La Whirlpool chiude. Altre aziende sono nei guai. Ma un nutrito pacchetto di piccole e medie imprese industriali e di ditte artigiane innovative sta cominciando a tirare, tra mille difficoltà e ostacoli, la corsa della ripresa. A giugno se ne sono accorte anche le banche, che finora, per usare un eufemismo, parevano piuttosto restìe a finanziare i settori produttivi. Ora, invece, i crediti alle imprese vedono non solo un incremento mensile del 2% ma un aumento su base annua dello 0,9%, una cosa che non si vedeva almeno da due anni. F. Terreri, "L'Adige", 1 settembre 2014
E la crescita, con uno spettacolare +9%, va soprattutto al settore manifatturiero: 240 milioni in più in un anno.«Il segnale indica che le imprese hanno ripreso ad investire - afferma il vicepresidente della giunta provinciale Alessandro Olivi - perché oggi difficilmente le banche finanziano il circolante. Questi dati sul credito e quelli sull'occupazione mostrano che sono proprio industria e artigianato manifatturiero a reagire alla crisi. È una sconfitta di chi pensava di riposizionare il Trentino solo su terziario e turismo. Raccogliamo i frutti dell'aver tenuto duro per tanti anni».Il settore manifatturiero, secondo l'Istat ( l'Adige di sabato), è stato pressoché l'unico ad aumentare significativamente gli occupati nel secondo trimestre di quest'anno: 3.593 addetti in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Buona parte di questi lavori sono a tempo determinato, ma questo, nell'industria, indica che vi sono nuove commesse e che il precariato potrebbe avere prospettive se la ripresa si consolida.Uno dei fattori decisivi per il consolidamento è proprio il credito e, a sorpresa, le banche hanno deciso finalmente di «credere» nelle Pmi trentine. Secondo Bankitalia, che ha aggiornato l'altro ieri le tabelle della base dati statistica, a giugno i crediti complessivi in Trentino ammontano a 19.355 milioni, l'1,1% in più del mese precedente e l'1% in meno del giugno 2013. I prestiti alle famiglie sono pressoché fermi (ma abbiamo visto nelle scorse settimane che qualche segnale positivo sui mutui casa c'è anche lì). Quelli alle imprese, invece, salgono a 12.851 milioni, 251 milioni in più nel mese (+2%) e 113 milioni in più nell'anno (+0,9%).Attenzione: si tratta di crediti al lordo delle sofferenze. Che continuano a salire, sia pur ad un ritmo meno forte del passato, e superano il miliardo e mezzo di euro complessivamente e i 1.240 milioni per le imprese. Ma anche gli impieghi «vivi» ai settori produttivi crescono, in particolare nell'industria. A giugno i crediti al manifatturiero sono pari a 2.914 milioni, 124 milioni in più nel mese, con un incremento del 4,4%, e 240 milioni in più nell'anno, con un balzo del 9%.I prestiti al terziario sono a quota 5.565 milioni, in aumento dell'1,6% nel mese (86 milioni in più) ma in calo del 3,3% su base annua (188 milioni in meno). I crediti all'edilizia restano deboli: 2.146 milioni, +0,6% nel mese (13 milioni in più) e -8,6% su base annua (202 milioni in meno).La ripresa del credito ai settori produttivi, tra l'altro, non dipende dal successo del fondo di rotazione misto da 80 milioni Provincia-banche, che ha cominciato a erogare a luglio. «Da solo non avrebbe potuto innescare la svolta - osserva Olivi - ma così può fare da effetto leva». In effetti bisognerà verificare che la ripresa dei finanziamenti non sia occasionale. «Se colleghiamo questi dati ai numeri dell'occupazione - commenta Olivi - vediamo che c'è una reattività alla crisi nel settore manifatturiero. Dopo due anni col sistema fermo, sono ripartite le imprese che avevano potenzialità sui mercati nuovi, sull'export». LEGGI ANCHE:
