Gentile direttore, le chiedo ospitalità perché l'intervento del consigliere Mattia Civico che «l'Adige» ha pubblicato ieri, mi sembra rendere ufficiale una notizia che tra gli scranni del Parlamento europeo circolava da qualche settimana, ma alla quale mi rifiutavo di dare peso: l'intenzione da parte della vostra Provincia autonoma di non confermare l'accordo diplomatico che nel dicembre 2003 ha portato a Trento l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).Alessandra Moretti, "L'Adige", 6 novembre 2014
È una notizia alla quale non ritenevo di dare credito essenzialmente per due ragioni.La prima riguarda l'Italia, che con l'apertura sul proprio territorio dell'unico ufficio operativo dell'Ocse distaccato da Parigi (una sede non dunque di sola rappresentanza) aveva raggiunto un risultato d'eccellenza, garantendosi prestigio internazionale e un canale preferenziale - e operativo - nelle ormai quotidiane relazioni che i governi nazionali e locali hanno tra loro a livello europeo ed internazionale.Il secondo motivo di stupore riguarda il fatto che, se confermato, a sfilarsi dall'accordo non sarebbe il governo italiano o l'Ocse stesso, ma una Provincia autonoma come la vostra che, della capacità d'attrarre eccellenze, ha fatto un tratto distintivo e che della sensibilità in materia di sviluppo economico territoriale e dell'importanza delle relazioni transfrontaliere ha innervata la propria storia di governo recente e passata.Il Centro Ocse di Trento, infatti, non è un centro qualunque ma un ufficio che fa parte del dipartimento Leed, e, dunque, di quella sezione dell'Organizzazione che si occupa di sviluppo dell'economia e di occupazione a livello locale, oltre ad essere il dipartimento che interagisce direttamente con i territori, garantendo quella filiera corta oggi tanto invocata per affrontare le questioni dal basso. In sintesi, un ufficio in grado non solo di raffrontare esperienze di governo su scala mondiale, ma di fornire a tutti i livelli locali esempi e buone pratiche volte a promuovere una legislazione più favorevole allo sviluppo dei territori.L'accordo diplomatico sottoscritto dall'Italia, dalla Commissione europea, e dai trentaquattro paesi membri dell'Ocse, non solo consente alla Provincia autonoma di Trento, in quanto sede del centro, di usufruire in modo privilegiato dei servizi dell'Organizzazione ma anche e soprattutto di partecipare come membro della delegazione che rappresenta l'Italia al Comitato direttivo del programma Leed, e, dunque, di interloquire direttamente con i delegati dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico degli altri Paesi membri.Nonostante la stringente crisi economica che ancora avvolge il nostro Paese mettendo in difficoltà le nostre Regioni e le nostre Province ritengo che privarsi di una risorsa così efficace e riconosciuta per creare reti ed affiancare i governi nel produrre politiche di sviluppo sostenibili, non sia una scelta felice.Mi auguro dunque, anche per la circoscrizione Nord-Est di cui il Trentino fa parte e che rappresento al Parlamento europeo, che quella della chiusura del Centro Ocse di Trento resti una voce priva di fondamento.
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Partito Democratico del Trentino