Una sessantina di amministratori locali e rappresentanti dei circoli del Pd ha partecipato ieri sera a un incontro in cui l'assessora provinciale Donata Borgonovo Re ha spiegato il piano di miglioramento dell'Azienda sanitaria approvato nella scorsa legislatura, e le linee guida sulla rete ospedaliera.L. Patruno, "L'Adige", 8 ottobre 2014
Faccia a faccia ieri sera nella sede del Partito democratico a Trento fra l'assessora provinciale alla salute, Donata Borgonovo Re , e gli amministratori locali del Pd preoccupati per il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e la paventata chiusura dei punti nascita.Tra loro c'era anche l'assessore della Comunità delle Giudicarie, Luigi Olivieri, che ha raccolto le firme contro la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Tione, dove nascono solo 170 bimbi l'anno, con conseguenti problemi di qualità e sicurezza, e un parto costa 10 mila euro, ovvero quattro volte più di un parto al S.Chiara di Trento. Ma l'assessora, pur dicendo che sui punti nascita la giunta deve ancora decidere, non ha arretrato, anzi ha confermato che il suo piano, in base ai dati, prevede che non si partorisca più a Tione ma neanche a Cavalese e pure Arco è in forse. Luigi Olivieri ribadisce la posizione di chi non vuole rinunciare al punto nascita di Tione e sostiene: «Oggi il 50% delle partorienti sceglie un altro ospedale perché si è andati in giro a dire che Tione non è sicuro invece per me lo è. Se recuperiamo questo 50% dando lo stesso servizio che c'è a Cles o a Arco, anche dal punto di vista economico il costo sarebbe in linea, meglio di Cavalese. Noi chiediamo solo di essere trattati come gli altri e non discriminati. Se il problema è il costo, allora si faccia come in Alto Adige dove l'assessore Stocker vuole chiudere non uno ma tutti i punti nascita».La segretaria del Pd trentino, Giulia Robol, sulla rete ospedaliera e i punti nascita dice: «Io insisto sul fatto che debba essere garantito un trattamento equo di tutti i territori facendo un ragionamento generale in cui si considerano la sicurezza, le risorse economiche e la prospettiva della sanità nei prossimi 10 anni. In questo modo penso che anche le decisioni più difficili sarebbero comprese superando le paure e le ansie degli amministratori e dei cittadini».«Mi spiacerebbe - prosegue Robol - che la giunta non riuscisse ad arrivare a una decisione sui punti nascita. Non può eludere il problema, che esiste visto che Stocker propone una cosa analoga. Ma invece di parlare solo del punto nascita di Tione si deve fare un ragionamento complessivo su tutti i punti nascita per spiegare al territorio perché accettare una scelta coraggiosa. È chiaro che a Tione possono dire chiudete il punto nascita di Rovereto perché è più vicino a Trento, tutto è relativo. Ma naturalmente non sarei d'accordo».Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, sta attento a non anticipare una posizione netta nel merito, visto che la giunta deve ancora esprimere una parola definitiva, ma comunque dice subito: «Personalmente opero affinché le proposte che la collega Borgonovo Re farà al termine di questo lungo percorso di ricognizione e confronto vengano approvate. Non è neppure immaginabile che su argomenti come quelli in discussione la giunta si possa dividere».Poi Olivi aggiunge: «Le scelte che andremo a prendere non potranno essere "impaludate" da veti e forze centrifughe che vogliono solo mantenere le cose come stanno. Costruire una rete ospedaliera significa saper coniugare la qualità con la sussidiarietà, finalità per nulla contrapposte».In ogni caso, per il vicepresidente della Provincia: «Sul tema della rete ospedaliera si è venuta a creare una sproporzione enorme tra il merito delle questioni concretamente in gioco e l'esasperazione del dibattito politico che ne è derivato. Sono certo che se oggi chiedessimo ai cittadini trentini di trasmetterci quali sono le principali loro preoccupazioni per il futuro e le priorità del governo provinciale, il tema dei punti nascita e delle mammografie sarebbe certamente derubricato rispetto all'enfasi di queste settimane». Secondo Olivi dunque ora: «La vera sfida è quella di non isolare alcun presidio sanitario e di investire sulla non autosufficienza di ognuno di essi. Questo alla fine è il concetto di rete. E la sostenibilità deve essere raggiunta non solo attraverso tagli ed efficientamenti ma anche con la mobilità di funzioni e competenze. Al Pd compete la responsabilità di contrastare ogni tentazione, anche elettoralistica, di dividere il Trentino in centro e periferia»LEGGI ANCHE:"Rete ospedaliera. Alcune riflessioni" - di Alessandro OliviSul tema della rete ospedaliera e del progetto di miglioramento dei servizi sanitari in senso più ampio, si è venuta a creare una sproporzione enorme tra il merito delle questioni concretamente in gioco e l’esasperazione del dibattito politico che ne è derivato.Sono certo che se oggi chiedessimo ai cittadini trentini di trasmetterci quali sono le principali loro preoccupazioni per il futuro e la priorità da affidare al lavoro della politica e del governo provinciale, il tema dei punti nascita e delle mammografie sarebbe certamente derubricato rispetto all’enfasi di cui si è caricato in queste settimane.Questo anche perché il sistema sanitario trentino, pur con tutti i miglioramenti costanti che vanno apportati, resta di assoluta qualità e non ha bisogno di rivoluzioni.La Giunta a brevissimo deve chiudere il confronto e giungere a decisioni concrete non dilatoria.Personalmente opero affinché le proposte che la collega Borgonovo Re farà al termine di questo lungo percorso di ricognizione e confronto, vengano approvate.Non è neppure immaginabile che su argomenti come quelli in discussione la Giunta si possa dividere. Sarebbe imbarazzante e sintomo di una fragilità politica molto seria.Chiudiamo questa partita dunque e concentriamoci su quelle che sono le vere emergenze di questo tempo: il lavoro e la crescita debole del sistema trentino che rischia di peggiorare ancora di più la tenuta prospettica della finanza pubblica.Non entro nel merito delle singole decisioni ancora da assumere perché non sarebbe corretto nei confronti di chi è chiamato a fare ora la sintesi e presentare una proposta definitiva.Mi limito pertanto ad una valutazione di carattere “politico”.Le scelte che andremo a prendere non potranno essere “impaludate” da veti e forze centrifughe che vogliono solo mantenere le cose così come stanno.Costruire una rete ospedaliera significa saper coniugare la qualità con la sussidiarietà, finalità per nulla contrapposte.Per fare questo serve la politica e non solo la tecnica, che a volte mi sembra prevalere in questa discussione.Ad una forza politica come il PD compete la responsabilità di contrastare ogni tentazione, anche elettoralistica, di dividere il Trentino tra centro e periferia.La vera sfida è quella di non isolare alcun presidio sanitario e di investire sulla non autosufficienza di ognuno di essi. Questo, alla fine, è il concetto di rete!E da ultimo la questione delle risorse.Prima dobbiamo scegliere quale modello di sanità ci prefiguriamo per i prossimi dieci anni e poi verificare se e come questo è finanziariamente sostenibile.Tale sostenibilità deve essere raggiunta non solo attraverso tagli ed efficentamenti ma anche mediante una mobilità di funzioni e competenze.
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