Fattorie sociali: welfare ed economia a braccetto agricoltura

Agri-asili, agri-nidi, centri per l'infanzia con attività mirate alla scoperta del mondo rurale e dei cicli biologici e produttivi agricoli: nel ddl sull'agricoltura sociale si prevede anche il sostegno a iniziative educative, assistenziali e formative rivolte ai bambini. Un modo per educarli al contatto con la natura e con gli animali da allevamento. Il Ddl sull'agricoltura sociale (a prima firma Alessio Manica, capogruppo provinciale PD) prevede una serie di misure di sostegno alle future fattorie sociali.
L. Cardini, "L'Adige", 31 ottobre 2014


In particolare, prevede che la Provincia agevoli la concessione di beni di proprietà provinciale e dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; che la Provincia adotti misure volte a promuovere l'utilizzo dei prodotti provenienti dalle fattorie sociali; che siano riservati degli spazi ben precisi nei mercati settimanali per la vendita dei prodotti delle fattorie sociali; che le fattorie sociali possano accedere ai contributi pubblici godendo di un punteggio aggiuntivo; che la Provincia organizzi corsi formativi in materia di agricoltura sociale rivolti agli operatori del settore.
Trovare un lavoro è un'impresa. Quasi impossibile se sei disabile, hai problemi psichici, hai avuto dei trascorsi giudiziari, sei stato in trattamento per dipendenze da alcol o droghe. Ma la terra, cui in tanti si rivolgono in tempi di crisi, può dare un futuro anche a persone relegate ai margini della società e dell'occupazione.

A questo mira il disegno di legge numero 50 presentato il 20 ottobre dal capogruppo provinciale del Pd Alessio Manica e sottoscritto da sei consiglieri appartenenti a tre gruppi di maggioranza (Lucia Maestri, Violetta Plotegher, Luca Zeni e Mattia Civico del Pd, Gianpiero Passamani dell'Upt e Chiara Avanzo del Patt), che punta a incentivare l'agricoltura sociale, ossia la destinazione di appezzamenti di terreno a politiche d'inserimento lavorativo e reintegrazione sociale, come a iniziative educative, assistenziali e formative. In Italia, dagli anni Settanta in poi, si stima siano un migliaio le esperienze di questo tipo portate avanti in molte regioni. In Trentino, la materia è quasi del tutto nuova ma da tempo, dal mondo agricolo come da quello sociale, giungono spinte a legiferare in questo senso: basti pensare ai progetti di cui  l'Adige ha parlato qualche mese fa per destinare parte dei terreni ora incolti nelle aree di Mattarello a un meleto biologico, con la partnership della Cooperativa sociale Alisei di Rovereto e della Società Frutticoltori Trento. E alle richieste provenienti da Acli, Fondazione De Bellat e gruppi di genitori di ragazzi disabili, tradotte in incontri con diversi consiglieri provinciali che ora hanno sottoscritto il ddl, assegnato alla Seconda commissione permanente. 

La proposta, suddivisa in sei articoli, tra l'altro chiede proprio alla Provincia di «agevolare la concessione alle fattorie sociali di beni di proprietà provinciale» e a «sensibilizzare gli enti locali», ossia i comuni, a fare lo stesso (articolo 5). Sarebbe questa un'ulteriore spinta al recupero di terreni incolti e improduttivi, al centro anche dell'attenzione di Confagricoltura e Coldiretti.

«Tutto ciò - spiega una nota del Partito democratico - col "valore aggiunto" di offrire benefici inclusivi, favorire percorsi terapeutici riabilitativi e di cura, sostenere l'inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di marginalizzazione, favorire la coesione sociale». Ma le «fattorie sociali», che saranno lo strumento per attuare quanto previsto (art. 2), saranno messe «in rete» (art. 4) e avranno uno specifico marchio (art. 6), non saranno solo un modo per passare il tempo: le numerose esperienze condotte in Italia e in Europa dimostrano infatti che spesso proprio questo tipo di «aziende», realizzate da imprenditori, cooperative agricole e cooperative sociali, raggiungono livelli di alta qualità, sperimentali come biologiche, e che ciò permette ai loro prodotti di stare sul mercato, di essere competitivi e di generare utili. In ultima istanza, di garantire livelli d'assistenza migliori a prezzi minori rispetto al welfare tradizionale. Insomma, una scommessa che coniuga mercato e solidarietà.