“Se non esci da te stesso, non puoi sapere chi sei”, dice l’uomo che chiede una barca per andare a cercare l’isola sconosciuta, nel racconto di José Saramago, Nobel della letteratura.
Ma per vedere davvero l’isola – ammettendo di averla trovata – bisogna poi in realtà allontanarsi da essa. Così è anche per gli uomini, che pure sono isole. Non si vedono davvero, non sanno come sono fatti - chi sono, conoscendo se stessi - se non si allontanano da sé.
Fabiano Lorandi, 15 dicembre 2014
Stranamente, lo straniero ci abita: è la faccia nascosta della nostra identità. Riconoscendolo in noi ci risparmiamo di detestarlo in lui.
La vicenda dei profughi del campo di Marco che a breve saranno trasferiti in sedi ed alloggi più confortevoli, come d'obbligo nel rispetto dei diritti umanitari in una comunità aperta e solidale come la nostra, ha fatto emergere nella diversità dei comportamenti chi accetta lo straniero perché accetta sé stesso e chi non lo fa perché chiuso in una finta identità debole, fragile timorosa degli altri, insicura.
Mi sembra che quanti in questi giorni hanno manifestato il rifiuto pregiudiziale dell'accoglienza siano un'esigua minoranza in città. Lo sono anche nella comunità di Borgo Sacco nella quale tante famiglie hanno vissuto durante la prima guerra mondiale la tragedia di dover abbandonare la propria terra.
Così ha fatto la mia nonna materna Giuseppina Filippi Manfredi, con tre figli piccoli, che ha lasciato pagine straordinarie di narrazione di quell'angoscia e di quella sofferenza.
Sull'altra sponda del Mediterraneo si vive oggi il dramma di guerre sanguinarie, di fame, di povertà, di carestie.
Una civiltà, una religione, una politica che ignorano il mondo non hanno respiro, cultura, avvenire.
Non ce l'hanno gli imprenditori che contrappongono impropriamente e strumentalmente il loro guadagno ai diritti umanitari, non ce l'hanno quei partiti come la Lega Nord (o i fuoriusciti da essa) che questi stessi diritti li trasformano in paure.
Rovereto è diversa, migliore di quanto il razzismo strisciante o esplicito di alcuni vuole far credere.
Lo dimostra la mobilitazione della politica progressista e solidaristica – rappresentata dal sindaco e dalla sua giunta, dal presidente della Comunità di valle, dall'assessora provinciale – in sinergia con il mondo cattolico responsabile e generoso delle parrocchie, con il mondo delle associazioni del volontariato.
Si tratta di un segnale importante di speranza per illuminare quelle che papa Francesco ha definito periferie esistenziali.
A partire da questi valori, in un'alleanza forte con la parte migliore della nostra comunità, possiamo dare futuro a coloro che la abitano.
Come Partito Democratico questa è la città che vorremmo.