Dopo che il Ministero dell’Interno ha annunciato che al Trentino sono stati assegnati altri 150 profughi che potrebbero essere trasferiti dai centri di accoglienza nazionale nei prossimi giorni senza ulteriore preavviso sono cominciate le polemiche fra chi dici che è doveroso ospitarli e fra invece chi non li vuole sul territorio trentino.
Da "La Voce del Trentino", 20 dicembre 2014
Sì all'arrivo di 150 nuovi profughi nella nostra provincia ma solo con la garanzia di un'accoglienza strutturata ed attenta, in grado di offrire condizioni di vita umane e dignitose. È questa la posizione assunta dal Pd attraverso il deputato Michele Nicoletti, che ribadisce come l'accoglienza delle persone perseguitate da guerra civile o discriminazioni razziali sia un diritto umanitario da assicurare non superficialmente e con dignità. «Il Trentino può continuare la sua azione solidale nei confronti dei profughi a patto che non sia un'unica zona (la Vallagarina, ndr) ad essere coinvolta, ma l'intera provincia a partecipare unita».
Alla conferenza stampa, cui ha partecipato l'europarlamentare Cècile Kyenge, la consigliera provinciale Violetta Plotegher si è espressa a proposito dell'emergenza profughi vissuta da Marco e da Borgo Sacco. «La prima fase dell'accoglienza deve essere fatta in modo programmato, attraverso apposite strutture in grado di ospitare al massimo trenta persone. Solo una volta identificate le diverse situazioni umanitarie ed il livello di conoscenza della lingua delle persone, la loro età e bisogni, sarà possibile passare ad un secondo passo che possa coinvolgere l'intero territorio provinciale con la creazione di dinamiche relazionali personalizzate e progetti d'inserimento all'interno dei vari paesi».
La Plotegher ha più volte sottolineato che queste iniziative possono portare ricchezza sociale ed economica nel momento in cui i profughi si impegnano a favore delle persone fragili che popolano il nostro tessuto sociale. «Il desiderio dei profughi di essere accolti e riconosciuti come esseri umani li spinge a creare legami con la comunità che li ospita». Nicoletti e Plotegher hanno sottolineato che è necessario distinguere tra immigrati e profughi: «Questi ultimi raggiungono il nostro Paese attraverso un processo di fuga forzato e doloroso: hanno il diritto a trovare asilo ed accoglienza».
L'europarlamentare Kyenge ha espresso un suo parere riguardo all'invito all'accoglienza ed alla solidarietà che il decano di Rovereto don Sergio Nicolli ha rivolto alla popolazione residente. «Anche in Trentino, nonostante la naturale predisposizione alla solidarietà, le persone hanno bisogno di essere accompagnate culturalmente per comprendere che l'arrivo dei profughi non è un'invasione. Si tratta di comunicazione: è preciso dovere della sfera politica evitare di fomentare l'odio verso questi arrivi». Oltre alla responsabilità comunicativa dei leader politici, Cècile Kyenge ricorda che non sono da sottovalutare gli effetti della crisi economica: «Oggi le persone vivono di insicurezza ed esasperazione, affidandosi a chi urla al disagio. Ritengo ottima l'azione di don Nicolli, che si è sostituito con coscienza all'azione di integrazione che spetterebbe alla classe politica».
Nicoletti e Kyenge hanno presentato la mozione votata alla Camera sulla revisione del Regolamento di Dublino. «Oggi un Paese che accoglie i profughi diventa anche il loro luogo di accoglienza: i flussi europei sono bloccati. La richiesta è quella di aprire le porte ai rifugiati affinché si possano spostare nei 28 Paesi della Ue».