L'iniziativa promossa sabato scorso da Dellai ha avuto un indubbio merito. Quello di aver mosso un quadro politico statico e fatto emergere molte delle contraddizioni e dei nodi che caratterizzano l'assetto politico attuale. Più che di un dibattito schiacciato sui tatticismi e dietrologie, come sembra emergere oggi a seguito dell'iniziativa di Sanbapolis a cui ho contribuito con alcuni ragionamenti, è urgente una riflessione comune sul percorso fatto dal Centrosinistra in questi anni, sulle sfide future e sulle forme politiche più utili per valorizzare l'anomalia trentina. Luigi Olivieri, "L'Adige", 12 dicembre 2014
Riflessione che deve attraversare in primo luogo il Pd trentino che è chiamato a risolvere un nodo fondamentale legato al suo ruolo nella società trentina: vuole essere una succursale del Pd nazionale oppure un protagonista di un progetto per l'Autonomia? Non si tratta di ragionare quindi in relazione a posizionamenti personali o di recriminare sul passato, ma di contribuire responsabilmente alla costruzione di una prospettiva politica per la nostra Autonomia. Nel mio percorso politico e in particolare nelle fasi congressuali ho sempre ribadito il bisogno per il Trentino e per il futuro della Autonomia di una grande forza riformista e popolare in grado di interpretare le esigenze di un territorio di montagna, come il nostro, ma legata ad una dimensione politica più ampia che punti sull'innovazione, sui diritti, sul lavoro. Viviamo in una Provincia che gestisce con autonomia politica ed amministrativa quasi tutte le competenze fondamentali per l'organizzazione e lo sviluppo della nostra comunità e dispone dei nove decimi del gettito fiscale prodotto sul proprio territorio. C'è bisogno credo, come ha evidenziato anche Franco Ianeselli nel suo intervento, di forze politiche e sociali anch'esse autonome. Non possono essere i soggetti meno autonomi proprio quelli che hanno il compito di contribuire alla formazione delle decisioni pubbliche e all'elaborazione di progetti collettivi di organizzazione politica e sociale. Il Pd non dev'essere il soggetto «che parte da Roma», ma un grande ed ambizioso laboratorio politico, tanto a livello provinciale quanto nazionale, che punta ad ampliare il perimetro del suo consenso nei territori e tra i ceti sociali. È l'unico modo per poter davvero essere la forza guida del Centrosinistra autonomista, garantendo alla coalizione una visione riformista e contribuendo a dare al modello di autogoverno del Trentino una dimensione regionale, nazionale ed europea. Di fronte al tentativo di allargamento del Patt la risposta del Pd del Trentino non può essere quella di rinchiudersi dentro i propri confini legando esclusivamente la propria proposta alla dimensione nazionale. Sarebbe una sconfitta per il Trentino, in primo luogo. La presenza di molti dirigenti e militanti del Pd trentino all'iniziativa di sabato scorso credo testimoni l'esistenza di una sorta di «alleanza politica» che ragiona su una prospettiva comune che va costruita. C'è bisogno di un percorso aperto e, come ho ribadito nel mio intervento, capace di utilizzare gli strumenti che abbiamo già a disposizione. Mi riferisco all' articolo 1 dello Statuto del Partito Democratico («Il Partito Democratico è un partito federale [...]»), al comma 4 dell'articolo 11 dello Statuto («Forme speciali di autonomia per rispondere a peculiari esigenze territoriali, in via sperimentale o permanente, possono essere richieste dalle Assemblee regionali o dalle Assemblee provinciali di Trento e Bolzano con la procedura prevista per la revisione dei propri Statuti») e all'art. 13 avente ad oggetto gli «Accordi confederativi». Dobbiamo pensare quindi ad un Partito in grado di dare una dimensione territoriale ai valori e ai principi del Pd e delle forze riformiste europee. Per fare questo è necessario riprendere quel percorso, intrapreso nel 2007, che vede nel Partito Democratico del Trentino il soggetto capace di interpretare le migliori tradizioni riformiste e popolari di questa terra e di dar loro nuove gambe per rispondere alle sfide attuali.
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