Riforma istituzionale, PD: non bastano le fusioni

Il disegno di legge di riforma istituzionale Daldoss-Rossi sarà approvato domani dalla giunta provinciale, soprattutto perché il tempo stringe per portare il testo in consiglio provinciale entro novembre. Ma nel centrosinistra autonomista restano non poche perplessità e Pd, Upt e Patt già sono pronti a chiedere modifiche. 
"L'Adige", 29 settembre 2014


Fusioni, al Pd non basta. «È vero - dichiara  Giulia Robol, segretaria provinciale del Pd - che Daldoss ha recepito la nostra richiesta di alzare da 3.000 a 5.000 abitanti l'obbligo di gestioni associate per i Comuni, ma ha mantenuto la possibilità di deroga per i Comuni che si fondono arrivando a 2.000 abitanti. Ecco, per noi o si elimina questa deroga o si alza la soglia della fusione a 4.000 abitanti, altrimenti si vanifica l'obiettivo delle gestioni associate. Un Comune di 2.000 abitanti è ancora troppo piccolo». Quindi in commissione il Pd cercherà di modificare questo punto.

L'altra questione riguarda il modello Comune-Comunità. Il testo prevede la nuova definizione di «area geografica» all'interno del territorio della Comunità, nella quale se i Comuni si fondono in un unico Comune possono assumere le competenze della Comunità. «Questo modello - sottolinea Robol - punta a spingere le fusioni perché la Comunità avrà la titolarità della gestione diretta della finanza per gli investimenti e i piani di territorio e i Comuni avranno interesse a riappropriarsene ma per questo devono essere grandi. Mi pare che nel testo questa possibilità sia un po' opacizzata». Robol è critica anche sullo status per Rovereto. 

Per il Patt troppi 5.000 abitanti. La richiesta del Patt va in direzione opposta come spiega il segretario Franco Panizza: «Sul limite dei 5.000 abitanti per le gestioni associate dobbiamo considerare la discussione aperta perché ricordo che è proprio su queste gestioni associate obbligatorie che la riforma è fallita. Per noi è troppo alto. Noi diciamo sì alle fusioni, che questo disegno di legge incoraggia, ma temiamo che la riforma produca un'azione centralista, che vanifichi il coinvolgimento territoriale. Che i grandi Comuni possano assumere il ruolo delle Comunità non è un'idea sbagliata ma non può essere imposta». 

Pd polemico sui piccoli Comuni. Il capogruppo provinciale dell'Upt,  Gianpiero Passamani, non rinuncia a una frecciata polemica: «Questa non è la riforma delle Comunità di valle ma dei Comuni. Non so se i 135 sindaci che si erano ritrovati a Ravina contro le Comunità hanno capito che la direzione verso cui spinge questa riforma è che si arrivi a 40-50 Comuni in Trentino dagli attuali 217. L'Upt con le Comunità di valle aveva cercato di trovare una soluzione più soft offrendo ai piccoli Comuni la possibilità di continuare a esistere e nello stesso tempo di garantire servizi e gestire competenze tramite le Comunità».  L.P.