«Non ci sono le condizioni per nominare Berti alla presidenza della Fondazione Mach. Va azzerato tutto». Alla vigilia del voto in giunta, il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi stoppa il governatore, intenzionato a tirare dritto sulla nomina del suo uomo, il direttore del Codipra Andrea Berti, alla guida di San Michele.
C. Bert, "Trentino", 10 novembre 2014
Dunque ancora una volta è alta tensione in giunta tra il Pd e il presidente Ugo Rossi. Dopo il caso della cantina LaVis, la detrazione dell’addizionale Irpef e, più recentemente, il piano di riorganizzazione degli ospedali dell’assessora Borgonovo Re «congelato» dal governatore, lo scontro riesplode sulle nomine. E così, mentre l’assessora alla ricerca Sara Ferrari (Pd) resta in silenzio da giorni - irraggiungibile dai cronisti - «per tenere i toni bassi», come spiegano dal suo staff, il suo partito decide invece che i toni vanno alzati.
E che la battaglia s’ha da fare, anche se Ferrari da settimane - parallelamente al pressing per portare un nome alternativo a Berti - ha lavorato ad un’intesa con Rossi su un nuovo governo per la fondazione Mach. Governo duale, è la definizione: da una parte il presidente-manager (Berti) fortemente voluto da Rossi per marcare un cambio di rotta a Fem, ricerca legata all'assistenza tecnica, più integrata con il territorio e l'agricoltura, promozione dei prodotti; dall’altra un amministratore delegato con deleghe specifiche sulla ricerca, per il cui ruolo erano già pronti dei nomi in primis quello di Celestina Mariani, ricercatrice italiana attualmente impegnata in Olanda.
Ma lo schema ipotizzato dall’assessora non ha per nulla convinto il partito dell’assessora. Non i consiglieri Pd in prima commissione, Luca Zeni e Mattia Civico, che venerdì hanno bocciato Berti (supportati dall’astensione dell’Upt) per mancanza dei requisiti scientifici richiesti dallo statuto della Mach e per il conflitto d’interesse con il suo ruolo di direttore del Codipra, il consorzio difesa degli agricoltori che si occupa di assicurazioni. Non la segretaria provinciale Giulia Robol, che ha giudicato Berti inadeguato e ha chiesto alla giunta di ripensarci.
E soprattutto non ha convinto il vicepresidente Olivi, che oggi sarà in giunta. «Discuteremo - annuncia - ma per quanto mi riguarda non ci sarà nessuna nomina, non voterò alcuna delibera. Non ci sono le condizioni, prima di parlare di nomine occorre chiarire quale sarà il futuro della Mach. C’è una missione imprescindibile della fondazione, che dev’essere avamposto di una ricerca di qualità e di un trasferimento tecnologico applicato all’agricoltura. E in questo senso le criticità evidenziate dalla commissione non sono eludibili, Berti non è la figura idonea per la presidenza».
«Fem - aggiunge Olivi - deve anche essere ravvicinata al territorio, ma le due cose non sono in contraddizione. Quindi o per la presidenza si trova una figura di sintesi, oppure si immagina una governance a due. Ma ripeto, prima di inserire una norma nella Finanziaria è bene prendersi il tempo per un’analisi seria di cosa si vuole per il futuro di San Michele. Oggi non ci sono le condizioni per procedere nella direzione che era stata prefigurata». Stop dunque, in un giorno importante in cui la giunta ha all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio e della legge finanziaria 2015, con questioni importanti su cui la giunta deve ancora trovare una quadra, come i ticket sulle prestazioni specialistiche. Se oggi non sarà indicato il nuovo presidente, la fondazione sarà commissariata (e affidata al direttore Mauro Fezzi) e l’intera procedura di nomina azzerata, con la riapertura dei termini per le candidature.
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«Non ci sono le condizioni per nominare Berti!». Dichiarazione stringata, secca, con tanto di punto esclamativo: quello che pone il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, sulla nomina di Andrea Berti, direttore del Codipra, alla presidenza della Fondaziona Edmund Mach, cuore della formazione, ricerca e consulenza dell'agricoltura trentina.
Dunque, il Pd in giunta provinciale è oggi pronto a tradurre, nella riunione dell'esecutivo, la linea indicata dalla segretaria del partito, Giulia Robol, che ha avvertito: «Rossi non può pensare di procedere lunedì (oggi, ndr) con la nomina di Berti, non idoneo, perché si verificherebbe una spaccatura non indifferente». Non è dato sapere quale sia la posizione dell'assessore Sara Ferrari, che sulla ricerca ha competenza, irraggiungibile.
Ma la linea del suo partito, il Pd, è chiara, dopo che la prima commissione del consiglio provinciale, chiamata ad esprimere un parere sulla nomina, venerdì ha bocciato il nome di Berti, «per mancanza dei requisiti» e per «possibile conflitto di interessi»: rinviare, cioè sospendere la decisione, per arrivare con una nuova proposta. Che in concreto significa: o il presidente Ugo Rossi, che su Berti è però determinato a non mollare, condivide nomi alternativi, o si procede ad una ridefinizione della governance, individuando una doppia figura: un manager per la gestione amministrativa ed una figura di indiscusso valore scientifico per presiedere l'attività di ricerca. In ogni caso, per il Pd Rossi deve rinviare. «Inaccettabile» per Giulia Robol «procedere subito con la nomina di Berti, per rinviare ad un secondo tempo la scelta di chi dovrà continuare a tenere alti i livelli di ricerca raggiunti dalla Fondazione Mach».
Scontato che il Patt in giunta appoggi il suo presidente, resta l'incognita dei due assessori dell'Upt, Tiziano Mellarini e Mauro Gilmozzi. Donatella Conzatti , segretaria del partito, spiega: «La nostra posizione è nota: un primo livello con una piattaforma unica, con un'unica governance, per la ricerca tra Fondazione Kessler e Fondazione Mach. E un secondo per la scuola, la consulenza e il trasferimento tecnologico». Per il presidente Rossi, lo statuto della FEM prevede alla presidenza persone di riconosciuta competenza anche nell'ambito dell'amministrazione. E tanto basta a tenere duro su Berti. Commenta Conzatti: «Benissimo. Allora, se il presidente si occuperà di scuola, trasferimento tecnologico e consulenza, lo statuto preveda anche un amministratore delegato per condurre le attività di ricerca.
Credo che, in giunta, Mellarini porterà avanti questa proposta: ok a Berti solo se si prevede questa figura di amministratore delegato». Mellarini conferma: «Sono stato dieci anni assessore all'agricoltura e conosco bene Berti: nulla da dire sulle sue competenze amministrative, e così per i rapporti che ha con il ministero dell'agricoltura e con Bruxelles. Ma la ricerca è un'altra cosa: serve una figura autonoma, che abbia una delega totale e poteri pieni. È la questione dell'intera governance che dobbiamo affrontare. Anche perché» aggiunge Mellarini «c'è da discutere del direttore generale, visto che Mauro Fezzi è prossimo alla pensione. E quella del direttore generale è una figura altrettanto importante in una struttura come quella di San Michele, dove si fa formazione di alto livello». Se quello di Mellarini è dunque un sì a Berti condizionato, più ostico sarà per Rossi ottenere l'assenso di Mauro Gilmozzi . Do. S.
«Il curriculum? Qui non lo presenterei...», "Trentino", 8 novembre 2014