L'Italia cambi verso, ma valorizzi l'autonomia e il buon governo dei territori

La difficoltà del dialogo tra le nostre Province e lo Stato è preoccupante non solo sotto il profilo finanziario, ma anche e soprattutto sotto il profilo politico-culturale. Il futuro della nostra Autonomia non può essere costruito solo con norme di salvaguardia, pur importanti, o emendamenti discussi all'ultimo minuto. Questo va bene per tutelarci in delicati passaggi costituzionali che, come in questo momento, vanno a riformare l'intero impianto istituzionale dello Stato. Ma non può certo essere sufficiente per continuare il percorso di sviluppo e potenziamento dell'Autonomia avviato a partire dal secondo Dopoguerra.
Alessio Manica - Luca Paolazzi, "L'Adige", 5 agosto 2014



Solo la definizione di un quadro politico favorevole, fondato sui principi di responsabilità e collaborazione, e la costruzione culturale del riconoscimento del principio autonomistico, potrà consentire di rilanciare il percorso verso un'Autonomia sempre più integrale.

Per fare questo occorre impegnarsi in un lavoro quotidiano incrementale, di costruzione delle basi culturali in grado di garantire la legittimazione del valore della nostra specialità. È l'unico modo per far capire al di fuori dei nostri confini che l'Autonomia non è un privilegio ormai fuori dal tempo o una concessione ingiustificata; che l'Autonomia non è il fine bensì il mezzo, esportabile, per creare un modello di governo e di sviluppo adeguato alle esigenze di ogni territorio e di ogni comunità. E dobbiamo anche lavorare per ridare dignità a parole come territorio e federalismo, parole spesso svuotate di senso o peggio riempite di significati devianti da decenni di retorica localista e regressiva.

Solo noi possiamo dare allo Stato e ai cittadini la dimostrazione del valore dell'autogoverno dei territori, e a questa sfida difficilissima Trento e Bolzano non possono sottrarsi.

Un obiettivo tanto più difficile in tempi come il nostro, dove il centralismo statale e la verticalizzazione dei processi decisionali sono spesso visti come le principali vie d'uscita dalla crisi. Ogni processo culturale costa tempo e fatica, ma la valorizzazione della nostra Autonomia non può che passare dall'affermazione di quel principio autonomistico che l'Assemblea Costituente ha riconosciuto come strumento per il superamento del centralismo statale. Dalla crisi si esce assieme, ricostruendo il rapporto di fiducia tra cittadini, partiti ed istituzioni e riaffermando il valore del patto tra Stato e Territori.

Dobbiamo riuscire a definire con lo Stato un accordo stabile e definitivo, che faccia chiarezza sui rapporti finanziari e sui doveri della Provincia verso il risanamento dei conti pubblici. La Provincia non si è mai tirata indietro ed ha sempre contributo con responsabilità a cercare di risolvere la grave crisi italiana. Ma non è possibile governare con l'incertezza delle risorse a nostra disposizione. È giusto pretendere dallo Stato la stessa responsabilità di cui noi ci siamo sempre fatti portatori, perché solo la certezza nei rapporti con Roma può garantire al Trentino di esercitare le nuove competenze e lavorare per essere, più di prima, un laboratorio di buon governo ed innovazione politica, istituzionale, economica e sociale.

Il meccanismo del residuo fiscale può essere il metodo giusto per riconoscere ai territori, non solo al nostro, la giusta quantità di risorse. Un metodo che se applicato in maniera estesa alle regioni potrebbe garantire equità ed equilibrio nella distribuzione delle risorse, superando la situazione attuale dove le distribuzioni rischiano di essere più frutto di pesi politici che di modelli costruiti per dare stabilità e certezze. Dall'analisi dei conti emergono oggi incongruenze e disparità di trattamento fra territori, così come una grande diversità di risultati che le singole regioni speciali hanno conseguito in termini di sviluppo economico e sociale. Il modello proposto dalla Provincia di Trento può invece garantire il coinvolgimento delle Autonomie speciali in un progetto realmente federalista, ma anche un percorso per le Regioni ordinarie per acquisire più poteri e responsabilità. Ciò non esclude l'elaborazione di proposte transitorie o di altri modelli, ma a patto che delineino un metodo di lavoro e di collaborazione leale, stabile e duraturo. 

Per riuscire in questi obiettivi è indispensabile valorizzare la capacità d'incidere di ogni parlamentare, lavorando però tutti assieme. Soprattutto, è importante rafforzare la dimensione politica della nostra coalizione, creando uno spazio partecipato da tutti per rilanciare, anche nei contenuti, lo sviluppo della nostra Autonomia. Abbiamo tutti un obiettivo comune, perché l'Autonomia è patrimonio di tutti i trentini, e tutti assieme dobbiamo lavorare per tutelarla e potenziarla. Non possiamo permetterci strappi con il governo, perché il rischio di marginalità insito nelle nostre ridotte dimensioni e rappresentanze, sommato all'astio evidente dell'opinione pubblica verso la nostra Autonomia, potrebbe spingerci verso posizioni fallimentari e dannose per il Trentino.

Sicuramente l'Italia deve cambiare verso, e Renzi è l'unico in grado di riuscire in questo arduo compito. Ma la direzione di questo cambiamento non è indifferente: la nuova Italia non può essere un Italia centralista, deve al contrario valorizzare l'autonomia e il buon governo dei territori, e non mortificarlo.