Il gruppo consiliare del PD Trentino prende posizione riguardo alla discussione degli ultimi giorni sul DDL ANTI OMOFOBIA

In questi ultimi giorni si sono concentrate attorno al cosiddetto “ddl omofobia” numerose attenzioni, in un rincorrersi di affermazioni non sempre vere e non sempre informate. Come Gruppo consiliare del Partito democratico del Trentino crediamo importante ricordare che il testo che andrà in discussione è il frutto positivo di mesi di dialogo, confronto e mediazione.
Trento, 5 settembre 2014



Dialogo, confronto e mediazione certificati, in questa legislatura, dalle sottoscrizioni volute dai consiglieri Civico (PD), Passamani (UPT), Detomas (UAL), Baratter (PATT) e Bottamedi (M5S). Considerato che da allora il testo non è cambiato – e confessato lo stupore per le recenti inspiegabili e imbarazzanti marce indietro di alcuni firmatari – ribadiamo la nostra disponibilità a rivedere il testo per aprire ad eventuali migliorie o a posizioni più avanzate, ferma restando l’impostazione data e gli obiettivi sostanziali. Nei prossimi giorni lavoreremo affinché ciò avvenga pur nel disagio di ridiscutere quanto condiviso poche settimane fa.

È necessario però che la politica provinciale e la maggioranza consiliare riacquistino un po’ di serenità e di serietà. Serenità per riportare alla realtà chi, come il firmatario consigliere Passamani, alludendo in modo allucinante al ddl come ad un atto che rappresenterebbe un passo nella direzione di “legittimare la pedofilia” compie un atto di analfabetismo civile umiliante per i promotori, i 7.000 firmatari del ddl popolare, e forse per l'intero Trentino vista l'eco nazionale che ciò rischia di avere. E serietà chiediamo al consigliere Baratter che rimanda allo statuto del suo partito un giorno per dirsi a favore del ddl e per richiamare la dissidenza interna al rispetto dell’articolo 3 e al riconoscimento di “uguali diritti e doveri senza distinzione di sesso”, e il giorno dopo per mordere il freno in nome di un (peraltro introvabile nello statuto) “richiamo alla religione cattolica”, senza accorgersi che le due affermazioni non sono assolutamente in contrasto tra loro.

L’Aula del Consiglio provinciale di Trento non è chiamata a discutere una legge sui matrimoni omosessuali o sulle adozioni gay. È chiamata molto più semplicemente ad approvare – perché così hanno condiviso tutti i partiti che compongono la maggioranza consiliare – una legge che contiene interventi tesi a contrastare le discriminazioni basate sugli orientamenti sessuali. Ci auguriamo quindi che si torni tutti a ragionare sul testo della legge per ciò che prevede, e non per contendersi qualche manciata di voti disinformati.