In merito ai dati sull'occupazione del secondo trimestre 2014 diffusi oggi dall'IstatOLIVI: SEGNALI POSITIVI DAL MERCATO DEL LAVORO MA CON ALCUNE OMBRE
"I segnali positivi ci sono - è il commento del vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi in merito ai dati diffusi oggi dall'Istat sull’occupazione e sulla disoccupazione nel secondo trimestre 2014, ovvero da aprile a giugno (l’indagine, in provincia di Trento, è coordinata dal Servizio Statistica della Provincia autonoma) - . Parliamo sostanzialmente di quelli che mostrano l'esistenza di un mercato del lavoro che in Trentino è tutt'altro che statico. Al contrario, è un mercato del lavoro in movimento, il che significa che la popolazione è attiva o nel lavoro o nella ricerca di un lavoro. In Trentino, insomma, non si è determinata una patologia da inattività e scoraggiamento derivante dalla stagnazione del tessuto economico. Il fatto che cresca il numero di persone che sta cercando di entrare nel mercato del lavoro è dunque positivo. Qualche segnale di preoccupazione, invece, arriva dal fronte dell'occupazione femminile e in generale dal settore terziario".
Cresce dunque, anche se di poco, il numero delle persone che lavorano. La disoccupazione è sostanzialmente ferma, tenendo conto che in Trentino viene calcolata di solito su base semestrale. Non migliora, quindi ma non peggiora, dato in controtendenza rispetto a ciò che accade a livello nazionale, pur in un quadro di permanente criticità anche a livello locale.
"Elementi di preoccupazione ci sono - riconosce Olivi - soprattutto un aumento tendenziale del divario fra donne e uomini. E' molto più facile per gli uomini entrare e restare nel mondo del lavoro. Si pone dunque un problema di progettualità; dobbiamo investire di più in quei settori dove è più facile l'assorbimento di forza lavoro femminile. E' un tema complesso, ma che va affrontato".Il vicepresidente Olivi insiste anche sulla buona performance del secondario. "Esaminando i dati relativi ai diversi comparti, vediamo che la manifattura riprende, c'è addirittura una crescita di occupati. Assistiamo fra le altre cose a una seppur lieve ripresa delle costruzioni, segno che alcune delle misure adottate negli ultimi tempi, ad esempio per incentivare le ristrutturazioni, stanno funzionando. Il secondario produttivo-innovativo si consolida in crescita, anche per quanto riguarda l'artigianato, il che dimostra come abbiamo fatto bene ad abbandonare gli investimenti nei settori attrezzati per affrontare le 'reti lunghe', uscendo dal Trentino. Chiuderci in difesa sarebbe stato un gravissimo errore".Ma ci sono anche delle ombre. "Preoccupazioni - spiega Olivi - arrivano dal commercio e dal turismo; il rapporto oltre tutto non contempla gli ultimi due mesi di luglio e agosto, che come sappiamo non sono stati positivi. Quindi il dato comincia ad essere per certi versi strutturale; bisogna dunque impostare qualche riflessione, immaginare di impostare qualche coraggiosa riforma nei campi della promozione e dell'accoglienza".Una situazione con luci e ombre, quindi. Ma con segnali positivi sul fronte dell'occupazione e delle performances dei settori produttivi, a fronte di sintomi di debolezza del terziario. "Le politiche dell'amministrazione, comunque - conclude Olivi - per quanto non possano da sole invertire i trend internazionali, fanno sì che ancora il Trentino si distingua anche rispetto ad altre regioni del Nord del Paese. Stiamo difendendo con i denti le nostre posizioni. Abbiamo costruito i presupposti per essere più efficaci nel contrasto alla disoccupazione. Ora dobbiamo essere anche ancora più pronti a promuovere il lavoro, soprattutto agendo su quei settori che dimostrano di avere maggiori potenzialità di crescita".
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