OMOFOBIA, esame del ddl a oltranza. L'intervento di MATTIA CIVICO: "Nessuno si dovrà più vergognare"

CIVICO: "La mia priorità, in termini generali, è agire affinché ognuno possa sentirsi pienamente parte di questa comunità. E possa essere chiamato dunque a dare il proprio massimo contributo. Ma questa lealtà tra individuo e comunità si fonda sul riconoscimento e sulla dignità. In una parola: sull’appartenenza"



Ci hanno provato ancora, sperando nel bis di martedì, quando la richiesta alla giunta di comunicazioni urgenti sulla questione mammografia era andata a segno. Con il risultato di bloccare per un’intera giornata l’aula, senza che l’ordine del giorno potesse fare un solo passo avanti. Ieri per le opposizioni è invece andata diversamente: l’informativa chiesta dal leghista Civettini sul caso Gallox è stata “risolta” dalla giunta non in aula, ma attraverso una sospensione di un’oretta, con Olivi a informare i consiglieri nella saletta commissioni.


Dunque, evitando le lungaggini di un dibattito che peraltro, sul caso specifico, il Consiglio aveva già affrontato pochi giorni fa. Ma nel frattempo, per il disegno di legge sull’omofobia, la Conferenza dei capigruppo aveva già stabilito il da farsi: avanti a oltranza, come previsto.
La proposta del presidente del Consiglio Dorigatti, accolta dai gruppi, va comunque nel segno della gradualità: niente seduta notturna, ma chiusura lavori non alle 18.30 bensì alle 19 (così già ieri). Con l’aula però già convocata anche per oggi, domani, domenica e lunedì, sempre con orario 10-13 e 15-19. Solo dopo questo primo tour de force, quando si sarà capito che aria tira, si verificherà come procedere. Già, perché su tutto gravano quasi 1.500 emendamenti dell’opposizione: per il cui esame servirebbero intere settimane.
"Trentino", 19 settembre 2014


INTERVENTO DI PRESENTAZIONE DEL DDL “Misure di contrasto all’omofobia”

18 settembre 2014 – cons. Mattia Civico


Non siamo una strada, né malinconia, un treno o una periferia, 

non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita.

Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro,

lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo... 

Si fa a strisce il cielo e quell' alta pressione è un film di seconda visione,

è l' urlo di sempre che dice pian piano: "Non siamo, non siamo, non siamo..."

 

 

I versi sono quelli della canzone di Guccini, “Quello che non”. Per raccontare cosa è l’uomo, l’essenza della sua natura, l’autore sceglie di farlo per sottrazione: troppo arduo definirlo esattamente, in positivo, canta quindi nei suoi versi tutto ciò che l’uomo non è. “Quello che non”.

In queste ultime settimane abbiamo letto e sentito molte posizioni su questo testo unificato e avrei la tentazione di seguire il consiglio di Guccini e di raccontarvi tutto ciò che questo ddl non è. Non è una legge sulle unioni di fatto, non è una norma sulle adozioni, non scardina niente, non offende nessuno, non limita la libertà di educazione, non c’entra con Scalfarotto e non propaganda, non favorisce il contagio e non sostiene ipotetiche e misteriose ideologie gender.

Ma penso che sia più giusto, anche visto il tema, affrontare invece ciò che il testo è, il suo esatto contenuto e la sua “identità”. E d’altra parte dirsi ciò che è, o ciò che si è, in positivo, senza negare il contenuto e senza doverlo rappresentare per differenza o sottrazione è coerente con il contenuto e gli obiettivi stessi di questo testo. Non è una vita piena quella che si basa sulla negazione o sulla sottrazione.

Dunque: quello che è.

Questo testo è innanzitutto il frutto di una proposta di iniziativa popolare. Nell’estate del 2012 il comitato Firmalove raccoglie le firme per presentare al consiglio provinciale un disegno di legge riguardante le misure di contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Ne basterebbero 2.500, ma nei 60 giorni previsti, in piena estate, ne raccoglie quasi 7.000. Il tema ci viene posto dunque innanzitutto dai cittadini, secondo le regole che ci siamo date.

A questo ddl, nella scorsa legislatura si affianca un secondo ddl di iniziativa consiliare, sottoscritto da tutti i partiti di maggioranza, la stessa attuale, ed alcuni consiglieri di minoranza. Nasce un tavolo tecnico per l’unificazione dei testi e ne nasce una proposta unica.

