«Siamo o non siamo la città della pace e dell’accoglienza? Facciamo i roveretani e non speculiamo sulla paura. Io ci metto la faccia e appena avrò gli elementi per comunicarli alla popolazione lo farò...» A parlare è il sindaco Andrea Miorandi che getta acqua sul fuoco delle polemiche per il timore dell’arrivo in massa di profughi a Sacco nella struttura dell’ex asilo della Manifattura ed ex Cral.
"Trentino", 10 dicembre 2014
«Non sappiamo ancora nulla né per quanto riguarda i numeri e i tempi: non è il Comune di Rovereto ma la Provincia che gestisce l’emergenza profughi. A noi, come a tutti i Comuni, è stata chiesta la disponibilità di alloggi. E noi, assieme alla Provincia, abbiamo individuato la struttura di Sacco che tra l’altro non è nostra. Non sono un irresponsabile - precisa il sindaco - e mi sta a cuore il destino della mia comunità. Voglio stare al tavolo della Provincia per trovare una soluzione: non mi chiamo né Rossi né Borgonovo Re e non sappiamo i termini dell’operazione di Sacco. Posso dire che valutiamo il dafarsi per superare un’emergenza non di oggi e che già mesi fa avevo avvertito e segnalato...»
Rovereto, ricorda il sindaco, «non si è mai sottratta alla solidarietà internazionale e vogliamo ancora continuare a fare la nostra parte. E come noi la devono fare anche gli altri Comuni, tutti i Comuni del Trentino. Se altre amministrazioni, in particolare quelle della Vallagarina, risponderanno con una disponibilità di alloggi, significa che verranno depotenziate altre strutture...». Ma a Rovereto, oltre all’ex Cral, non ci sono altri spazi per ospitare profughi? «Sono stati valutati altri appartamenti, ma per vari motivi non vanno bene». Quanti saranno i profughi che protrebbero essere ospitati alla struttura di Sacco? «Non novanta, come qualcuno sta dicendo, ma si parla di numeri minori. L’ex Cral è una delle strutture: se riusciamo a costruire un progetto di convivenza con la popolazione va bene, sennò non s’ha da fare. E quando parlo di progetto - aggiunge Andrea Miorandi - non intendo un semplice trasloco, ma un progetto di integrazione all’interno dell’associazionismo locale.
A Sacco non ci sarà un centro profughi, ma quella che io definisco un’officina della solidarietà per far integrare gli ospiti nella comunità. Stiamo al tavolo della Provincia e vediamo di capire cosa si vorrà fare. Comunque non c’è da preoccuparsi perché è ancora tutto in via di definizione. Darò una corretta comunicazione nel momento in cui avrò gli elementi: comunicare sul nulla non sono ancora capace...».
E in merito all’imprenditrice Veronica Grazioli che ha annunciato di voler rinunciare al progetto di un nuovo ristorante-caffetteria perché «incompatibile con la presenza dei profughi»? «Non discuto sulle sue valutazioni e sulla sua scelta personale. Ma sono disponibile ad incontrarla (ieri però ha disdetto l’appuntamento con lei per oggi ndr) nel momento in cui abbiamo informazioni su questa operazione che - conclude il sindaco - non è di Rovereto».