«Non sono d'accordo con l'analisi sprezzantemente semplificatoria del presidente Rossi che ha voluto etichettare il problema posto dal Pd sui grandi elettori come partitico. Se ha detto così sono molto deluso, perché qui si trattava di una scelta politica per rinnovare il patto tra l'area autonomistica e quella del Pd»."L'Adige", 23 gennaio 2015
Alessandro Olivi, vicepresidente della giunta provinciale, alza i toni interni alla maggioranza dopo lo strappo sui nomi dei grandi elettori andato in scena in consiglio regionale. Alla fine sono stati scelti Chiara Avanzo del Patt e Thomas Widmann della Svp senza i voti del Pd. E Olivi avverte Rossi e il Patt: senza il Pd locale e nazionale non ci sarà alcuna possibilità di cambiare l'autonomia trentina. Dopo mesi di tensioni tra Pd e Patt su molti temi, dalla sanità alle quote rosa, la scelta dei grandi elettori dell'altro giorno ha rappresentato lo strappo più forte. Olivi lo definisce «un brutto segnale e un errore inutile», dettato forse «dalla volontà di usare il tema istituzionale per capitalizzare un risultato». Qui per Olivi Rossi non deve «farsi condizionare da un'ingordigia, che non è la sua, ma di una parte del suo partito che punta a incassare tutto e che vive questa stagione di governo come l'occasione delle occasioni». Secondo Olivi, il tema del Pd era di tipo «politico e non partitico», perché occorreva trovare «una mediazione tra un rappresentante autonomista e uno del Pd per dare il segnale che «si rinnova il patto» tra componente autonomista e l'area del partito democratico. Olivi, dopo aver criticato il fatto che «la scelta di chi rappresenta l'autonomia sul Quirinale non può essere frutto di una decisione presa prima di qualsiasi discussione dentro le forze politiche da Rossi e Kompatscher», spiega che «il passaggio andava sin dall'inizio dal punto di vista politico, cercando una cooperazione dentro le due anime della maggioranza». Tanto più che «il Pd è il primo partito in Trentino ed è il primo di lingua italiana in regione e in Italia ha in mano l'iniziativa politica». Olivi sottolinea che «il Pd è il nostro primo interlocutore per costruire dentro la riforma Costituzionale il futuro dell'autonomia». E su questo tema Olivi ieri ha chiamato i vertici nazionali dei Democratici. «Ho contattato Lorenzo Guerini - spiega il vice di Rossi - per spiegargli che ho chiamato Lorenzo Guerini e gli ho spiegato le ragioni per cui sui grandi elettori abbiamo chiuso la partita e per cui dal giorno dopo ricominciamo a lavorare con responsabilità. Ma sia chiaro, gli ho spiegato, che quando si discuterà del futuro dell'autonomia sui tavoli del governo chi va a rappresentare la Provincia non è solo il vertice istituzionale ma anche il Pd trentino, senza il cui apporto, in sintonia con quello nazionale, riforme che rafforzano l'autonomia non ne passano. Chiediamo rispetto della nostra forza».Per Olivi, infatti, al fondo della vicenda c'è una diversa visione del ruolo del Trentino rispetto alle Regioni vicine e, soprattutto, al Sudtirolo. «Il futuro del Trentino non è quella di diventare succursale dell'Alto Adige, perché è culturalmente e politicamente diverso. Ok a cooperare con l'Alto Adige ma un Trentino che va al traino con l'Alto Adige non serve a mantenere una autonoma interlocuzione con altri territori e altre regioni». Per Olivi, poi, anche secondo una scelta di tipo istituzionale «sarebbe toccato ai due presidenti dei Consigli provinciali, perché da noi la Regione è frutto delle due Province». «La coalizione non è a rischio tenuta - conclude il vicepresidente della giunta - lo è la sua capacità di dare idee e risposte al futuro del Trentino. Per questo serve un riequilibrio tra le anime della maggioranza».DORIGATTI: «Ma così il Trentino va indietro»«Dalla vicenda sui grandi elettori per il nuovo presidente della Repubblica non viene ferito l'orgoglio del Pd, ma lo strappo tocca il rapporto dentro la coalizione. Rossi finora è andato avanti con annunci e imposizioni. Così non va: il rischio è di avere una legislatura piatta, che non è in grado di dare risposte alla crisi: il Trentino così rischia di andare indietro». Bruno Dorigatti, Pd, presidente del Consiglio provinciale, commenta la divisione che si è creata dentro la maggioranza provinciale e regionale su chi mandare a Roma. Per Dorigatti, Rossi, non tenendo «in considerazione il maggior partito», ossia il Pd, ha «commesso un grande errore, perché chi guida la coalizione deve farsi carico del fatto che ci sia un maggior rispetto degli equilibri».Il Pd «ha interesse a rafforzare la coalizione, e per questo c'è la necessità urgente di fare il punto non solo sulle personalità ma anche sulle prospettive future. Di fronte a lavoro, crescità e sanità, la comunità si aspetta delle risposte».Anche per Dorigatti «la coalizione non rischia» in termini di tenuta, ma certo «l'atteggiamento di mancato confronto di Rossi, poi si paga. Occorre cambiare rotta e fare percorsi partecipati e condivisi che oggi non vedo. Se non ci saranno potrà nascere qualche problema di incomprensione all'interno della maggioranza e qualche inciampo in consiglio provinciale». Non serve «vendetta, ma serve un confronto, Rossi deve alzare lo sguardo per avere un confronto della coalizione sui problemi dei prossimi mesi e anni» conclude Dorigatti.
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Partito Democratico del Trentino