ROBOL: «Sono favorevole alla fusione fra Comuni, ma la proposta di Michele Nicoletti di un referendum provinciale, di cui non ha mai parlato, mi sembra poco praticabile. Penso invece che sarebbe meglio agire sulla leva finanziaria». L. Patruno, "L'Adige", 7 agosto 2014
Giulia Robol, segretaria del Pd del trentino e assessore comunale a Rovereto, prende le distanze dalla proposta lanciata domenica scorsa sull' Adige dal deputato del Pd, Michele Nicoletti, ovvero quella di un referendum provinciale per accelerare il processo di fusione dei Comuni trentini e arrivare a dimezzarne il numero. Segretaria Robol, l'onorevole Nicoletti dice che non si possono attendere 10-15 anni per tagliare i Comuni che oggi sono 217. Va dato un segnale subito, anche alla luce delle riforme istituzionali nazionali da cui il Trentino non può chiamarsi fuori. È d'accordo? Nicoletti lega la riforma al processo nazionale, ma vorrei fare notare che proprio per Renzi il livello amministrativo principe è quello comunale, proprio per l'empatia che si crea fra l'amministratore e il suo territorio. Come Pd trentino stiamo avendo vari incontri con i sindaci: alcuni territori sono pronti per le fusioni e altri no. Io penso che la condivisione debba partire dal basso, si deve fare i conti con il senso di comunità che c'è sul luogo. Se si lavora con gli amministratori non si può fare un referendum provinciale. Ma allora potrebbero volerci anni, non pensa? Non è detto. Il Pd ha fatto un percorso molto approfondito sul tema in maggioranza e io per prima avevo proposto di fare una riflessione sull'Unione dei comuni obbligatoria come prevista dalla riforma Delrio, non la fusione che non può essere obbligatoria. Io feci questo discorso perché mi sembrava si stesse parlando solo del futuro delle Comunità di valle invece di fare un discorso anche sui Comuni. Il tema della frammentazione che pone Nicoletti doveva essere affrontato già molto tempo fa con meccanismi incentivanti e forzando politicamente. Non è mai stato fatto. Adesso le condizioni sono molto diverse, ciò che induce di più i Comuni a ragionare in termini di fusione con i vicini di casa è la leva finanziaria. Il Pd è riuscito a far diventare la riforma delle Comunità di valle, proposta dall'assessore Daldoss, una riforma anche dei Comuni e questo lo rivendichiamo come risultato. Per leva finanziaria intende incentivi a chi si fonde o disincentivi a chi non lo fa? Incentivi per le fusioni se no non avrebbe senso. Se nella riforma ci saranno meccanismi di questo tipo io li vedrei positivamente. Questo è un tasto molto caro ai sindaci perché se non possono spendere per un marciapiede o per i servizi da dare ai cittadini a loro pesa tantissimo. Quindi facendo leva su questo meccanismo si rende molto fertile la possibilità di fusioni, anche se non dobbiamo dimenticare che la geografia trentina è molto diversificata e il municipio anche se molto piccolo esprimere un senso di appartenenza e se si aggrega senza che questo avvenga in modo spontaneo si svuota una comunità. Nicoletti sostiene che se le Comunità di valle hanno un ruolo politico, decidendo ad esempio sulla pianificazione urbanistica, ha senso che sia mantenuta l'elezione diretta. E d'accordo? Sono d'accordo sul fatto che la pianificazione territoriale di comunità sia un atto politico, ma non penso che sia necessaria l'elezione diretta. I rappresentanti dei Comuni nella Comunità possono decidere insieme.
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