L'accentramento delle mammografie a Trento e a Rovereto non è uno sfizio. E nemmeno una questione esclusivamente di costi. È, soprattutto, una questione di civiltà e di qualità del servizio da offrire alle donne. A «controfirmare» quello che da giorni va dicendo l'assessora alla salute Donata Borgonovo Re è Daniela Bernardi, medico radiologo, responsabile di struttura semplice dello screening mammografico dell'Azienda sanitaria.
D. Battistel, "L'Adige", 17 settembre 2014
È stata lei, qualche giorno fa, a presentare ai capigruppo di maggioranza del Consiglio provinciale lo schema di riprogrammazione dello screening che prevede di concentrare gli esami di screening nei due centri maggiori del Trentino, «rottamando» i macchinari presenti attualmente nei centri sanitari di valle.
«Quello che stiamo organizzando - spiega - non è un progetto volto a togliere opportunità alle donne, né per cancellare un buon servizio. Anzi, lavoriamo per migliorarlo ed offrire alta qualità ed equità a tutte le donne del Trentino». Donne che, a livello locale, sono molto sensibili al tema della prevenzione, tanto che l'adesione ai programmi di screening raggiunge livelli decisamente alti. E, con essa, la capacità di intervenire sul tumore della mammella, riducendo in modo sensibile la mortalità.
«Secondo uno studio norvegese appena uscito - spiega Bernardi - un buon sistema di screening riesce a ridurre la mortalità specifica fino al 28 per cento».
Dottoressa Bernardi, come è impostata la riprogrammazione dell'attività di prevenzione del tumore della mammella? Dal 2011 il programma screening dell'Azienda sanitaria nella sede di Trento ha avviato una serie di studi per validare la tomosintesi mammografica. Si tratta di una mammografia evoluta perché riesce a studiare in maniera tridimensionale la mammella. Quindi aumentano le possibilità di riconoscere più e meglio i tumori. Con il particolare, non secondario, che c'è una minore necessità di richiamare le pazienti in caso di dubbi sull'esame. Questa macchina al momento è disponibile soltanto a Trento e ne stiamo installando una seconda a Rovereto che sarà pronta tra qualche giorno.
E nel resto del Trentino? Negli ospedali periferici al momento abbiamo a disposizione macchine che risalgono alla fine degli anni Novanta. Quella di Arco, per esempio, ha 16 anni. Ora ci troviamo nella necessità di sostituirle perché sono superate e danno problemi. Oggi (ieri per chi legge, ndr) , tanto per dire, siamo stati bloccati a Cles. A questo si aggiunge il fatto che sul territorio la popolazione femminile nella fascia d'età dello screening (50 - 70 anni) è ridotta e non giustifica l'utilizzo giornaliero della macchina.
Che, dunque, per diversi periodi rimane spenta? Esattamente. Anche perché, già dal 2009, la mammografia clinica, cioè gli esami per tutte le donne che hanno dei sintomi sospetti o che devono fare dei controlli perché già operate di tumore al seno, vengono a Trento e Rovereto dove, oltre alla mammografia, c'è la presenza del medico radiologo senologo.
Dunque, per sintetizzare: i macchinari che ci sono sul territorio sono obsoleti e si utilizzano poco. Fondamentalmente è così. Per questo non si giustifica l'acquisto di nuovi macchinari molto costosi sia nella fase di acquisto di manutenzione annua. Comprare una macchina e lasciarla spenta è un peccato per tanti motivi, ma anche perché, paradossalmente, si rovina di più. Comunque non vorrei essere fraintesa: la riorganizzazione non è per una questione di soldi, bensì per la costruzione di un modello che sia più efficiente ed efficace possibile, in grado di dare a tutte le donne trentine il più alto livello di qualità diagnostica.
Cosa prevede il nuovo sistema? Da novembre, quando partirà il prossimo «round» di chiamate, l'attività di screening sarà organizzata nei due centri di Trento e Rovereto estendendo la disponibilità delle macchine dalle 7.30 alle 19.30, compreso il sabato mattina. Le ore centrali saranno riservate alle utenti che vengono da fuori, concentrando le donne di Trento e Rovereto nelle fasce della mattina e della sera. In questo modo é possibile in parte ovviare ai possibili disagi sopportati dalle donne che devono compiere degli spostamenti per raggiungere la sede della mammografia: si tratta tuttavia di uno «sforzo» da compiere una volta ogni 2 anni, 10 volte nell'arco del ventennio 50-69 anni!