Nella nuova legislatura, sopravvivendo unicamente il testo di iniziativa popolare, viene ridepositato il ddl di iniziativa consiliare, affinché il dibattito potesse ripartire dalla mediazione precedentemente raggiunta.

E’ un testo sul quale c’è stato ampio dibattito, fuori e dentro le istituzioni. Vista la delicatezza dell’argomento si è cercato in questi due anni di ascoltare il più possibile. E di chiarire in ogni sede obiettivi e strumenti contenuti nel ddl. In commissione, attraverso le audizioni, ma anche in incontri pubblici. Io personalmente ho partecipato a dibattiti anche con quelle realtà che fin da subito si erano mostrate le più contrarie. Ricordo un dibattito con il Movimento per la vita e le Sentinelle in Piedi al termine del quale li ho sollecitati a portare il loro punto di vista in audizione. Non c’è prova di forza o imposizione, ma c’è sempre stato profondo rispetto e ascolto, anche delle posizioni diverse. E gli ultimi emendamenti lo dimostrano. Il Forum delle associazioni familiari, lunedì sera durante una trasmissione televisiva, pur non esprimendo un giudizio netto e definitivo né a favore né contro, dopo due anni di dialogo e di lavoro costruttivo, ha riconosciuto che questi emendamenti vanno nella direzioni di quanto loro avevano richiesto in Commissione.

È un testo su cui non possiamo commettere l’errore di fare astrazioni o di argomentare in maniera ideologica. O maneggiando cifre di statistiche o ricerche come oggetti inanimati. Proviamo a parlare di persone omosessuali, invece che di omosessualità. Di diritto all’affettività e alla piena dignità personale, invece che di modelli ideali o di normalità peraltro non proprio corrispondenti alla realtà. Le persone omosessuali esistono, come esistono le persone transessuali o intersessuali. Esistono famiglie che si sono scomposte e si ricompongono sulla base di un differente orientamento sessuale. Esistono. Sono parte. Cosa diciamo loro, in questi giorni? Quando parleremo di omosessualità, parleremo a loro. Proviamo ad affrontare l’argomento senza incorrere nel giudizio morale, consapevoli che l’orientamento affettivo e sessuale non è un capriccio dei nostri tempi, una scelta arbitraria dell’individuo, ma la ricerca a volte anche dolorosa di una propria verità.

È un testo che individua strumenti per contrastare le discriminazioni. Se è vero come è vero, e spero che su questo si sia qui tutti d’accordo, che l’omosessualità e l’affettività orientata verso persone del proprio sesso non è un crimine e neppure una malattia, non possiamo permettere che le persone che intraprendono percorsi già di per sé non semplici, debbano essere oggetto di violenza verbale o di limitazioni della propria partecipazione alla vita della comunità. Possiamo individuare strumenti e definire percorsi affinché nessuno debba sentirsi sbagliato o debba nascondere ciò che è e ciò che vive.

La mia priorità, in termini generali, è agire affinché ognuno possa sentirsi pienamente parte di questa comunità. E possa essere chiamato dunque a dare il proprio massimo contributo. Ma questa lealtà tra individuo e comunità si fonda sul riconoscimento e sulla dignità. In una parola: sull’appartenenza. Fintanto che vi saranno persone che sono o si vivono ai margini, che si trovano nella condizione di nascondere una parte importante della propria esperienza umana, saremo tutti noi ad essere più deboli e più poveri. Perché le relazioni interpersonali che negano la dimensione dell’affettività non sono relazioni piene e vere. Il solo fatto di aver partecipato attivamente alla discussione pubblica su questo tema mi ha permesso di conoscere e ri-conoscere persone di cui ignoravo la dimensione affettiva e l’orientamento sessuale. Persone a me anche molto vicine. Vi assicuro che quando si creano le condizioni per potersi raccontare ciò che profondamente si è, si scopre una autenticità più piena. 

D’altra parte, come mai può essere una relazione nella quale uno dei due non racconta la propria dimensione affettiva, con chi vive quotidianamente, con chi condivide sogni e desideri? E che per paura del giudizio soffoca invece quella parte di sé?

