Vorremmo portare all’attenzione del Trentino e del nostro partito provinciale quello che abbiamo vissuto nell’ultimo weekend politico alla Leopolda di Firenze. Alcuni di noi sono alla prima esperienza alla stazione fiorentina, altri hanno partecipato anche in passato e possono testimoniare ciò che è cambiato e ciò che è rimasto intatto nello spirito di questa manifestazione.Federico Degasperi, Dennis Gavatta, Giuseppe Giuliani, Marco Laezza, Silvia Mozzi, Cecilia Meggio, Cinzia Rosati, Salvador Valandro 27 ottobre 2014
La quinta edizione dell’evento segna un momento particolare nella storia della kermesse politica fiorentina. È la prima volta che si parla di una “Leopolda di governo”. Dall’ottobre di solamente un anno fa sono cambiate tante cose nella politica italiana e nel Partito democratico nazionale. Matteo Renzi, personalità di riferimento storica della Leopolda, è passato dall’essere Sindaco di Firenze a guidare il principale partito italiano e il Governo stesso. Una sorta di rivoluzione, nell’arco di pochi mesi. Anche altre figure che sono nate e cresciute politicamente con la Leopolda sono ora membri del Governo e dirigenti del partito. Una rivoluzione che tutti noi sentivamo e sentiamo tutt’ora come necessaria e vitale per il futuro del nostro Paese.
La cosa che più ci ha colpito di questa quinta edizione è l’aver respirato lo stesso spirito costruttivo e propositivo degli anni passati. Il format dei tavoli di discussione e degli interventi liberi è rimasto lo stesso. Gli organizzatori, tra cui Matteo Renzi stesso, si sono trattenuti sul palco per tutto il weekend a dirigere le discussioni e stimolare il dibattito. Ecco perché ha ancora senso organizzare un evento così, a maggior ragione in un momento come questo, dove siamo chiamati ad assumere la responsabilità di governare.
È stato molto stimolante partecipare ai tavoli di discussione perché si è consapevoli che ciò che si esprime e si dibatte in quelle sedi potrà essere declinato in proposte concrete dall’esecutivo targato Pd. I tavoli sono coordinati da parlamentari, ministri, esperti in materia, tutti disponibili a sintetizzare le proposte dei partecipanti. La Leopolda è aperta a tutti, iscritti o non iscritti a partiti politici. Basta aver voglia di proporre e voglia di dedicare un weekend, o solamente un pomeriggio, per contribuire alla costruzione di proposte per l’Italia e l’Europa del domani. È stato impossibile per noi partecipare a tutti i tavoli (ne sono stati organizzati ben 104 durante il sabato), ma abbiamo trattato di turismo, di tutela del Made in Italy, di ambiente, di agricoltura.
Essendo una Leopolda di governo è logico che nel dibattito si trattino le riforme in atto. Infatti non sono mancati i riferimenti paralleli alla manifestazione indetta dalla CGIL in piazza San Giovanni a Roma, evento in dissenso rispetto alla riforma sul lavoro prevista dal Governo Renzi. Da parte del Premier e segretario Renzi abbiamo sentito parole di rispetto nei confronti di chi ha manifestato in piazza sabato. Ha rispettato chi manifesta il dissenso senza violenza verbale, senza sfottò. Ha però ribadito l’intenzione di andare avanti con la riforma, perché è giusta e al passo coi tempi che corrono. La forza delle proprie idee è importante in democrazia, tanto quanto la considerazione del dissenso. Il Premier ha in seguito aspramente criticato invece chi ritiene la Leopolda un evento imbarazzante, rispondendo che probabilmente in 25 anni di Parlamento alcuni esponenti del Pd non sono stati in grado di discutere con nessuno dei temi all’ordine del giorno e invece alla Leopolda, nel giro di soli 5 anni, si è costruita gran parte della classe dirigente del nuovo Pd e del Paese. La violenza verbale viene da alcuni membri della minoranza Pd, non di certo dai manifestanti di Roma.
Per noi non esistono due Pd diversi: esistono opinioni diverse, ma non correnti o ipotesi di scissione, perché queste le determinano i numeri quando si parla di democrazia. La riforma del lavoro, o Jobs act, racchiude molte disposizioni, non solamente la revisione dell’art. 18. La direzione nazionale del Pd ha votato a larga maggioranza (circa 100 su 120) la riforma. Come si può parlare di due Pd diversi? Vogliamo per una volta rispettare maggioranza e minoranza, oppure a sinistra dobbiamo sempre giocare alla scissione ogni qual volta si opera uno scontro a suon di migliaia di manifestanti? Con la leadership di Renzi il Pd ha preso la strada della vocazione maggioritaria nel Paese e non intende indietreggiare di una virgola. Una vocazione che era fondante al momento della sua nascita nel 2007. Alcuni ci hanno provato prima: Veltroni su tutti. Ora il processo è in atto. C’è chi è contrario ed è normale, ma chiediamo che ci sia almeno il buon senso e la coerenza delle azioni: non si può votare a favore della riforma e poi scendere in piazza per dimostrarsi contrari e pretendere una distinzione.
