«Il numero dei Comuni in Trentino va dimezzato portandolo al livello dell'Alto Adige, ma questo non può essere un processo volontaristico, altrimenti ci vogliono 10-15 anni». Il deputato del Pd ed ex segretario provinciale del partito, Michele Nicoletti, si inserisce nel dibattito sulla riforma della legge del 2006 che ha istituito le Comunità di valle, tenendo conto di quanto sta avvenendo a livello nazionale, con la riforma del Senato e l'abolizione delle Province. L. Patruno, "L'Adige", 3 agosto 2014
Onorevole Nicoletti, pensa che uno sfoltimento di comuni e Comunità di valle in Trentino potrebbe aiutare la trattativa in corso tra la Provincia e il governo nazionale? A livello nazionale si è avviato un processo di riforma radicale del nostro impianto istituzionale, prima sulle Province, adesso sul Senato. Si sta ridisegnando, bene o male, l'intera architettura istituzionale e penso che anche il Trentino dovrebbe mostrare la stessa volontà di rinnovamento. È vero che questa materia sta nelle nostre prerogative regionali, ma è chiaro che un numero spropositato di Comuni e la questione irrisolta delle Comunità di valle, sebbene siano livelli di partecipazione che sono una ricchezza, rischiano di farci vedere all'esterno come coloro che stanno al di fuori di questo processo di forte riforma istituzionale dello Stato. Che segnale dovrebbe dare la Provincia di Trento? C'è un'aspettativa forte su questo territorio che per anni è stato laboratorio avanzato. La questione primaria secondo me è il numero dei comuni. Bisogna avere il coraggio di arrivare a un numero dei Comuni (oggi sono 217, Ndr.) anche inferiore a quello dell'Alto Adige che sono la metà dei nostri e questa non è una sovversione storica se si pensa che per secoli le Giudicarie erano organizzare su 7 pievi. Vuol dire che i 200 e passa Comuni avuti dopo in Trentino sono il risultato direi più di frazionismo che di autentico autonomismo. Come si possono convincere i Comuni a fondersi? Ecco io penso che la riduzione del numero non possa essere lasciata a un processo volontaristico di alcuni comuni, perché se permettiamo che si diluisca nel tempo rischiamo di aver bisogno di 10-15 anni. Noi dovremmo invece dire: apriamo a settembre una riflessione su questo tema con i sindaci, in modo che vedano quali sono le fusioni più adeguati, poi contemporaneamente facciamo una giornata di referendum in tutto il Trentino per trasformare il nostro assetto. È così convinto che i cittadini si esprimeranno a favore delle fusioni? E se non si raggiungesse il quorum, niente fusioni? Abbiamo avuto degli esempi molto positivi a partire dalla val di Ledro. Ma certo l'azione deve essere concertata: le forze politiche, la Provincia e il Consiglio delle autonomie dovrebbero abbracciare questo percorso non si può lasciare a se stessa. Ma se si propone un disegno complessivo io penso che i cittadini siano spesso più avanti di chi li rappresenta. Comuni che distano l'uno dall'altro meno di due quartieri di una città non hanno senso. Risolto a breve questo problema, anche il resto è più facile da impostare. Si riferisce al futuro delle Comunità di valle? Vanno mantenute o abolite secondo lei? Io ho apprezzato molto quanto detto da Palermo in merito alla sentenza del Consiglio di Stato invitando a guardare al livello europeo e non solo nazionale. Ciò che potrebbe sembrare illegittimo a livello italiano, come l'elezione diretta di parte dei rappresentanti dell'assemblea della Comunità, non lo sarebbe a livello europeo. In ogni caso penso che debba essere chiaro cosa devono fare le Comunità di valle. Se parliamo di gestione di servizi è chiaro che è in capo ai Comuni, ma se parliamo di pianificazione territoriale, che è un atto più politico, e che è bene che sia sovracomunale che ci sia un organo politico io non l'ho mai visto negativamente. Pensa che se si abolissero le Comunità le competenze che avrebbero dovuto passare ai territori resterebbero alla Provincia? Lo scenario peggiore è che pressati dalla sentenza e dalla questione dei costi ci ritrovassimo con i poteri ancora in mano alla Provincia e con tutti gli oltre 200 comuni.
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Partito Democratico del Trentino