Ci aveva già provato l'ex governatore Lorenzo Dellai con i precedenti governi - da Berlusconi a Monti - a fare passare - senza successo - il principio del «residuo fiscale», teorizzato dall'ex segretario generale della Provincia, Ivano Dalmonego. Poi, il nuovo presidente Ugo Rossi ha fatto sua questa scelta, confermando la linea anche nella trattativa, mai decollata, con il breve governo «amico» di Enrico Letta e ora con quello di Renzi. A Roma non ci sentono. L. Patruno, "L'Adige", 3 agosto 2014
Ma a differenza del passato, quando sembrava che fossero gli alti burocrati della Ragioneria dello Stato e del ministero dell'Economia a porre ostacoli, ora che la Ragioneria non solleva obiezioni tecniche ad introdurre questo principio nei rapporti finanziari con le due Province autonome, si capisce che il problema è tutto politico. Il governo Renzi non vuole fare un accordo bilaterale su un meccanismo la cui applicazione potrebbe essere richiesta anche da altre regioni, con conseguenze che lo Stato preferisce non affrontare. Dunque, se resta questo «no», vuol dire che il governo potrà continuare ad ogni legge di stabilità a fissare in maniera unilaterale - senza alcuna intesa - nuovi accantonamenti e persino a riservarsi quote del gettito fiscale delle due Province, benché in violazione dello Statuto di autonomia come ha fatto ogni anno dal 2010 in poi? Questo è il dilemma che preoccupa - si è arrivati a oltre 850 milioni di euro più i 500 milioni concordati con il patto di Milano del 2009 - a fronte di una trattativa che appare oggi bloccata.Proprio per questo, il senatore Svp, Karl Zeller, presidente del Gruppo delle autonomie al Senato, e il deputato trentino del Pd, Michele Nicoletti, ritengono che le due Province di Trento e Bolzano dovrebbero smetterla di incaponirsi nel chiedere l'applicazione del criterio del residuo fiscale, anche se viene ritenuto il più certo e favorevole, e mostrarsi più flessibili nel considerare oltre a questa altre soluzioni, come, ad esempio, l'assunzione ogni anno di una quota degli interessi sul debito pubblico dello Stato, un meccanismo che, su suggerimento dell'attuale sottosegretario agli Affari regionali e deputato Pd, Gianclaudio Bressa, era stato per altro inserito nell'accordo elettorale firmato da Pd ed Svp per le elezioni politiche del febbraio 2013.«Dobbiamo continuare la trattativa a livello politico - esordisce Karl Zeller - io non ho mai posto alcun ultimatum, non è il mio stile. Abbiamo sempre trovato un accordo con Renzi e Delrio che sono amici, certo se non troviamo un accordo sulla parte finanziaria non riusciamo a fare neanche delle norme di attuazione e viene meno il fondamento del nostro accordo politico. Comunque ieri (venerdì, Ndr) Renzi mi ha detto: vedrai troveremo l'accordo».«Certo il governo - continua Zeller - non può pretendere dai due governatori che paghino per non subire ulteriori tagli oltre a quelli già subiti e dichiarati illegittimi. Questo è davvero il colmo. Ora ci vuole una mediazione. Sappiamo che per il passato sarà molto difficile avere qualcosa, dobbiamo puntare a una regola per il futuro. E il nostro punto di forza è che i tagli per il passato sono illegittimi e se il governo perde i ricorsi davanti alla Corte si trova in guai seri. Questo è il nostro punto di forza oltre a quella politica come Gruppo per le Autonomie. Secondo me noi facciamo bene a non impuntarci sul residuo fiscale, dobbiamo trovare un accordo digeribile da tutte e due le parti. Il residuo fiscale da quanto ho capito, infatti, non è condiviso per niente dal ministero dell'Economia, dobbiamo trovare un'altra soluzione».Il senatore Zeller non esclude che la regola che potrebbe essere adottata alla fine sia quella dell'assunzione da parte delle due Province di una quota degli interessi sul debito dello Stato: «Noi vogliamo avere certezza per i nostri bilanci per il futuro, se poi vogliamo legarlo agli interessi si può fare se mettiamo un tetto massimo, perché naturalmente non possiamo vincolarci se lo Stato aumenta il proprio debito pubblico invece di diminuirlo. Comunque, l'importante è trovare l'accordo sulla cifra che in futuro avremo per i nostri bilanci, come definirlo lo vedremo. Il gruppo delle Autonomie sostiene al 100% la linea dei due governatori, ma ripeto non credo molto nel residuo fiscale e non possiamo dire: questo o niente, dobbiamo essere più flessibili».Molto simile è anche il suggerimento che viene da parte dell'onorevole trentino del Pd, Michele Nicoletti, che inoltre esorta Rossi e Kompatscher a «organizzare un incontro a breve con la delegazione parlamentare per un confronto sulla trattativa e per mettere a punto una linea comune». Nicoletti lamenta infatti un insufficiente confronto fra i presidenti e i parlamentari. «La trattativa - dice Nicoletti - è come sempre complicata e richiede un po' di pazienza. Il governo in una condizione economica come questa non può essere facilmente disponibile ad accogliere tutte le nostre richieste. Questo deve essere tenuto presente da tutti con senso di responsabilità, pur ribadendo le nostre prerogative e diritti, ma mi viene da dire che in Italia ci sono oggi tantissimi altri diritti calpestati sul fronte sociale, penso a quello del lavoro in primo luogo, quindi il senso del momento che stiamo vivendo lo dobbiamo avere».«Noi da tempo, dopo l'accordo di Milano, - prosegue il deputato Pd - abbiamo chiesto di poter avere una definizione complessiva del rapporto finanziario. Ma anche qui penso che dovremmo fare uno sforzo di unità regionale, La proposta del residuo fiscale è stata fatta dalla Provincia di Trento, mentre la Provincia di Bolzano ne ha avanzata un'altra quella di assumersi una quota per cittadino degli interessi sul debito pubblico. Questo prevedeva anche l'accordo Pd-Svp, che non menziona il residuo fiscale proposto dall'Upt. Per questo sarebbe opportuno un tavolo regionale con i presidenti delle due Province e i parlamentari. Non è che noi ci muoviamo solo quando i due presidenti tornano da Roma dopo aver battuto i pugni e dicono ai parlamentari cosa fare. Penso che la soluzione del residuo fiscale richieda da parte del governo l'assunzione di un principio generale che anche le altre regioni potrebbero rivendicare e in questo momento francamente dal punto di vista di praticabilità politica penso che sia molto difficile».Nicoletti ricorda che: «La simpatia verso le autonomie speciali non è molta e da parte delle altre regioni c'è una sensazione di fastidio nei confronti delle autonomie speciali. Quindi sollevare una questione di ordine generale in questo momento non è molto facile, quindi forse si potrebbe fare un ragionamento per capire se ci possono essere anche altre strade».
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Partito Democratico del Trentino