Vorremo fare un’altra precisazione e stemperare le polemiche sorte per una presunta frase detta dal Ministro Boschi durante i lavori della Leopolda. È stata attribuita al Ministro una dichiarazione secondo la quale si vuol mettere in discussione la specialità delle Regioni autonome. Niente di più invero, dato che le smentite sono arrivate subito e dato che pochi giorni fa è stato trovato un accordo finanziario tra Stato e Regione Autonoma, alla presenza delle istituzioni nazionali e locali. I tavoli della Leopolda producono documenti e prima di far girare una notizia è meglio documentarsi: ci rivolgiamo a chi ha utilizzato questa frase per alimentare la polemica di ieri sui social network e poi sfociata sulla stampa locale. Ci prenderemo in carico il compito di recuperare quel documento prodotto in quel tavolo dove si discuteva di riforme istituzionali. Non abbiamo partecipato a quel tavolo per motivi di tempo, come avevamo espresso in precedenza, anzi. Invitiamo prossimamente i politici trentini a venire con noi ad una manifestazione come la Leopolda, che non sarà un tavolo ufficiale di trattativa Stato-Regioni (e infatti non pensiamo che la polemica sulla dichiarazione della Boschi sia fondata), ma almeno ci si può confrontare con persone che provengono da tutta Italia. A nostro avviso il dibattito sulla difesa dell’Autonomia si gioca sempre e solo su un livello di botta e risposta su dichiarazioni o presunte tali. Non si difende l’Autonomia replicando alle dichiarazioni sui giornali, specie se non ufficiali. I tavoli di discussione vanno presidiati e la richiesta da parte del Governo nei confronti delle Regioni, che va nell’ottica di uno sforzo comune per il risollevamento del Paese, riguarda anche noi. Abbiamo molto da dire, i risultati della nostra Autonomia sono positivi, facciamoli valere e non facciamo sì che si venga paragonati a Regioni che invece amministrano male le proprie risorse. Se rimaniamo silenti succederà così e non è questo che vogliamo.
Noi abbiamo scelto la Leopolda e il Pd di Renzi, perché in questo luogo ci sentiamo utili e partecipi di un cambiamento in atto, un luogo aperto a tutti e dove vogliamo che vengano accolte tante persone, anche quelle che, pur manifestando dissenso, propongono alla fine delle soluzioni concrete e al passo coi tempi. Questa è per noi la sinistra.
Non avremo potuto fare altrettanto a Roma e questa pensiamo sia un’occasione persa per migliorare la riforma sul lavoro. Se quelle istanze fossero state raccolte alla Leopolda - e gli inviti a partecipare erano stati lanciati - si sarebbe usciti con una proposta ancora migliore. Con questo non vogliamo dire che a Roma non ci siano state idee e non ci sia stata passione, ma il fatto di sedere ai tavoli di discussione con Ministri e parlamentari, darsi del tu e scambiarsi qualche opinione, lo riteniamo molto più costruttivo e molto più efficace. Alla Leopolda le distanze tra politici e cittadini sono state azzerate. Alla Leopolda ci siamo sentiti cittadini attivi.
L’ambizione di voler trattare tutti i temi che riguardano il nostro Paese, e anche l’Europa stessa, è fortissima. Un’ambizione ampia, condivisa con moltissime persone, che ora si traduce in responsabilità di governo.
In conclusione della Leopolda, Renzi ieri ha detto: “Lo abbiamo voluto noi. La Leopolda è nata per cambiare il Paese e ora dobbiamo farlo sul serio.” Questa frase conclusiva ci ha fatto tornare a casa con l’orgoglio di appartenere ad una comunità di gente che propone, discute civilmente e ha voglia di cambiare le cose. Il peso della sfida in atto lo portiamo non con fatica, ma con dignità, fermamente convinti che la politica non è una professione, ma una passione, che non si vive di politica, ma la politica vive grazie a chi la sostiene. Chi vive di politica non fa i conti con l’urgenza delle questioni e ritarda sempre la decisione, perché non sente la necessità del cambiamento. Chi invece si mette a disposizione temporaneamente per un progetto urgente come quello del Pd di oggi, è spinto dal fatto che poi beneficerà dei miglioramenti per la sua famiglia e per la società. Il politico di professione, comunque vadano le cose, rimarrà sempre nel suo privilegio. È giunta l’ora che la politica si apra a chi i problemi li vive e li sente, e la Leopolda è un luogo dove questo avviene concretamente.
Ci rivolgiamo anche alle persone scese in piazza a Roma e che siamo convinti condividano le nostre stesse preoccupazioni per l’occupazione in Italia. Riflettiamo su cosa realmente è giusto in questo momento per creare occupazione e lasciamo da parte dogmi e bandiere del passato. Cerchiamo di pensare con la nostra testa e leggiamo il presente per cambiare il futuro.
Chissà che le nostre proposte ai tavoli non diventino qualcosa di concreto prossimamente. A quel punto la soddisfazione sarà doppia rispetto a quella che già sentiamo nell’aver trascorso un piacevole weekend, confrontandoci con tante persone da tutta Italia e di tutte le età. Tra di noi c’è anche chi, dopo questa Leopolda, si iscriverà al nostro partito.
Grazie per l’attenzione.
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