Penso che la fine settimana appena trascorsa rappresenti un passaggio importante per il PD e per il Paese. Se a Firenze c’era chi crea lavoro e chi ha responsabilità di garantirlo, a Roma c’erano i lavoratori che il lavoro lo desiderano, lo richiedono, lo difendono, lo riempiono di valori e di dignità.
Ho sempre pensato che il nostro partito fondi la sua esistenza nell’essere una comunità di persone con storie, provenienze, sensibilità, saperi, esperienze, linguaggi diversi.
Fabiano Lorandi, 26 ottobre 2014
Che dall’incontro, dal mescolamento, dal meticciato di tutto ciò tragga la sua forza.
Che la sintesi di tutto ciò - sulla base di orizzonti valoriali condivisi quali il lavoro, l’uguaglianza, il diritto ad avere diritti e doveri, la giustizia e la coesione sociale - debba avvenire all’interno di una forza politica unica e originale nel panorama delle democrazie occidentali.
Non mi piacciono le ipotesi di epurazioni o scissioni, sottese alle dichiarazioni di qualche dirigente nazionale.
Penso si debbano abbandonare i sogni totalitari di assimilazione o espulsione da noi delle differenze sia che ciò avvenga da parte della maggioranza o della minoranza.
In democrazia - anche quella interna ad un partito - le differenze non devono essere abolite ma valorizzate, messe in relazione, senza pretendere di annullarle in una falsa omogeneità.
La vera sfida che abbiamo davanti consiste nel fare diventare le differenze generative di futuro.