Confronto di idee per Rovereto

Confermo quanto scritto da Donatella Conzatti.
Le forze di maggioranza PD, PAAT, UPT, ADC hanno assunto l’impegno formale di consolidare e ridefinire l’alleanza che governa la città da quattro anni, a partire dalla condivisione del modello di città futura che vogliono realizzare.
E’giusto porre l’accento sul cosa fare. In questo facilitati dal già fatto in quattro anni e mezzo di buona amministrazione.
Fabiano Lorandi, 2 novembre 2014


La città storicamente, almeno a partire dal ‘700, è cresciuta attorno a due assi vocazionali: quello culturale e quello industriale manifatturiero.
Attorno ad essi si è via via strutturata urbanisticamente e socialmente.
In questi anni Rovereto ha cercato di dare continuità alla sua mission, diventando però sempre più una città plurale, perché gli scenari sono cambiati.
Una città nella quale si cerca di garantire le condizioni per lo sviluppo delle attività economiche a partire da quelle industriali, artigianali, commerciali, turistiche, ma anche una città della solidarietà con una straordinaria rete di servizi, persone e organizzazioni che hanno compreso come non vi sia possibilità di crescita economica e culturale se non considera anche il welfare e le sue politiche fattore di sviluppo, di ricchezza e di lavoro.
Una città dove si investe in formazione e cultura, che sa valorizzare le proprie istituzioni, in primis le scuole, la rete museale di tutto rilievo, la biblioteca, il teatro, le fondazioni partecipate, la presenza dell’Iprase e dell’Università
Rovereto non può che far crescere il PIL e il benessere economico da una parte e dall’altra far aumentare il livello culturale e la formazione delle persone che la abitano, migliorando la qualità della vita.
Questa nuova identità plurale non è figlia del caso, ma di scelte dell’amministrazione comunale Miorandi - anche in continuità con le amministrazioni precedenti, ma non solo - quali la trasformazione dell'assetto urbano e territoriale della città, facendone la leva per promuovere ed incoraggiare investimenti, attrarre capitali, favorire ricollocazioni di attività produttive e terziarie, riqualificare aree urbane.
Mi riferisco al nuovo Piano regolatore, al Piano urbano della mobilità, alla riqualificazione dell’ex stazione delle autocorriere e del Follone, alla progettazione dell’areale ferroviario di piazzale Orsi e di via Zeni, al parcheggio dell’Ospedale, alla realizzazione della RSA di via Azzolini, al Piano della coesione sociale che chiama a corresponsabilità tutte le forze vive della città e affronta - con strategie innovative - il welfare di comunità.
Provvedimenti strategici approvati dall’intera maggioranza e nel caso del Piano sociale anche dalle opposizioni.
Parleremo quindi del cosa fare e del cosa fatto ma anche del chi è stato capace di interpretare e realizzare quanto contenuto nel manifesto programmatico 10x10 ridefinendo le strategie, investendo su nuove trasformazioni della città e facendo fino in fondo i conti con le novità di oggi e, soprattutto, di domani.
A chi la governa e intende governarla ancora, compete raccogliere e capitalizzare il patrimonio di saperi e competenze presenti nella città, valorizzandolo nei nuovi scenari socio-economici, senza nostalgie e rassicuranti ripetitività.