Alla base della fermezza con la quale, uniti, il Partito Democratico del Trentino, il suo Gruppo in Consiglio Regionale, i suoi rappresentanti in Giunta provinciale hanno rivendicato la presenza di un “grande elettore” appartenente al PD nel processo d’elezione del nuovo Capo dello Stato, vi erano e sono, implicazioni politiche importanti, fondate e legittime, sulle quali poggiano tanto la coalizione di centro-sinistra autonomista che governa il Trentino, quanto i deputati e senatori che lo rappresentano a Roma e che sono stati eletti sotto il simbolo “Italia Bene Comune”.Trento, 21 gennaio 2015
Il Partito Democratico del Trentino ha proposto, per superare una situazione politica complessa con una scelta altamente istituzionale, che a rappresentare la maggioranza della Regione fossero delegati i due presidenti dei Consigli provinciali di Trento e di Bolzano. Dunque le due più alte cariche dei due Enti che, assieme, costituiscono la Regione Trentino-Alto Adige, così da garantire una corretta rappresentanza politica.
Nonostante l’elevato profilo della nostra proposta; nonostante il PD sia il secondo partito regionale per numero di voti e l’unico di maggioranza a vantare una rappresentanza in entrambe le Province; nonostante sia l’unico partito di maggioranza ad avere una dimensione nazionale; nonostante gli oltre 100.000 voti conquistati alle ultime elezioni politiche; si è scelto di dare un peso maggiore alle prassi ed alle interpretazioni delle circolari nazionali (che peraltro non si occupano delle nostre Province autonome) che ai ragionamenti politici. Forse proprio su queste mere indicazioni nazionali si poteva rivendicare autonomia delle scelte.
Di fronte all'incomprensibile posizione di chi ritiene che la politica possa trincerarsi dietro scelte neutre od istituzionali, evitando l'onore e l'onere di garantire l'equilibrio di una coalizione, il Pd ha scelto di non forzare, per rispetto delle istituzioni che rappresentiamo e del valore della coalizione che ci lega. Il Presidente Dorigatti, con uno stile che non è molto diffuso, ha fatto un passo indietro, e il gruppo del Pd non ha proposto un nome alternativo in aula, per sottrarre il Consiglio regionale a un voto che avrebbe lacerato la maggioranza e messo in difficoltà gli altri partiti della coalizione regionale, chiamati a scegliere tra proposte alternative.
Di conseguenza il Gruppo consiliare regionale del Partito Democratico ha deciso di astenersi rispetto alle candidature presentate.
Rimane lo stupore per una vicenda emblematica di un modo di intendere la politica e le istituzioni, lontana dal buon senso che ha sempre caratterizzato il Trentino.
L'auspicio è che questo passaggio sia utile per orientare i passi che ci attendono in futuro.
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