Questa norma è anche di sostegno alle famiglie tradizionali. Non è una provocazione. Non prendetela così. Ma i figli omosessuali sono figli delle nostre famiglie. Non sono partoriti dalle associazioni e non vengono da Marte. E la ricerca del proprio “posto giusto” è necessariamente una ricerca che interroga tutta la famiglia. E se in questo percorso vi è l’esperienza della discriminazione, è spesso una violenza subita da tutta la famiglia. Perché un padre deve assistere al fatto che il proprio figlio viene sbeffeggiato o fatto oggetto di angherie per il proprio orientamento sessuale? Perché una madre deve assistere al fatto che la ricerca del lavoro risulta in alcuni casi una umiliazione costante? Leggetevi il contributo portato in commissione da un papà che ha raccontato con generosità il proprio vissuto e ci ha rivolto la richiesta di lavorare perché nessuno debba più vergognarsi o negare o subire. Non vivo personalmente contraddizione fra l’essere fra i primi firmatari (insieme a Rossi e a Viola) della legge sulla promozione del benessere familiare e l’essere qui ad argomentare a sostegno di questa proposta.

Questa norma incide su competenze provinciali. (segue parte di esposizione degli articoli del ddl)

Questa norma infine ci aiuta a comprendere che molto non sappiamo, molto non conosciamo e che molto possiamo imparare. E che quindi molto sbagliamo. Ogni parola è una storia, una vita, in carne ed ossa. Per me è stato così.

Ringrazio allora innazitutto i promotori del ddl di iniziativa popolare e in particolare Paolo Zanella, Michela Papette e Donatello Baldo. Non è facile credo assistere alle nostre discussioni e discutere direttamente o ancor più mediare su articoli che riguardano la propria vita in maniera così diretta. Ma lo hanno fatto con grande serietà per due anni, prendendosi le ferie dal lavoro, cercando di comprendere le esigenze della politica e della comunità nel suo complesso.

Ringrazio i firmatari del ddl di iniziativa consiliare, di questa e della passata legislatura, per aver sottoscritto una proposta condividendo l’obiettivo generale e accettando di stare nelle contraddizioni e tensioni del percorso. La proposta che qui ora discutiamo, letta insieme agli emendamenti che abbiamo condiviso e che speriamo saranno votati, è ciò che crediamo possa servire non solo ad una parte più o meno grande della nostra comunità, ma più in generale a noi tutti per affermare spazi di dignità e diritti.

Ringrazio i membri della commissione competente, scorsa e attuale, con il presidente Detomas, per essere stata luogo di ascolto e di confronto. Non ci sono verità univoche, non vi è mai stato credo l’atteggiamento di chi propone il proprio punto di vista con arroganza e certezza. Con convinzione semmai. E questa ve la voglio ribadire: profonda convinzione. E fiducia in chi a tutti i livelli avrà la responsabilità (se e quando approvata) di dare concretezza e attuazione a questa norma.

Ringrazio i colleghi del mio gruppo, per aver condiviso, sostenuto, argomentato, anche quando mi mancavano le parole.

Ringrazio le realtà che sono intervenute in Commissione: Arcigay e Arcilesbica, il Forum delle Associazioni familiari, Le famiglie Rainbow, Il Movimento per la vita, Le sentinelle, e tante altre……. Qualcuna di queste associazioni si riconoscerà di più e altre di meno nel testo attuale, condividerà di più o meno, ma quello che ora discutiamo qui è anche il frutto del loro contributo.

Ringrazio l’allora assessore e presidente Rossi e l’attuale assessora Ferrari per aver sempre tenuta la barra dritta, anche quando, diciamocelo, abbiamo un po’ sbandato.

Ringrazio infine le funzionarie del Consiglio e le funzionarie e funzionari della Provincia (legislativo, pari opportunità, salute, sociale, lavoro, istruzione) per le molte riunioni fatte con il gruppo di lavoro. Con la disponibilità a trovarsi anche fuori orario d’ufficio per venire incontro alle esigenze dei firmatari della proposta popolare.

Desideriamo discutere e credo che avremo tempo per farlo, ma vorremmo anche votare, per assumerci la responsabilità comune della chiarezza delle posizioni che sosterremo con le argomentazioni. Senza togliere tempo al necessario dibattito ma neppure eccedendo nella polemica e nelle divisioni strumentali.

Ecco quello che è questo testo: uno strumento per sostenere e accompagnare, per dire che le persone sbagliate non esistono, che non è accettabile la marginalizzazione e la violenza, che nessuno deve pagare un prezzo per l’amore che sente. È in fin dei conti una opportunità per rendere più forte la nostra comunità, in quanto luogo in cui nessuno per dire ciò che è debba invece dire, come Guccini, “Quello che non”.

cons. Mattia Civico
PD del Trentino