Vedendo le immagini passate e ripassate ai telegiornali, vedendo quei volti sbigottiti o distrutti dal dolore, osservando quegli occhi pieni di paura e di domande, mi sono chiesta – come molti di noi – cosa possiamo fare, come reagire, come spiegare ai nostri figli ciò che successo a Parigi. Non è facile trovare la parole giuste per raccontare loro che la risposta ai video dei telegiornali non può essere l’indiscriminato rancore, o l’odio, verso una parte. E non è facile trovare le parole per spiegare che quelle persone con kalashnikov e passamontagna, hanno allo stesso tempo molto in comune, ma anche fondamentali differenze, con le famiglie che vivono con noi, con i ragazzi con cui frequentano le scuole, con i bambini che incontrano la mattina sull’autobus e con i quali prendono poi posto nella stessa classe.
Giulia Robol, 9 gennaio 2015
Eppure le parole vanno trovate. Perché non è con il silenzio, o con le formule vuote, che possiamo aiutare i nostri figli a costruire idee e pensiero per il futuro. Non è facendo finta, per sciocca e pericolosa comodità (o peggio, per utilità), che quelli sono “tutti uguali”, che aiuteremo i nostri figli a comprendere la difficoltà, e la bellezza, dell’incontro, dello scambio, del confronto tra differenze che si rispettano. Certo dobbiamo anche essere risoluti, e spiegare loro con forza che l’attacco che ieri ha colpito la redazione del giornale Charlie Hobdo è un gesto vigliacco e barbaro, figlio di un fanatismo che porta solo morte e disgregazione, e che ha lo scopo ultimo di minare i fondamenti della democrazia e della tolleranza. E dobbiamo essere chiari nel ribadire che i nostri valori, i valori fondamentali della Repubblica Francese e di tutte le democrazie moderne, a partire dal richiamo alla libertà, all’uguaglianza e alla fraternità, sono le pietre miliari sulle quali dobbiamo costantemente edificare, e sono i punti cardinali che dobbiamo continuare ad utilizzare per segnare la rotta sul cammino che porta alla costruzione della pace e della fratellanza.
Ora i governi adotteranno nuove strategie per fare fronte comune, nuove leggi per individuare e isolare coloro che costituiscono un pericolo per la sicurezza, e chiederanno ai rappresentanti politici e religiosi della cultura islamica di condannare questi atti e di isolare i fondamentalisti. E’ giusto, ma non basta. Perché dobbiamo essere consapevoli che in questa partita non è possibile delegare ad altri il lavoro, e la fatica, delle parole. Perché solo nella quotidianità della vita, attraverso i gesti di tutti i giorni, nelle classi, al parco, o negli autobus che ogni giorno conducono a scuola, che la difficoltà, e la bellezza, dell’incontro possono sconfiggere la follia del fondamentalismo, e l’attacco alla libertà.
Tutto il Partito Democratico del Trentino esprime solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime e al popolo francese e si unisce ad ogni voce che in queste ore si è levata in difesa della libertà di stampa e d’espressione, e in difesa della nostra identità culturale e storica.
Je suis Charlie