MORI - Roberto Caliari si fa da parte, ritira la sua candidatura come sindaco e al suo posto sponsorizza Stefano Barozzi come candidato ideale per guidare Mori.
Dopo settimane di trattative il rebus di Pd e Lista Insieme è stato finalmente risolto: il primo cittadino uscente, che meno di due mesi fa aveva assicurato di volersi riproporre come sindaco, ha dovuto fare un passo indietro per accontentare i colleghi di coalizione e liberare il campo a nuove trattative per un nome unitario.
"L'Adige", 1 febbraio 2015
Upt e Patt, infatti, non hanno mai nascosto il loro veto su Caliari: per partiti che attualmente in Consiglio comunale si trovano all'opposizione, era politicamente impensabile appoggiare il «nemico» di questa legislatura.
Che sul nome di Barozzi si riesca a trovare la quadra al tavolo della trattativa è ancora tutto da vedere, visto che solo ieri la segretaria provinciale Donatella Conzatti ha annunciato di avere pronto un suo pupillo da proporre agli alleati. Dall'altra lato del tavolo Cristiano Moiola da mesi ripete instancabilmente di non voler rinunciare alle primarie come strumento di democrazia.
La scelta di Roberto Caliari non è stata facile. Lui, durante l'annuncio ufficiale avvenuto ieri pomeriggio in sala giunta a Mori, circondato dai suoi collaboratori, ha assicurato di essersi fatto da parte con serenità, ma mentre leggeva il suo discorso, tormentandosi le mani, l'emozione era palpabile.
«Non voglio creare difficoltà, voglio ridurre gli attriti e, soprattutto, non voglio costringere i cittadini a votare per le primarie», è stata la sua spiegazione.
Un passo indietro sofferto, insomma. Anche perché fino a pochi giorni fa la sua intenzione di proseguire l'impegno come sindaco era ferma, come ferma era la sua convinzione che ogni governo debba avere a disposizione almeno due legislature prima di poter essere giudicato. Con questa scelta il sindaco uscente rinuncia anche quindi all'idea della continuità come valore politico dell'agire amministrativo, sacrificato sull'altare degli equilibri tra partiti. Ma è una rinuncia solo a metà: la benedizione di Stefano Barozzi, rientra in pieno in quest'ottica di garantire un futuro all'azione di governo degli ultimi cinque anni. Caliari ha pronunciato per il suo vice parole di elogio e di stima, un'«incoronazione» appoggiata dai membri del Pd e della Lista Insieme con un applauso. «È stato un partner fenomenale, di lui mi fido ciecamente: è intelligente, ha senso pratico, è un decisore e ha fiuto».
Un endorsement che libera il delfino del sindaco da un vincolo di fedeltà che, fino a ieri, gli aveva impedito di accettare le richieste di candidatura che da più parti dell'area democratica gli erano arrivate. Ora che non rischia più di tradire la sua spalla di governo, Barozzi può scrollarsi di dosso ogni remora e provare a convincere gli alleati di essere la persona giusta per vincere le elezioni di maggio.
Resta da capire, forse già nella riunione di martedì, se Upt e Patt potranno ignorare la contiguità tra vice e sindaco («siamo interscambiabili», ha ribadito ieri Caliari), e se il suo nome non sia troppo legato al Pd per piacere anche agli altri.
«Sulla mia candidatura non c'era condivisione. Che cosa potevo fare per garantire continuità e contemporaneamente compattare la coalizione? È così che ho deciso di ritirarmi dalla corsa», conclude il primo cittadino. «Sono stati cinque anni splendidi, il mio impegno in politica continuerà come consigliere».