Miorandi: "Sì alle nozze gay, necessario forzare la mano"
Andreatta: "Solo la legge annunciata da Renzi può risolvere la questione”.
20 ottobre 2014
MIORANDI
N. Marchesoni "L'Adige", 20 ottobre 2014
«Temo che la strada per il riconoscimento delle nozze gay sarà lunga anche in Trentino Alto Adige. Qualcosa, però, si sta muovendo in senso positivo». A parlare così è l'avvocato Alexander Schuster. Una delle coppie che sabato scorso a Roma si sono viste «validare» il matrimonio da Ignazio Marina la seguiva legalmente lui. «A livello locale alcuni sindaci - afferma -, penso ad esempio al primo cittadino di Bolzano, hanno capito che è indispensabile forzare la mano per riempire un vuoto legislativo che rende l'Italia una nazione poco europea». E rivela: «Nella nostra regione ci sono tante persone che aspettano di vedere finalmente garantiti quelli che sono a tutti gli effetti dei diritti. Mi auguro che le cose migliorino in fretta». Nicola Marchesoni Sta facendo discutere anche in Trentino la decisione del sindaco di Roma di registrare, sabato scorso, le nozze avvenute all'estero di sedici coppie omosessuali. Un gesto eclatante che ha diviso l'opinione pubblica e gli esponenti politici. C'è chi applaude l'iniziativa di Ignazio Marino, chi invece la considera una provocazione e fa sue le parole del ministro degli Interni Angelino Alfano: «La firma del primo cittadino della Capitale da un punto di vista giuridico non vale nulla». Tra questi ultimi si colloca il sindaco di Trento Alessandro Andreatta che, nei giorni scorsi, sull'argomento nozze gay, ha fatto sapere che in materia di matrimoni la competenza è del prefetto. Non la pensa come lui Andrea Miorandi.
«Bisogna risolvere al più presto - spiega il sindaco di Rovereto - quello che è a tutti gli effetti un problema. Impedire a due persone che si vogliono bene, seppur dello stesso sesso, di coronare la loro storia d'amore è una cosa che non sta né in cielo né in terra». E aggiunge: «Da tempo sto studiando insieme ai legali del Comune e ai miei collaboratori un modo per validare alcune nozze, iscrivendole nel registro anagrafe. Voglio soddisfare la richiesta di una coppia che si è rivolta a me per questo».
Non ha paura delle conseguenze che una simile azione potrebbe avere: «Rischio un cartellino giallo dal prefetto? Siamo ormai abituati a prenderne tanti ammonimenti noi amministratori locali». È pronto ad appellarsi a Bruxelles: «Sui diritti delle coppie di fatto e delle nozze gay siamo gli ultimi in Europa. Se Roma non ascolta me, Marino e gli altri miei colleghi che si stanno muovendo per vincere una battaglia di civiltà, lo farà l'Europa. Voglio mettere fine allo scandalo dell'impossibilità per una persona di assistere il suo partner in ospedale solo perché non esistono norme ad hoc».
Miorandi anticipa all'Adige l'intenzione di sensibilizzare sulla questione gli altri sindaci del Trentino Alto Adige: «Dobbiamo fare sinergia. Sarebbe bello dare una lezione anche al Consiglio provinciale che sul rinvio della legge contro l'omofobia ha dato ragione a quanti si allontanano da una politica incapace di dare risposte alla gente». Il presidente del Consorzio dei Comuni Paride Gianmoena ammette che nell'unione tra omosessuali c'è una lacuna legislativa: «Non mi pronuncio su quanto fatto da Ignazio Marino. Certo è che il legislatore deve fare chiarezza, una volta per tutte, su una materia dove la confusione e la mancanza di regole genera situazioni antipatiche».
ANDREATTA
Nozze gay, intervento del sindacoAndreatta: “Solo la legge annunciata da Renzi può risolvere la questione”
Da qualche giorno la stampa scrive che sui matrimoni gay io sto con il ministro Alfano. Oggi su un giornale mi trovo addirittura al centro di una polemica a cui non ho mai partecipato. “Miorandi dice sì alle nozze gay, Andreatta invece dice no” spara secco un titolone. Subito ho pensato a un omonimo, visto che io non ho mai parlato con l'estensore dell'articolo. Invece no, senza saperlo ero proprio io il coprotagonista della disputa.
La posizione del Comune di Trento sulle nozze gay è stata ben espressa dall'assessore Renato Tomasi, che nei giorni scorsi ha rilasciato una dichiarazione quasi ovvia: ad oggi, viste le leggi italiane, la trascrizione di un matrimonio celebrato all'estero tra persone dello stesso sesso non ha alcun valore giuridico. Nel senso che, se noi lo registrassimo, per i contraenti non ci sarebbe alcun beneficio, alcuna conseguenza: non in materia di reversibilità della pensione, né di eredità o di possibilità di assistenza in ospedale o di assegnazione delle case popolari. Dunque, in tema di diritti-doveri, la trascrizione a Trento di un matrimonio celebrato in uno Stato estero equivale a un nulla di fatto.
Si tratterebbe allora di un'iniziativa puramente simbolica, con il solo pregio di essere mediaticamente molto redditizia. Però, come abbiamo già sperimentato nel 2006 con il registro delle coppie di fatto, ai cittadini i simboli non bastano. Basti pensare che, dopo il clamore dei primi tempi, il registro delle unioni civili, legate dunque solo da un vincolo affettivo, è stato del tutto snobbato, come dimostra l'assenza di iscrizioni negli ultimi tre anni (sono state poco più di una ventina in quasi nove anni, oltre la metà nel solo 2006).
Infine, un'ultima considerazione per spiegare l'atteggiamento del Comune di Trento. A differenza di quanto avvenuto a Roma o a Milano, qui ad oggi nessuna coppia gay sposata all'estero è venuta a chiedere la trascrizione del matrimonio all'anagrafe. Anche per questo pensiamo che la cosa migliore sia quella di seguire la strada intrapresa da Matteo Renzi che, subito dopo l'approvazione della legge elettorale, ha messo in agenda un provvedimento sulle unioni civili. Questo sì sarebbe un provvedimento pesante e significativo visto che, secondo le anticipazioni uscite sui giornali, prevede per le coppie di fatto i diritti-doveri del matrimonio tradizionale, dai sussidi fiscali alla possibilità di assistere il proprio partner in caso di malattia.
Senza quella legge, ogni azione dimostrativa, ogni iniziativa di questo o quel Comune serve solo a sollevare il caso, non certo a risolverlo.