Il governatore Ugo Rossi ieri ha dovuto rimettere nel cassetto la candidatura del direttore del Codipra, Andrea Berti, per la presidenza della Fondazione Mach. Dopo il parere negativo della prima commissione del consiglio provinciale per «mancanza dei requisiti» e «possibile conflitto di interessi» e soprattutto il muro sollevato in extremis dal Partito Democratico e dai suoi assessori su questo nome, unito alle analoghe richieste dell'Upt a soprassedere alla nomina, ieri in giunta il presidente Rossi, che fino a sabato era convinto di riuscire a imporre il suo candidato, ha deciso di non forzare ed è venuto a più miti consigli cambiando approccio come gli è stato chiesto.
L. Patruno, "L'Adige", 11 novembre 2014
Prima si procederà con la modifica della legge e dello statuto della Fondazione Mach, in modo da definire una nuova organizzazione, con la possibilità di istituire un amministratore delegato della ricerca al fianco di un presidente del Cda. La nuova norma infatti prevede che la giunta individui «un componente del Cda, anche diverso dal presidente, con delega alla ricerca scientifica e didattica».
Per il presidente si punta a cambiare i famosi «requisiti» così che possa essere anche una figura più concentrata sull'amministrazione e dunque più abbordabile per chi ha un curriculum «alla Berti». Poi si riavvierà da zero la procedura per la nomina. Insomma, si stoppa tutto e si ricomincia da capo anche se naturalmente nulla vieterà a Berti - come ieri Rossi ha rimarcato - di ripresentare la sua candidatura.
In giunta, comunque, gli assessori non hanno neppure avuto necessità di esprimere la loro opinione sulla candidatura di Berti, visto che dopo il fitto confronto telefonico avvenuto soprattutto fra Rossi, il vicepresidente Alessandro Olivi e l'assessora alla ricerca Sara Ferrari (Pd), nella giornata di domenica, era già chiara a tutti.
Se ne riparlerà in giunta e nella maggioranza quando sarà il momento - fra circa tre mesi - e questa volta, come precisa Alessandro Olivi : «Ci potranno essere altri nomi e non è neppure detto che non si trovi un presidente che abbia delle caratteristiche che consentano di mantenere anche la delega sulla ricerca in capo a una sola persona».
L'autonomista Ugo Rossi, seccato per aver dovuto rivedere i suoi piani quando pensava di aver già trovato il via libera del Pd su Berti tramite il «patto» con l'assessora Ferrari, commenta così la decisione in giunta: «Oggi il tema non sono i nomi. Né quelli presenti, né quelli futuri, ma la mission globale e plurale della Fondazione che ha bisogno di un modello più flessibile, come abbiamo deciso». Quindi invece di cominciare con il nominare il presidente della Mach, come voleva, per poi procedere alle modifiche della legge e dello statuto, Rossi ha accettato di partire dalla norma.
Ma perché il Pd, se non gradiva Berti, non si è svegliato prima presentando un candidato alternativo ed è arrivato allo scontro in giunta? L'assessora Ferrari risponde: «Mi è stato impedito di presentare un altro nome». Da Rossi, ovviamente. E lei non l'ha presentato. Mentre la segretaria provinciale del Pd, Giulia Robol che alla fine ha preso in mano la situazione dice: «In questa vicenda si è andati un po' alla rovescia, è vero. Comunque per quanto ci riguarda riteniamo, dopo quanto successo, che il nome di Berti sia bruciato e non più riproponibile».
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