Fare le fusioni diventa più semplice

Facilitazioni e incentivi per i comuni che spontaneamente arriveranno alla fusione. Ma anche strumenti per attivare i processi forzatamente dall'alto nel caso che i piccoli municipi non si muovano verso l'accorpamento di loro iniziativa. La giunta regionale ha approvato gli emendamenti al disegno di legge sugli enti locali che andrà in discussione in Consiglio attorno alla metà di ottobre.
D. Battistel, "L'Adige", 25 settembre 2014


Già oggi pomeriggio comunque, la proposta e le relative modifiche saranno all'attenzione della commissione regionale presieduta da Walter Kaswalder.Gli emendamenti «validati» dalla giunta riprendono la proposta approvata qualche tempo fa anche dal Consiglio delle autonomie.

Il primo passaggio riguarda l'abbassamento del quorum. La nuova legge conterrà la norma per cui un referendum sarà dichiarato valido nel caso abbia votato il 50 per cento più uno di coloro che hanno preso parte alla precedente consultazione amministrativa. Di fatto, si toglie dal calcolo per il quorum la fetta di coloro che pratica l'astensione.

In secondo luogo si prevede che se un Consiglio comunale non vota l'adesione al referendum, è comunque possibile indire la consultazione assieme ai comuni limitrofi se lo chiede almeno il 10 per cento dei cittadini.
Inoltre si spostano i tempi per le delibere dei Consigli comunali di adesione ai referendum a fine marzo 2015 (nella precedente versione la data limite era settembre). Se entro quella data i comuni dell'ambito che vuole fondersi decidono di organizzare il referendum esso potrà essere fatto entro luglio ma quasi certamente contestualmente con le altre elezioni comunali, previste nel prossimo maggio. Se nella consultazione popolare vinceranno i sì alle fusioni le giunte e i consigli in carica saranno automaticamente prorogate per un anno, per permettere di andare al voto per il comune unico nel maggio 2016. Se vinceranno i no, le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni si terranno a novembre 2015.

Le ultime due norme interessano molto i comuni del Primiero, che in queste settimane stanno discutendo il loro futuro, e hanno l'obiettivo di incentivare anche Siror (finora il più titubante) ad accettare la proposta di fusione con Tonadico, Transacqua, Fiera e Sagron Mis. Le modifiche al disegno di legge, comunque sono attese con interesse anche nelle Giudicarie, in valle di Sole, in Bassa Valsugana e nel Tesino. Se questi primi quattro emendamenti traggono forza e giustificazione fin da subito, l'ultimo avrà un effetto che si misurerà da qui a qualche anno. Quattro, per la precisione. In esso infatti si dice che se entro il 2018 i comuni sotto i mille abitanti non avranno attivato un percorso per arrivare alla fusione con i paesi la Provincia, potrà essere la Regione a chiedere il referendum.

«Si tratta di una serie di emendamenti a rinforzo della riforma - spiega il presidente della Provincia di Trento (e in questi primi due anni e mezzo della legislatura anche della Regione) - per fare in modo che tutto il sistema dei comuni sia maggiormente orientato alla fusione. Ma l'obiettivo è anche quello di indirizzare risorse della Regione verso la fusione più che sulle unioni e l'allungamento del periodo utile per organizzare i referendum».
Oggi, come detto, gli emendamenti saranno presentati e discussi in commissione regionale.

Ieri, intanto in giunta regionale è stata approvata la prima tranche delle risorse del fondo regionale da 200 milioni di euro per lo sviluppo da assegnare alle due Province. Per il momento sono stati staccati due assegni, ognuno dall'importo di 30 milioni.

LEGGI ANCHE: "Fusioni comunali, referendum obbligatori", "Corriere del Trentino", 25 settembre 2014