Ha ragione Lorenzo Dellai quando parla della necessità di aprire una riflessione ampia sul futuro del Trentino. Ne parliamo in tanti, e sicuramente da parecchio tempo, ormai da anni e a questo punto credo proprio sia giunto il momento di passare ai fatti, aprendo una riflessione ampia e partecipata sul futuro del Trentino e dell’Autonomia, dalla quale derivare un progetto politico e di governo capace di aggregare trasversalmente chi ha cuore il futuro nostro e del nostro territorio. Alessio Manica, "Trentino", 26 novembre 2014
Non possiamo negare che se un’anomalia trentina c’è stata, con riferimento alla lunga stagione in cui la nostra Provincia è riuscita ad essere laboratorio politico ed amministrativo innovativo, questa si è un po’ persa negli ultimi anni. Va recuperato quello slancio politico e culturale necessario a valorizzare la nostra specialità. La forte riduzione delle risorse disponibili non può essere una scusa per portare avanti battaglie di retroguardia; e nemmeno la giustificazione ad una politica che smette di produrre pensiero lungo per concentrarsi esclusivamente sulla gestione del contingente, orientando la sua azione solo alla produzione di consenso e all'occupazione di spazi di potere. La politica non può essere lo strumento per rottamare il passato; deve essere lo strumento per creare futuro. Territorialità non significa localismo. Anzi, il localismo è la degenerazione più pericolosa della territorialità.
Localismo significa chiusura rispetto all’esterno, incapacità di cogliere gli stimoli e le opportunità che vengono da fuori, incapacità di collegare il Trentino al resto del mondo. Territorialità è invece la capacità di costruire una proposta politica e di governo adeguata a valorizzare il nostro sistema territoriale in chiave globale, partendo dalle risorse e dalle vocazioni del nostro territorio. Se il Trentino è ciò che è lo si deve soprattutto ad un progetto politico che negli anni è stato capace di evitare il localismo e la chiusura, mettendo in campo idee e politiche che hanno collegato la nostra Provincia al mondo. Siamo un territorio piccolo che ha costruito negli anni reti lunghe di relazioni. Se non saremo capaci di coniugare dimensione territoriale ad aspirazione globale saremo destinati a scomparire. Per esemplificare, il problema non è scegliere tra trattori e ricercatori, tra bande e Muse, tra dirigenti trentini o manager “furesti”. Si tratta di mettere le conoscenze prodotte dal mondo della ricerca a servizio delle attività economiche del nostro territorio; di mettere a sistema le espressioni culturali del nostro territorio con una dimensione internazionale del sapere; di sviluppare le condizioni e le capacità per attirare grandi manager di respiro internazionale per far crescere una classe dirigente locale in grado di vincere le sfide del futuro. Tenendo però ben presente che se manca una strategia di governo e un indirizzo politico chiaro e condiviso, anche il miglior manager del mondo risulterà perdente.
Possiamo anche cambiare tutti i presidenti, i direttori e i cda, ma il successo dipenderà soprattutto dalla capacità della politica di indicare all’intero sistema territoriale la strada da seguire. E qui c’è bisogno di uno sforzo sinergico dei partiti della coalizione di centrosinistra autonomista, del Consiglio e della Giunta provinciale. Il cambiamento non può limitarsi all’estetica del cambiamento. Il cambiamento per essere reale ha bisogno di idee e di interpreti all’altezza della sfida, difficilissima, che abbiamo davanti. In questo scenario i giochi di posizionamento, le campagne acquisti, le prove di forza, la presunzione di autosufficienza non giocano a favore dell’obiettivo comune. Nessun partito può, da solo, essere il motore del governo della Provincia. E qui sta il punto: posto che nessuna forza politica può rivendicare per sé la rappresentanza unitaria del nostro territorio, vogliamo lavorare assieme per un obiettivo comune a tutti i trentini o semplicemente lavorare ciascuno per il proprio parziale interesse? Io non ho dubbi. Il Trentino ha bisogno di idee, e solo la politica può produrle. C'è bisogno di una riflessione ampia di supporto e sganciata dalle concitate dinamiche istituzionali. Per questo credo che la proposta di Dellai di avviare il 6 dicembre un cantiere di elaborazione di idee per il futuro del Trentino e dell’Autonomia vada preso in grande considerazione e debba diventare una proposta condivisa. Consapevoli però che se l’obiettivo è quello di costruire un progetto condiviso intorno al futuro dell’Autonomia, è necessario che la condivisione parta dal percorso: per questo motivo vorrei che quello di Dellai non rimanesse un appello unilaterale, lanciato dalle pagine pur autorevoli di un quotidiano, ma diventasse un pretesto per costruire un’alleanza ampia, che peschi a fondo nel capitale umano e sociale del nostro territorio. Il Trentino è ricco di intelligenze che troppo spesso non vengono ascoltate, interpellate, valorizzate: cominciamo ad attivarle, consapevoli che per farlo non bastano più gli appelli destinati ai soli “addetti ai lavori”. In questo momento nuove formule e nuovi contenitori non servono a nulla se non disegniamo assieme dei nuovi orizzonti.
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