Per tutti coloro che lo conoscono, lo frequentano e lo amano, non è possibile che il Trentino sia quello del “caso Daniza”, quello di una gestione dilettantistica di una vicenda che ha prodotto danni enormi all’immagine (e all’economia turistica) di un territorio fino ad oggi considerato all’avanguardia nella gestione ambientale costruita in decenni di governo.Luca Zeni, "Corriere del Trentino", 12 settembre 2014
L’aggravante è che non si tratta di un caso isolato, ma appare purtroppo inserirsi all’interno di una cornice caratterizzata da tanti piccoli indizi che formano prove schiaccianti: la disinvoltura nei permessi per l’uso delle strade forestali, l’uso delle motoslitte per la caccia nei parchi, i collegamenti sciistici anche dove il buon senso, prima ancora che i conti economici consiglierebbero prudenza, come nel caso Serodoli, ormai divenuto un simbolo, fino al caso incredibile dell’uso delle moto in montagna, “però autorizziamolo senza dirlo troppo in giro”..In un’epoca storica segnata da una profonda trasformazione dell’economia, il turismo rappresenta una componente rilevante, essenziale, del sistema provinciale. Anche questo settore purtroppo è caratterizzato da un andamento non positivo, dovuto a cause molteplici, ma su una cosa tutti concordano: l’ambiente montano, dotato di caratteristiche uniche, rappresenta un valore aggiunto non sostituibile e non replicabile altrove, e per questo deve essere valorizzato al meglio. Questo non significa portare avanti politiche meramente conservative, anzi: la presenza dell’uomo, la cura del territorio, sono un elemento fondamentale per garantire un territorio attrattivo e curato. Ma il confine tra l’intervento che “si prende cura” del territorio e quello che lo ferisce a volte è sottile.In particolare esistono temi che assumono un significato simbolico dell’immagine che vogliamo dare del Trentino, e dovrebbero essere un motore di sviluppo proprio in quanto veicolo di natura incontaminata. Pensiamo ai parchi. Pensiamo all’orso.Purtroppo non sempre si comprende quest’importanza della visione complessiva del Trentino, e il pressapochismo, quando non addirittura la palese gestione incompetente e superficiale di casi come quello dell’orsa, minano la credibilità costruita con pazienza e sacrificio negli anni. Continuare su questa strada segnerebbe l’inizio della fine!È necessario cambiare rotta: ripartiamo da Daniza per costruire un “Nuovo Trentino” consapevole che tutto è oggi interconnesso, dove l’agricoltura è complementare al turismo, come la cultura, lo sport, la ricerca.Inviamo un tweet al mondo, perché oggi questo è il “campo di gioco”, tanto lontano è arrivato l’eco dello sparo a Daniza: il Trentino vuole riscattarsi, riprendendo la strada che lo ha reso modello di sviluppo in un ambiente naturale a cavallo delle montagne e delle culture.
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Partito Democratico del Trentino