Omofobia. No allo scontro tra laici e cattolici. La diversità non offende nessuno

Non ho voluto rispondere a caldo in questi giorni alle polemiche sul testo che promuove iniziative di contrasto contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Raramente, come mi pare d’aver visto anche in questa occasione, le reazioni a caldo sono razionali ed equilibrate. E su questo tema invece serve razionalità,  equilibrio e anche un po’ di cuore, se mi é concesso.
Mattia Civico, 6 settembre 2014


Quello che non é emerso infatti, nel parlare di omosessualità, é il fatto per me centrale: le persone omosessuali. Perché queste certamente esistono, vivono il loro percorso spesso con travaglio, alla ricerca della propria profonda verità. E, in alcuni casi, vivono sulla loro pelle la distanza tra loro e i giudizi su di loro.
Penso che dovremmo mettere al centro le persone e il loro diritto ad una piena affettività, che può essere “diversa”, ma che non offende nessuno.
Non sono preoccupato per il destino di questa legge a cui ho dedicato e continuerò a dedicare energie, pensiero e relazioni. Sono molto più preoccupato per alcuni aspetti tutt’altro che secondari.

1) si sta costruendo la rappresentazione di uno scontro ideologico tra laici e cattolici che non ha ragione d’essere. Non vi sono valori contrapposti o opzioni che si escludono. Il tema dei diritti civili, della dignità della persona e del rispetto di ogni singolo individuo sono proprio il luogo dove cultura laica e cattolica possono incontrarsi per condividere un impegno comune nel rimuovere le ingiustizie e sostenere il passo di chi fa fatica. E contrastare le discriminazioni, ogni disuguaglianza che produce marginalità, é un impegno che personalmente sento di assumermi non solo come politico, ma anche come cattolico impegnato nelle istituzioni. Il lavoro che é stato fatto in questi anni non é contro nulla, non scardina nulla, non umilia nessuno. Tende unicamente a riconoscere e a includere chi oggi rischia in molti contesti di sentirsi ai margini. E ciò non é questione secondaria. É un impegno che corrisponde in maniera coerente allo sforzo di costruire una comunità più attenta alle sue marginalità, perché non possiamo perdere nessuno per strada. Nessuno deve oggi in Trentino sentirsi escluso, ma ognuno, con le proprie convinzioni e specificità, deve sentirsi chiamato ad essere pienamente parte e a fare fino in fondo la propria parte.

2) la difesa dei diritti civili non può essere patrimonio solo del PD. Il testo che approda in aula é frutto di ampia ed approfondita discussione, per più di due anni. Innanzitutto con i firmatari della proposta di iniziativa popolare a cui va riconosciuto di aver ascoltato tutti e di aver cercato di assumersi la responsabilità della sintesi. Anche rinunciando a parti per loro importanti. Ma non posso dimenticare il dialogo forte serrato ed impegnativo con Lunelli, con Panetta, con Anderle e Depaoli. Con lo stesso Dellai. Con Rossi, assessore competente allora e presidente della giunta ora. Con le associazioni più diverse, dalle “Famiglie Rainbow” (generose nell’offrire alla commissione spaccati di vissuto molto personali) al Forum delle associazioni familiari. Ricordo di aver partecipato ad un dibattito pubblico con Il Movimento per la Vita, presenti anche le “Sentinelle”. Ricordo di aver personalmente in quella occasione invitato quelle associazioni ad intervenire in commissione. E così é stato. Tutti hanno avuto voce e tutti hanno avuto ascolto. E il testo é stato modificato e limato nelle parti più difficili da comprendere. Questo testo é patrimonio di tutti e certamente di tutta la coalizione di maggioranza. Non mi interessa la logica dei numeri né la disciplina di coalizione. Mi interessa capire se i diritti fondamentali delle persone sono un valore condiviso oppure no. Se la coalizione di centrosinistra, al di là delle persone che la rappresentavano, é in fin dei conti almeno simile a quella della scorsa legislatura. Nei valori e nella visione.

Questo tema e questo disegno di legge non é il luogo dove il PD può perdere la faccia. sbaglia obiettivo chi dice così.  Ma dove la nostra maggioranza e ancor più  il Trentino tutto possono smarrire un pezzo di senso.

3) in politica la credibilità va a braccetto con la coerenza. E la coerenza richiede, come ha giustamente ricordato la presidente del mio partito, schiena dritta. Le piroette di questi giorni dell’amico Baratter sono difficili da comprendere (passa con disinvoltura dalla difesa e adesione al testo, richiamando i suoi al rispetto dell’articolo 3 della Costituzione, alla recente presa di distanza), come sono inaccettabili le parole di Passamani che accosta il tema della omosessualità al tema della pedofilia. Non si può. É una offesa grave nei confronti dei promotori del disegno di legge e innanzitutto di ogni persona omosessuale. Non le giustificazioni, ma le scuse sono attese. É stato superato un limite.

4) in politica l’ascolto va a braccetto con l’umiltà. Condivido il richiamo all’umiltà del senatore Tonini. Lo rassicuro sul fatto che in tutto l’iter di discussione e di scrittura del testo é stata messa molta umiltà, mai credendo di scrivere sulla pietra. In un costante atteggiamento di ascolto. Ma credo che poi ci voglia la responsabilità di una sintesi e su questo un partito come il nostro deve dare una mano a stare uniti. Alcuni silenzi, almeno per ora, mi paiono francamente politicamente inspiegabili.

5) il tempo lasciato passare per esprimere il mio pensiero é stato, nelle mie intenzioni, il tempo del rispetto, per non alimentare polemiche, ma trovare insieme una strada il più condivisa possibile per far fare un passo in avanti alla nostra Comunità. Non polemizzo con il mio Vescovo. La cosa che più mi addolora sono le parole di chi (prima e dopo) strumentalizza la sua posizione spesso con informazioni errate e distorte per cercare un supposto facile consenso. Mi pare questo il fatto meno rispettoso nei confronti della Chiesa e di Chi la rappresenta. Ma con la paura non si costruisce nulla di buono. Il nostro impegno dev’essere rivolto al destino comune più che al proprio piccolo tornaconto. Il Papa ha invitato i parroci ad essere pastori che “sentono l’odore” delle proprie pecore. La politica deve in questo senso piegarsi sulle fragilità, ascoltarle, “sentirne l’odore”, sapersi sporcare anche le mani. Senza ironia alcuna: sono grato per le sue preghiere, che son certo non sono limitate a questo specifico tema. Perché ci vuole un “cuore tenero e un animo forte” soprattutto in questo passaggio storico e sociale.

Auspico che si stabiliscano in maniera solida e durevole le condizioni per poter lavorare e legiferare su questo e altri temi, senza voltare le spalle.