ROVERETO «Girano infinite chiacchiere: le sento anche io. Ma questo sono: solo chiacchiere. Il Pd è compatto nel ritenere indispensabile un ripensamento del modello di governo della città che tenga conto del quadro economico e sociale radicalmente mutato. Nella convinzione che il lavoro debba essere la priorità assoluta della prossima legislatura. Ma la stessa compattezza nel partito democratico roveretano c’è nel ritenere che Andrea Miorandi debba essere il prossimo candidato sindaco. O almeno, che il suo sia l’unico nome da presentare alle altre forze della coalizione di centro sinistra autonomista. E il 13, alla riunione coi vertici provinciali di Upt e Pt, sarà questa la nostra proposta».
"Trentino", 2 ottobre 2014
Fabiano Lorandi smentisce qualsiasi frattura ed esclude possibilità diverse: nessuno le ha proposte e sostenute, non sono all’ordine del giorno dei lavori. Ma le voci che darebbero Alessandro Olivi e Giulia Robol come possibili alternative? «Voci, appunto. Il vicepresidente della Provincia, con delega a lavoro e sviluppo economico, in una fase delicata come questa proprio dal punto di vista occupazionale? Ma ci rendiamo conto di cosa significherebbero le sue dimissioni in termini di equilibri di maggioranza ed anche di gestione di questo momento per molti versi drammatico anche in Trentino? E la segretaria del Pd, eletta con le primarie pochissimi mesi fa, potrebbe allo stesso modo dimettersi per fare il sindaco? Sono entrambe ipotesi non solo infondate, ma anche irrealistiche».
Sicuro sicuro? «Posso aggiungere che li ho sentiti entrambi ed a precisa domanda hanno entrambi risposto che escludono di essere possibili candidati. Non se ne parla proprio: è fantapolitica». Quindi avanti con Andrea Miorandi. «Il suo è il nome che noi porteremo alla coalizione. Assieme alla richiesta di aprire un percorso che ci porti a convergere sul nome del candidato sindaco partendo da una analisi approfondità dell’esperienza amministrativa che si avvia a concludersi. Il modo può esser e uno solo: partire dal programma del 2010 e verificarne l’attuazione.
La mia convinzione è che il giudizio dell’azione di governo non possa che essere positivo. Se anche il resto della coalizione è della stessa opinione, questo può essere il punto di partenza per elaborare una nuova proposta programmatica comune, che tenga conto delle emergenze di questo momento: l’aumento dei bisogni dei cittadini e la riduzione delle risorse. E che ponga il lavoro come assoluta priorità. E’ su questo che stiamo lavorando come Pd, non certo sulla nostra proposta del candidato sindaco, che non è in discussione. Poi la decisione spetta alla intera coalizione. Che ovviamente può portare anche nomi diversi. Ma motivando con argomenti coerenti un eventuale no alla riconferma di Miorandi».
IL DIBATTITO INTERNO
Laezza: «Si discute soltanto di nomi Non è questo il Pd di Renzi»
ROVERETO Non c’è un dibattito dentro il Pd sul candidato sindaco, ma «sul modo in cui viene gestito il naturale percorso che un partito dovrebbe intraprendere prima di un appuntamento elettorale». Lo dice Marco Laezza, smentendo di essere un sostenitore dell’ipotesi Olivi. «Sia Miorandi che Olivi sarebbero ottimi candidati sindaci - dice - ma la riconferma di un sindaco non si vede a Rovereto da decenni e questa potrebbe essere un’occasione». Ma taglia corto: non è questo il punto. E non vuole in alcun modo entrare «nelle squadre di tifosi che si stanno creando attorno alle varie figure».
E’ di politica interna al partito il problema. «Giovedì - scrive Laezza - è stata declassata una questione politica di gestione del partito e di perplessità nei confronti della segreteria con una riorganizzazione in vista della campagna elettorale, bypassando l’analisi autocritica degli ultimi anni. Non si vuole intraprendere un percorso normale di discussione e di apertura, che farebbe bene in primis all’attuale sindaco e alla giunta, Ho notato quella sera più paura di scissione che voglia di rimettersi in discussione, magari arrivando comunque allo stesso risultato di riconferma del sindaco attuale. Ho votato quel documento per non creare scissioni, ma non sono convinto del risultato di questa decisione». Cosa vorrebbe Laezza? Un maggiore ascolto della città. «Ci possono essere critiche? Elogi? Questo non si sa ancora e si rischia di presentarsi all’appuntamento con una proposta debole». Invece si discute solo di nomi. Con un Pd cittadino - dice - «lontano anni luce dal partito che invece a livello nazionale sta cambiando il Paese con un nuovo entusiasmo e una maggiore credibilità nazionale e internazionale». Se questo rimarrà il percorso di avvicinamento al 2015, conclude, «annuncio già che non ne farò parte».