CREPAZ: Anche un solo discriminato vale la legge»

«Anche un solo discriminato vale la legge, guai se la politica su questo perde l’appuntamento». Lucia Fronza Crepaz, cattolica e presidente dell’assemblea del Pd, prende posizione sul disegno di legge che sta dividendo la maggioranza provinciale.
C. Bert, "Trentino", 4 settembre 2014


Fronza Crepaz, perché secondo lei la legge sull’omofobia va approvata? Credo anch’io, come il vescovo, che nella società ci siano problemi più scottanti. Credo che se facessimo un sondaggio anche tra gli iscritti e gli elettori del Pd, non sarebbe questa la priorità. Ma questo disegno di legge deve essere messo in discussione perché solleva un problema di discriminazione che esiste dentro la nostra società, anche in quella trentina. L’esigenza di una legge non è giuridica, è politica.

Nel merito il dibattito è aperto, anche tra i cattolici. Il vescovo ha chiesto di soprassedere. Oggi siamo tutti davanti a una novità, quella della minoranza omosessuale e transessuale che esce allo scoperto e stiamo tutti imparando a convivere con questa novità. Per me parlare con un amico omosessuale e con il suo compagno, cercando di capire, è stata una piccola rivoluzione culturale: la difesa dell’omosessuale da problema da gestire, è diventata una possibilità di conoscere e lasciarmi mettere in crisi in molti miei pregiudizi.

Per esempio? Per me esiste la famiglia naturale, legata alla naturale capacità di un uomo e di una donna di generare. Ma ho potuto conoscere unioni omosessuali serie, che oggi hanno bisogno di un riconoscimento. In Italia non ci si è mai arrivati.

Non c’è una responsabilità della Chiesa e del mondo cattolico? Il problema non è la Chiesa, è se la politica non riesce a tenere la schiena dritta.

Parliamo del disegno di legge. Upt e Patt chiedono di cambiarlo, si paventa il rischio di propaganda omosessuale. Io penso che in questa legge bisognerebbe concentrarsi sulla lotta alle discriminazioni. La politica dev’essere l’arte dell’inclusione e della difesa di chi è più debole: deve farsi carico difendere le minoranze, non può farsi carico di promuoverle.

Pensa che questo testo di legge le promuova? Lo scontro è soprattutto sulla sensibilizzazione nella scuola. Mi sembra importante che nella scuola ci si chieda come conoscere questa minoranza e come evitare atteggiamenti discriminatori. Sul come farlo, mi concentrerei sulla formazione agli insegnanti, aperta alle famiglie, anche con l’aiuto di associazioni di omosessuali e famiglie con omosessuali. I bambini li lascerei alle famiglie, o a un patto educativo tra scuola e famiglia.

Ma nel caso di famiglie non preparate, che rifiutano l’omosessualità, non è proprio la scuola il luogo migliore dove educare? Parliamo di argomenti complessi, serve preparazione per affrontarli. Nella maturazione sessuale di un ragazzino, l'educazione deve coinvolgere le famiglie. Per questo dobbiamo dare agli insegnanti, e alle famiglie, gli strumenti più adatti per gestire situazioni difficili tra i ragazzi.

C'è chi, come il capogruppo Upt Passamani, vede il rischio che passo dopo passo si arrivi alla legittimazione della pedofilia. Ecco, io credo che su questo dobbiamo essere netti. Guai ad accostare la pedofilia all'omosessualità, significa offendere la stragrande maggioranza delle persone omosessuali. La pedofilia è una malattia trasversale che colpisce eterosessuali e omosessuali, laici e religiosi.

Il vescovo ha lamentato che una lacuna di questo disegno di legge è l’assenza di libertà per chi dissente dall’impostazione della legge. Come si può dissentire dalla lotta alla discriminazione? Penso che ci sia una confusione con il disegno di legge nazionale Scalfarotto. Il disegno di legge provinciale è improntato alla lotta all’omofobia e su questo obiettivo terrei concentrata l’attenzione.