono che «per il lavoratori di Spini sarebbe uno scippo. Sono stati rispettati i vincoli per accedere al secondo anno di cassa integrazione ed ora mancherebbe all'appello un anno di ammortizzatori sociali, utili a riqualificare il personale in attesa dell'arrivo di un'attività sostitutiva che riassuma gli ex dipendenti Whirlpool. Per questo motivo ci siamo subito attivati. Abbiamo allertato i vertici della Provincia per verificare possibili percorsi con il ministero ed abbiamo avviato un confronto con la multinazionale americana degli elettrodomestici per capire come affrontare le prossime settimane. Proprio nei prossimi giorni - scrivono Fiom, Fim e Uilm - si chiuderà il bando di Agenzia del lavoro per la formazione dei lavoratori ancora sono in cassa integrazione. Ma ovviamente senza cassa integrazione i tempi dei benefici sociali si accorciano. Venerdì abbiamo convocato i lavoratori in una assemblea-presidio davanti al Commissariato del Governo per aggiornare le maestranze e nel contempo fare pressione sui rappresentanti del Governo affinché si trovi una soluzione. È vergognoso che in questo paese non ci sia mai certezza delle norme e del rispetto dei patti».