Ultimatum PD a Rossi: "Basta rinvii"

Uno si dice «stufo di un clima logorante». L'altra confessa che «visto che questa situazione l'ho vissuta già troppe volte, non riesco nemmeno più a preoccuparmi». Alessandro Olivi e Giulia Robol esprimono le due facce del Pd di fronte all'ennesimo scontro di giunta tra il «loro» assessore Donata Borgonovo Re e il presidente Ugo Rossi.
D. Battistel, "L'Adige", 12 ottobre 2014

Espressioni e stati d'animo diversi che però hanno una volontà comune: chiudere al più presto la partita della «rete ospedaliera». Anzi, al governatore lo dicono entrambi piuttosto apertamente: basta rinvii. «A questo punto - premette la segretaria provinciale Giulia Robol - è chiaro che la rete ospedaliera è un grande problema interno alla giunta».


Come venirne a capo? «È sbagliato l'atteggiamento del presidente Rossi che punta a posticipare la discussione. Anzi, l'unico modo di risolvere il problema è parlarne. Solo se lo si affronta, anche animatamente, all'interno della giunta pur partendo da posizioni diverse si può trovare una mediazione. Altrimenti, i continui rinvii non portano a nulla, se non ad alzare ancora di più i toni dello scontro».

Per Robol, insomma, il problema non è politico, bensì istituzionale e va risolto in giunta. «Finché non si chiudono dentro una stanza e non affrontano la questione, anche urlando, si continuerà così» sintetizza la segretaria democratica. La quale si dice disponibile anche ad un confronto di maggioranza «se può servire a risolvere la questione». Sottinteso: non serve «perché tutti sappiamo qual è la posizione del Pd, a sostegno della sua assessora». Dunque non v'è altra soluzione che quella alla «democristiana»: chiudersi in sala giunta, sputarsi addosso veleni ed accuse e poi uscirne con il sorriso in volto e una posizione unitaria. Un compromesso, insomma. 

E se Rossi puntasse allo strappo per avere la scusa di sfiduciare l'assessore? «Dubito che voglia arrivare a quello. Chiaro che se lo fa sentirà tutta la contrarietà del partito. Borgonovo Re ha avuto un alto consenso e il presidente non deve dimenticarsene».
Intanto, sull'ennesima frizione tra l'assessora alla sanità e il governatore interviene anche il vicepresidente della giunta Alessandro Olivi, con una nota ufficiale in cui cita anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa («Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente») per ribadire che «andando avanti così nulla cambierà». La prima critica è per Rossi e per l'Upt, accusati di «spostare il confronto dal merito delle questioni al mero calcolo politico» (leggi voti nelle valli). Per Olivi il progetto della nuova rete ospedaliera è un tema importante «ma non è certo la priorità del governo di questa Provincia. Altre sono le preoccupazioni più forti, oggi, a partire dalla mancanza di lavoro». Eppure constata che «ci si sta attorcigliando in una sterile contrapposizione tra innovatori e conservatori con sullo sfondo le elezioni amministrative».

Chi vincerà? Per il vicepresidente chi vuole che nulla cambi. «Perché è nemico del cambiamento sia chi vi si oppone per principio ma anche chi, pur invocandolo, non crea le condizioni perché si realizzi.
Sono stufo di questo clima logorante fatto di scorribande, accelerazioni e frenate, annunci, spot. Non si fanno riforme in questo clima. Il riformismo richiede radicalità nei principi e gradualità nei processi».
In conclusione una punzecchiatura a Borgonovo Re: «Confronto, lealtà e volontà di decidere costituiscono gli elementi di una grammatica politica che si è persa e dovrà essere al più presto ricomposta». Della serie: più cautela nelle dichiarazioni.





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Borgonovo Re non si sono mai presi), la tensione legata al piano di riforma degli ospedali ora diventa elemento di scontro politico nella coalizione di centro sinistra autonomista. La segretaria del Pd Giulia Robol giudica «inaccettabile» lo stop imposto d’imperio da Rossi all’iter della riforma e chiede che la discussione sul riordino degli ospedali ritorni sul tavolo della coalizione: «A questo punto - spiega - il confronto dev’essere riaperto».

Segretaria Robol, dopo il brusco stop imposto dal presidente Rossi al piano di riforma dell'assessore Borgonovo che cosa dobbiamo attenderci?

Guardi, a me pare che la situazione stia davvero degenerando. Esistono due questioni sul tavolo, una di metodo e una di merito. Posso ammettere che su quella di metodo forse ci si poteva muovere in modo più cauto, ma quando si parla di salute dei cittadini quello che conta è il merito e il problema della riorganizzazione della rete ospedaliera non è più eludibilie.

Dice che il presidente Rossi sta prendendo tempo?

Su un tema così delicato il presidente non può pensare di cavarsela dicendo: adesso non se ne parla più finché non lo decido io.

Però ammetterà che a volte la forma è sostanza. Non si può andare a dire a una comunità di punto in bianco “vi chiudiamo l'ospedale”...

Concordo, ma men che meno si può ora dire che non se ne parla più. Il presidente deve trovare una soluzione, non la può eludere trincerandosi dietro questioni di metodo. In questo modo, anzi, il problema si amplifica.

Questo stop d'autorità di Rossi pone anche questioni di rapporti tra alleati. Il Pd, il maggiore partito della coalizione, può accettare questo metodo?

Il metodo di Rossi è inaccettabile. Rispetto ai quattro anni di lavoro assieme che ci aspettano, la soluzione non può essere come quella di imporsi agli alleati.

Il contenuto del piano di riordino degli ospedali è noto. Perché allora assistiamo a questo continuo stop and go? C’è il timore di scelte impopolari in vista delle elezioni comunali del prossimo anno?

Scelte così importanti per la gente vanno metabolizzate. Ma i continui stop sono dannosi. Piuttosto pensiamo ad una forma di applicazione graduale del riordino, ma dobbiamo andare avanti.

Ha parlato con l’assessora Borgonovo Re?

Sì, è molto motivata nel proseguire con la sua riforma.

Quali modifiche del piano il Pd può accettare?

E’ fisiologico che si trovi una mediazione, ma non si può snaturare il processo di riorganizzazione. A Rossi chiedo di riportare in maggioranza la discussione. Troviamo un compromesso e andiamo avanti uniti. Siamo pronti al dialogo ma non accettiamo veti a prescindere dagli alleati. E poi a Upt e Patt, che tanto criticano l’assessora Borgonovo, chiedo: ma quali sono le propose alternative? Io non ne ho ancora sentite».