ROVERETO Il taglio di 120 lavoratori su settanta da parte di Arcese con chiusura del «piazzale» (punto base di mezzi e autisti) di Rovereto è stato annunciato a Roma lunedì. Sollevando l’indignazione dei Cobas, che ricordano i cospicui finanziamenti che Arcese ha avuto dalla Provincia in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali. «E’ verissimo - dice l’assessore Alessandro Olivi - e aggiungo che non accettiamo deroghe d’imperio agli impegni presi. Gli accordi sono ancora pienamente in vigore. Una riduzione così drastica e significativa se fosse confermata sarebbe semplicemente inaccettabile». "Trentino", 25 settembre 2014
Lo stesso Olivi ha sentito ieri l’azienda. Ed il quadro che è stato tracciato e diverso, almeno dal punto di vista dei lavoratori roveretani. Il loro numero, dice lo stesso Olivi, dovrebbe essere tra i 40 e i 45 e non sarebbero licenziati, ma ricollocati. Venticinque dopo un corso di formazione a spese di Arcese, in una azienda trentina che occupa di trasporto di persone, gli altri all’interno della stessa Arcese, ma nel ramo che si occupa di cartiere. E’ la proposta che Arcese intende sottoporre al sindacato al prossimo incontro. Ma la Provincia come la valuta? «Dal punto di vista dei singoli lavoratori può essere una soluzione valutabile positivamente, ma dal nostro no, o almeno non da sola. Nel senso che l’esclusione di licenziamenti è il requisito minimo indispensabile perché ci si possa mettere ad un tavolo, ma non è certamente una risposta sufficiente. La Provincia ha investito molto su Arcese facendo un discorso di prospettiva, con la condizione che non solo il polo trentino dell’azienda non fosse smantellato, ma che anzi diventasse il fulcro delle attività più moderne: la logistica, l’autostraporto innovativo. Quei comparti che sembrano avere più futuro. L’indebolimento dell’asset non può rientrare in quell’accordo, nemmeno se i lavoratori sono ricollocati altrove». E quindi? «Quindi così com’è la decisione di Arcese per noi è inaccettabile. Se possiamo considerarla l’apertura di un confronto, e quindi un punto di partenza per una discussione complessiva, il discorso può cambiare. Ma Arcese non pensi di cavarsela con la sola ricollocazione del personale che deciderà di tagliare. Se ci siederemo ad un tavolo sarà per ridefinire l’accordo siglato allora in una trattativa nella quale sappiamo di avere dei diritti da far valere. Il taglio di 40 posti di lavoro può anche non essere un tabù, ma a questo punto prolungando nel tempo l’obbligo di mantenimento dei nuovi livelli occupazionali e rafforzando le garanzie di potenziamento del polo trentino puntando meno sui camion e più sulla logistica».
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