«Sul terzo Statuto perso troppo tempo: ora non fermiamoci»

Due i tavoli che parallelamente dovranno affrontare i temi della riforma del terzo Statuto: uno a Trento e uno a Bolzano, con le rispettive maggioranze provinciali a confrontarsi, per poi convogliare il tutto in un unico tavolo regionale. Questo lo schema indicato dal presidente Ugo Rossi, legato all’ovvia opportunità di non intromettersi da parte trentina circa i temi statutari più legati alla specificità altoatesina, cioè i rapporti tra i gruppi linguistici.
P. Morando, "Trentino", 7 settembre 2014



«Ma qui il dibattito andrebbe allargato rispetto ai partiti - afferma il senatore Palermo - interrogandosi su quale tipo di società si vuole. In questi anni, per ottenere una pacificazione, il tema è stato infatti del tutto eluso: si è evitato di discutere se l’Alto Adige lo si intende come una terra bilingue e ponte culturale in un’Europa della convivenza, oppure una terra sostanzialmente tedesca dove l’elemento italiano è al più tollerato. Questa è la domanda che deve essere finalmente affrontata dalla società nel suo complesso, non solamente dalla classe politica».

TRENTO Sull’abbrivio della giornata trentina di Romano Prodi, che ha riportato in primo piano i nodi dell’Autonomia, domani prende ufficialmente il via l’iter per la riforma dello Statuto Siamo ancora al primissimi passi, cioè il vertice convocato dal presidente della Provincia e della Regione Ugo Rossi con segretari e capigruppo dei partiti della maggioranza provinciale, «ma il fatto che si parta davvero è consolante: si è già perso fin troppo tempo».

Il giudizio è del senatore bolzanino Francesco Palermo che da sempre, come giurista e costituzionalista, si occupa degli aspetti più delicati dell’architettura istituzionale del Trentino-Alto Adige. E sgombra subito il campo, Palermo, da valutazioni circa l’opportunità di iniziare ad affrontare ora un percorso tanto accidentato, in un clima nazionale non esattamente favorevole alle autonomie speciali, per il timore di mettere a rischio l’Autonomia attuale.

«Purtroppo è una domanda che la politica si fa spesso, ma la questione è mal posta - afferma Palermo - è un’errore che si fa ormai da dieci e più anni, quello cioè di stare immobili per il timore di reazioni: serve invece coraggio, indipendentemente dalla cornice nazionale. A Roma in questi mesi ho imparato che tutto viene messo continuamente in discussione. Quindi è necessario muoversi indipendentemente dalle dinamiche nazionali».

Giusto insomma lanciare ora la sfida, afferma il senatore, approfittando della più ampia riforma costituzionale a livello nazionale che in qualche modo, nonostante la clausola di salvaguardia, richiede un adeguamento dello Statuto ai nuovi assetti nei rapporti Stato-Regioni. Ed è naturalmente questo il punto principale attorno a cui ruoterà gran parte del dibattito tra i partiti, invitati da Rossi a individuare figure di esperti autorevoli che sappiano tradurre input politici in norme statutarie. Il tema è quello di sempre: l’elencazione puntuale delle competenze in capo alle Province (e alla Regione), in una chiave che anche Palermo definisce come «Autonomia di difesa».

L’obiettivo, indicato esplicitamente anche da Rossi, è prima di tutto quello di alzare solide barricate contro la pervasività statale che genera ormai da anni un infinito contenzioso in sede di Corte costituzionale.

Una situazione che, è cronaca di tutti i giorni, si perpetua indipendentemente dal colore dei governi nazionali: da Berlusconi a Renzi, passando per Monti e Prodi, ricorsi e impugnazioni da una e dall’altra non si sono mai arrestati. Anche se, va detto, gran parte riguarda la materia finanziaria, oggetto ora di una complessa trattativa tra Province e Stato che viaggerà su binari separati rispetto al confronto sul terzo Statuto. «Ma poi c’è l’Autonomia di attacco - precisa Palermo - cioè il ruolo strategico ella cooperazione tra le due Province».

E qui torna in ballo il nodo della Regione, ente svuotato di competenze (ma non ancora del tutto) il cui futuro da sempre al centro del dibattito. Il senatore bolzanino ha le idee chiare: «Benissimo l’Euregio, ma a patto che si definiscano i piani lungo cui approfondirne lo sviluppo. Mentre per la Regione si deve definitivamente uscire dalla logica di un ente amministrativo per affidarle un ruolo di concertazione su competenze che, se amministrate esclusivamente a livello provinciale, possono ingenerare alti costi a fronte di una relativa efficienza». E gli esempi di politiche relative a trasporti, sanità, università e ricerca sono i più immediati a cui pensare.

Quanto è ottimista, Palermo, sull’esito di questo processo? Tutto sommato non poco. Perché vede, nel suo Alto Adige, maturare un clima diverso rispetto al passato: «Di Durnwalder si è sempre decantato il pragmatismo, ma sul tema dell’Autonomia era forse rimasto ancorato all’idea del “los von Trient” - afferma - ora si sta imponendo una generazione più laica. Semplicemente, ci si sta rendendo conto che si combatte meglio in due». E la presenza del governatore altoatesino Arno Kompatscher l’altro ieri a Trento, alla cerimonia di consegna del Premio De Gasperi a Romano Prodi, ne è un chiaro segnale.