Intesa con Roma, tasse tagliate a chi investe

Olivi: "Importante la delega sul credito d’imposta: una leva fiscale che permetterà di ridurre le imposte alle imprese che investiranno in crescita. Il credito di imposta sarà selettivo, in modo da premiare le imprese più virtuose. La riduzione delle tasse può riguardare le aziende migliori e che pagano le tasse".
A. Conte - A. Tomasi, "L'Adige", 17 ottobre 2014


Meno contributi sotto forma di soldi dati alle imprese dalla Provincia. Al loro posto - o meglio al posto di una parte consistente - arriveranno invece i bonus fiscali, con cui le imprese che investiranno o arriveranno in Trentino si vedranno abbassare il peso delle tasse. Il meccanismo previsto nel documento firmato mercoledì a Roma da governo e dai presidenti delle due Province è in fase di definizione e, una volta a regime, rappresenterà una svolta rispetto al sistema di aiuti tradizionali.  
Il sistema attuale Oggi i contributi e gli incentivi per le imprese vengono assegnati sotto forma di versamenti annui per un certo periodo di tempo e rappresentano una uscita di liquidità per la Provincia che, in tempi come questi in cui la cassa è bloccata dal patto di stabilità e dalla crisi, rischia di slittare in avanti causando problemi sia per le casse pubbliche sia per le imprese, costrette ad attendere prima di ottenere l'aiuto.  Il meccanismo futuro La parte del documento siglata a Roma relativa ai bonus fiscali alle imprese prende spunto dal decreto legislativo numero 241 del 1997. Nella norma nazionale si prevede, infatti, che i contribuenti titolari di partita Iva (in questo caso soprattutto le imprese che versano i contributi tramite il modello F24) possano ridurre i versamenti relativi a una serie di imposte, compensandole con eventuali crediti fiscali.
Nel caso della Provincia viene previsto che l'azienda che voglia fare un investimento e chieda un sostegno alle casse pubbliche trentine, lo potrà avere ma non sotto forma di versamento monetario, ma di bonus fiscale. In pratica, l'azienda che ha ottenuto l'ok all'aiuto pubblico provinciale, potrà utilizzarlo, per la quota annua definita e per la durata totale del sostegno, per ridurre la quota di tasse che versa annualmente.  

Le imposte e le cifre in ballo Di fatto la compensazione fiscale, secondo quanto previsto dal decreto nazionale, può avvenire sui nove decimi di competenza della Provincia relativi a Irpef, Ires (tasse sugli utili delle società), Irap, Iva e altri versamenti ancora. Le cifre in ballo variano e dipenderanno da quale quota dei contributi, incentivi e agevolazioni e benefici la giunta provinciale, attraverso la prossima finanziaria, vorrà trasformare in bonus fiscali. I contributi assegnati quest'anno finora, al netto del fondo di rotazione che vale circa 20 milioni di euro, sono pari a circa 16 milioni di euro. Se si allarga lo spettro del bonus fiscale anche ad altri aiuti alle imprese, la quota potrebbe salire a 40-50 milioni di euro annui. 

Cosa cambia per l'impresa L'azienda che ottiene il bonus fiscale lo scala dalle tasse da pagare quando deve presentare l'F24 per Iva, Irpef, Irap e così via. In pratica: se l'azienda ottiene 1 milione di euro di bonus per 10 anni, potrà ridurre di 100.000 euro annue la quota di imposte da versare. Per la Provincia due vantaggi: uno il fatto di non dover impegnare liquidità per l'incentivo, due il fatto che si finanziano imprese che pagano tasse e si riduce il rischio di dare risorse a aziende traballanti o senza prospettive. Vincoli e passaggi in ballo I vincoli restano quelli già oggi in atto per gli incentivi alle imprese e che derivano dalla normativa europea in materia. Ad esempio, per alcuni tipi di incentivo e dimensione di impresa, il limite dell'aiuto è del 15% sulla spesa ammessa, in altri casi, come per i progetti di ricerca, la percentuale è più alta. Prima di poter attuare la compensazione, ora, servono alcuni passaggi: l'ok all'accordo in Parlamento a Roma, il recepimento nella legge finanziaria provinciale, e, soprattutto, un protocollo con l'Agenzia delle Entrate.

Per Alessandro Olivi l'incontro romano - che ha portato alla nuova intesa finanziaria tra Stato e Province autonome di Trento e Bolzano - si è concluso con un per Alessandro Olivi è un pareggio. Il vicepresidente della giunta provinciale e assessore allo sviluppo economico si affida alla metafora calcisitica per commentare l'esito dell'accordo che supera quello di Milano. «Eviterei trionfalismi - commenta, riferendosi alle parole del senatore Franco Panizza - La cosa positiva è che si è raggiunto l'obiettivo della certezza. C'è un percorso codificato che ora ci permette di programmare».
E in questo «l'Olivi pensiero» è in linea con il «Gilmozzi pensiero» (Mauro Gilmozzi, assessore alle infrastrutture). Entrambi dicono che la priorità si chiama crescita. «Dobbiamo pensare all'aumento del Pil - dice Gilmozzi -. L'obiettivo per il 2018-2020 è di arrivare a 500-600 milioni in più di Pil. Abbiamo 400 milioni in meno nel bilancio. Serve un cambio di marcia per arrivare ad un +1,5%». Si prende atto del taglio imposto da Roma e si valutano gli strumenti a disposizione. È finita - fanno intendere i due pezzi da novanta della giunta Rossi - l'epoca dei finanziamenti a pioggia.
«E ora - dice Olivi - con le riduzioni di budget emerge il deficit delle imprese, che c'è sempre stato. Lo strumento principale a cui ci si affida è dunque quello del credito di imposta». Vicepresidente e assessore parlano di un credito di imposta selettivo, che possa premiare le imprese più virtuose. La riduzione delle tasse può riguardare le aziende migliori e che pagano le tasse.
Si parla però di una serie di misure che, messe insieme, potrebbero rappresentare un elemento di attrattiva per le realtà imprenditoriali provinciali ed extra provinciali. Olivi parla di «pacchetto completo», composto da credito di imposta, Irap misurata, provvedimenti anche minimi: «Elementi che possono attrarre chi fa impresa e quindi produrre ricchezza». Mauro Gilmozzi dice che i nuovo quadro finanziario deve rappresentare un'occasione per cambiare. Olivi parla di «manovra shock», di una «serie di provvedimenti detrattivi da definire, in collaborazione (magari con una convenzione) assieme all'Agenzia delle entrate». Lo strumento del credito di imposta dovrebbe quindi rappresentare un ingrediente di un cocktail di misure anticrisi.