Il Pd di Trento incalza il suo sindaco e gli chiede di trascrivere gli atti di matrimonio celebrati all’estero tra persone omosessuali. Di più: il partito «sostiene con convinzione tutti i rappresentanti del Pd nelle istituzioni che si stanno impegnando per l’affermazione dei diritti civili per tutti e contro ogni discriminazione». La mozione è stata approvata tre giorni fa ed è una sferzata per Alessandro Andreatta, che appena pochi giorni fa aveva ribadito il suo no alla trascrizione.
C. Bert, "Trentino", 24 ottobre 2014
«Un atto puramente simbolico con il solo pregio di essere mediaticamente redditizio», aveva argomentato il sindaco di fronte alla scelta di molti sindaci, a partire da Ignazio Marino a Roma, e all’apertura dichiarata anche dal suo collega di Rovereto Andrea Miorandi. Per i contraenti - aveva sottolineato - non c’è alcun beneficio: non in materia di reversibilità della pensione, né di eredità o di possibilità di assistenza in ospedale o di assegnazione delle case popolari. Andreatta aveva auspicato che il parlamento legiferi sul tema, magari su impulso del governo Renzi che ha annunciato un decreto sulle unioni civili sul modello tedesco. E il sindaco aveva in ogni caso ricordato che fino a oggi nessuna coppia gay sposata ha mai richiesto di essere iscritta nel registro in Comune.
Motivazioni di un no che avevano subito provocato la reazione dell’Arcigay: nei prossimi giorni una coppia omosessuale andrà da Andreatta a chiedere di essere registrata. Ma il no del sindaco non è piaciuto neanche a molti dentro il suo partito.
Il coordinamento cittadino l’altra sera ne ha discusso a lungo, «anche al nostro interno ci sono opinioni diverse», ammette la segretaria Elisabetta Bozzarelli. Ma alla fine ha approvato una mozione molto netta in cinque punti, che «invita l’amministrazione comunale a trascrivere gli atti di matrimonio celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso»; esprime sostegno ai rappresentanti Pd che si stanno impegnando per l’affermazione dei diritti civili di tutti e contro ogni discriminazione; sollecita il parlamento a legiferare sulla materia delle unioni civili anche tra persone omosessuali; auspica che in tutte le sedi del partito il tema del riconoscimento dei matrimoni gay e più in generale dei diritti delle coppie omosessuali sia fatto oggetto di riflessioni e campagne d’azione «per colmare quel ritardo culturale che marca il nostro Paese rispetto a tutte le altre democrazie occidentali». Infine chiede che l’assemblea provinciale sensibilizzi tutti i Comuni a guida Pd «affinché vengano adottate soluzioni uniformi sulla trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero».
Elisabetta Bozzarelli, giovane coordinatrice cittadina e consigliera comunale, usa toni pacati ed evita di entrare in contrapposizione diretta rispetto alla scelta del sindaco (del suo partito), che si è mosso in direzione opposta a quella auspicata dal coordinamento. «È vero - osserva - che l’azione legislativa su questa materia è del parlamento, ma le città sono il luogo naturale da dove possono e devono arrivare le spinte innovative, perché sono i luoghi dove le relazioni interpersonali sono più vicine alle istituzioni. Non possiamo stare fermi e ci piacerebbe che Trento andasse in questa direzione». Una spinta al sindaco recalcitrante, dunque, per ricordargli che il suo partito sta con i sindaci che hanno deciso - seppur come gesto simbolico - di dire che gli omosessuali hanno diritto a vedere riconosciute le loro unioni.