Dagli esami non emergerebbero riscontri a carico degli ospiti della struttura "Se ciò dovesse essere ufficialmente confermato - continua l'assessora - avremmo l'obbligo morale e civile di porre scuse ufficiali a chi si è trovato ingiustamente condannato per un'azione (indegna e inaccettabile!) mai commessa".
Ufficio Stampa PAT, 15 settembre 2014
"Dopo le comprensibili preoccupazioni sollevate nelle scorse settimane dalla notizia della presunta violenza avvenuta a Marco di Rovereto nei pressi del campo profughi, e dopo certe precipitose prese di posizione che miravano ad attribuire la responsabilità dell'atto ad uno dei profughi ospitati nella struttura della protezione civile, gli organi di informazione stanno diffondendo in queste ore la notizia dell'assenza di riscontri oggettivi, a seguito dell'analisi condotta sui dna di tutti gli ospiti del centro.
Naturalmente è necessario che le indagini continuino a fare il loro corso al fine di chiarire cosa esattamente è avvenuto quella notte di luglio. Tuttavia, allo stato attuale, mi sembra doveroso sottolineare come in vicende così delicate la prudenza sia sempre opportuna: è risultato facile ipotizzare nessi causali fra la presenza di un centro per l'accoglienza di stranieri richiedenti asilo politico e un atto di violenza che si compie nelle vicinanze. In questa come in analoghe circostanze, la via maestra deve essere sempre quella della prudenza e del rispetto delle persone".
Così l'assessora provinciale alla salute e politiche sociali Donata Borgonovo Re ha commentato la notizia, resa pubblica in queste ore da alcuni organi di informazione, degli esiti negativi dei risultati delle analisi condotte dal Ris di Parma sugli immigrati ospitati all'epoca dal centro della protezione civile di Marco e sugli indumenti della donna che ha denunciato la violenza. Dagli esami non emergerebbero riscontri a carico degli ospiti della struttura "Se ciò dovesse essere ufficialmente confermato - continua l'assessora - avremmo l'obbligo morale e civile di porre scuse ufficiali a chi si è trovato ingiustamente condannato per un'azione (indegna e inaccettabile!) mai commessa".
Miorandi: «No a quel centro d’accoglienza», "Trentino", 16 settembre 2014
ROVERETO «Rinnovo la mia solidarietà alla ragazza vittima dello stupro e ribadisco che le notizie delle ultime ore non cambiano di una virgola la mia posizione». Così, il sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi, commenta le novità sulle indagini .
«Sono sempre stato convinto che l’area della Protezione Civile non possa essere utilizzata in alcun modo come un centro d’accoglienza. né a breve né a lungo termine – attacca – e a dimostrare che ho ragione arriva dalla stessa Provincia, che ha fatto un passo indietro e utilizza la struttura solo come centro di identificazione. Se si tratta di dare accoglienza – conclude Miorandi – Rovereto non si tira indietro, ma anche le altre amministrazioni trentine facciano la loro parte».