Il sottosegretario Gianclaudio Bressa: «Abbiamo posto le basi per la nuova stagione: quella della responsabilità».P. Mantovan, "Trentino", 20 dicembre 2014
Il nuovo Patto è un insidioso accordo tecnico contabile o rappresenta la prima pietra di un nuovo rapporto fra Stato e Autonomie? È un contratto solido? Insomma, per essere papali papali, è buono o pericoloso? Ci conferma la provvisorietà dell’Autonomia o ci garantisce difese? Gianclaudio Bressa, sottosegretario per gli affari regionali, deputato del Pd eletto in Trentino Alto Adige, scuote la testa. «Ma no! Il nuovo Patto non è solo un passo avanti rispetto all’Accordo di Milano, ma è tutta un’altra storia. Milano aveva posto condizioni poi non rispettate. Questo Patto invece stabilisce un vero contratto e, soprattutto, rappresenta un salto di qualità culturale. Una rivoluzione». Dopo una giornata ad alta tensione, il maxiemendamento del governo che contiene l’accordo finanziario con Trento e Bolzano è arrivato ieri sera in Senato per il voto di fiducia. Ma anche ieri i senatori trentini supportati dagli uffici hanno dovuto ripassare il testo della norma e correggere alcuni errori formali. L’Accordo di Milano è nato in condizioni economiche diverse. Diciamo un’era geologica fa. Sì, e non poggiando su basi solide è divenuto un sistema precario, dove gli interventi fatti dallo Stato erano assoggettabili al ricorso delle Province autonome alla Consulta, ricorsi più volte vinti. Ora cosa cambia? Su questo punto cambia tutto: la qualità del contratto è tale che la conflittualità è ridotta al minimo. E questo viene garantito dal nuovo articolo 79 dello Statuto. Dove si definisce il “sistema territoriale regionale integrato”. Certo. In questo sistema l’interlocutore, l’unico interlocutore dello Stato è la Provincia Autonoma. E la Provincia risponde per tutte le autonomie locali. Cioè questo significa che il “prelievo” dello Stato o la “trattenuta”, insomma, viene pattuita con la Provincia punto. Esatto, significa che se io decido che il contributo della Provincia è X, lì dentro ci stanno anche i comuni, la Camera di Commercio, l’Università. Cioè non tolgo 100 alla Provincia e poi altri 20 all’Università... Sì, proprio così. La responsabilità è in capo alla Provincia. E spetta alle Province vigilare sul raggiungimento dell’obiettivo. E se il comune di Vipiteno o quello di Mori sfora, paga la Provincia. Che poi andrà a vedersela con il comune di Vipiteno o di Mori. Si è stabilito un nuovo grado di responsabilità delle Province. Che diventano più protagoniste e quindi più autonome. D’accordo la responsabilità, ma serve anche protezione. E su questo punto le cose sono chiare. Per esempio si è definito il gettito, spettante allo Stato, derivante da maggiorazione di aliquote o da nuovi tributi: in questo caso (tipo l’Eurotassa di Prodi, per capirci) deve essere “temporalmente delimitato nonché contabilizzato distintamente nel bilancio statale e quindi quantificabile”. Così come “non sono ammesse riserve per il riequilibrio della finanza pubblica”, come era accaduto con Monti. La quota da pagare per il Trentino Alto Adige è comunque di 905 milioni all’anno dal 2018 al 2022. Sì. E 905 milioni corrispondono all’1% degli oneri degli interessi del debito pubblico. Questa cosa possono farlo solo Trento e Bolzano, pagare cioè la loro quota parte. Però il debito pubblico non si capisce bene quanto sia sotto controllo, giusto? Beh, su questo è previsto che lo Stato possa fare manovra aggiuntive ma solo per un periodo definito e per far fronte a eventuali esigenze eccezionali di finanza pubblica “nella misura massima del 10%” dei 905 milioni. E poi possono venire richieste supplettive dall’Europa, no? Anche in questo caso si tratta di un ulteriore 10% dei 905 milioni. Ma intanto l’economia va a picco. Beh guardi, io vorrei essere ottimista. E poi dico che qui abbiamo fissato un tetto, che sono i 905 milioni con un rialzo massimo del 20%. E abbiamo posto la prima pietra di un nuovo sistema. L’epoca della responsabilità? È un po’ come dire che usciamo da quella della irresponsabilità... Penso che con Arno Kompatscher e con Ugo Rossi siamo entrati in una nuova stagione. Mentre Durnwalder e Dellai hanno rappresentato il livello massimo di espressione nel far crescere la dimensione di autonomia come autogoverno. Questa stagione però si è chiusa e se ne apre una in cui non puoi solo difenderla ma devi guadagnartela. Può essere il primo tassello del nuovo Statuto. Quindi è la stagione della responsabilità. Che chiede sviluppo, ammodernamento, vera imprenditorialità: per produrre un Pil che ci garantisca. Lei ha parlato di governatori. Ma il tessuto sociale ed economico di questa regione è in grado di sostenere questa nuova stagione? Posso solo esprimere un auspicio. E credo che se la comunità del trentino Alto Adige non comprende che il destino è questo è inutile tutto; un Patto non cambia le cose, perché non è una sfida che riguarda solo le istituzioni ma tutta la comunità. Quindi perché l’Autonomia non sia provvisoria occorre che tutti pedalino sulla bicicletta della Specialità. Assolutamente. E bisogna capire che l’Autonomia ha la sua forza nell’essere “diversa”. Significa diversità, non separatezza. Lo dico a tutti quelli che gridano “andiamo via da qui, facciamo autonomia integrale, facciamo da soli”. Lo dice ai gufi... Visto che cita il premier le dico che questo nuovo patto è stato possibile solo grazie alla grande determinazione di Renzi e di Delrio. È stata dura? Dura? Durissima...
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino