DDL partecipazione, si apre oggi la discussione in consiglio provinciale

Qualche concessione della giunta c’è - come l’abbassamento al 40% del quorum del referendum abrogativo, ma a fronte di un numero di firme dei proponenti che salirebbe da 8 a 13 mila - ma alla fine di un lungo iter, del disegno di legge di iniziativa popolare sulla democrazia diretta presentato nella scorsa legislatura potrebbe restare in piedi poco.
"Trentino", 16 luglio 2014

Tanti gli emendamenti abrogativi presentati dal governatore Ugo Rossi e dalla maggioranza su quelli che i proponenti della legge ritengono punti salienti del testo di legge: no al referendum confermativo, nonostante il pressing dei Cinque Stelle; chiusura anche sul referendum propositivo, anche se il Pd proverà in aula a presentare qualche emendamento per mediare tra le proposte radicali dei proponenti e la posizione della giunta. La discussione sul disegno di legge del 2012 (primo firmatario Alex Marini, del Movimento 5 Stelle, in rappresentanza di un comitato di cittadini) si apre oggi in consiglio provinciale e dentro la maggioranza restano ancora dei nodi da sciogliere.

Il capogruppo del Pd Alessio Manica ieri ha firmato gli emendamenti (in tutto 52, gli altri 14 sono del M5S) del presidente Ugo Rossi e della maggioranza, ma si è riservato di presentare subemendamenti in aula. I 5 Stelle premono per il referendum confermativo delle leggi e degli atti della Provincia, senza quorum: «Mettendo questo strumento nelle mani dei cittadini la politica dimostra di non aver paura della cittadinanza e di varare leggi nell'interesse esclusivo della comunità», incalza il deputato Riccardo Fraccaro. E ieri i consiglieri del M5S hanno presentato un emendamento per introdurre anche referendum finanziario obbligatorio per tutte le leggi e gli atti amministrativi che comportano spese annuali oltre i 50 milioni, o quelle pluriennali che comportano sopra i 10 milioni».

Il vero punto in discussione dentro la maggioranza riguarda un’altra delle novità contenute nel disegno di legge: il referendum propositivo. In sostanza i cittadini possono proporre dei disegni di legge, ai quali - in caso di mancato recepimento - la giunta risponde con una controproposta: a quel punto si va al voto per far scegliere ai cittadini tra le due opzioni. Per Rossi e la giunta qualsiasi esito dovrà comunque essere sottoposto al consiglio, che resta sovrano. Per il Pd invece apre allo strumento, a condizione che oltre ad un numero minimo di firme raccolte di sostegno (il testo ne prevede 8 mila) si fissi anche un quorum.

La legge di iniziativa popolare prevede poi il «quorum zero» per i referendum abrogativi: la proposta della giunta è di abbassare il quorum dall’attuale 50%+1 al 40% aumentando però il numero di firme da 8 a 13 mila (il Pd vorrebbe 10 mila). Su altri due punti contenuti nel ddl si va verso un rinvio: il processo partecipativo sulle opere pubbliche sopra i 2 milioni di euro (la giunta intende recepirlo nella riforma istituzionale) e le petizioni (rientreranno tra le modifiche in discussione al regolamento del consiglio).

Niente da fare neanche per altre due proposte. La giunta ha detto no (con due emendamenti abrogativi) all’articolo che propone la non eleggibilità a presidente della Provincia di chi ha esercitato queste funzioni per più di 9 anni (e che non possa fare l’assessore chi lo ha fatto per più di 14 anni). Disco rosso anche alla proposta in base alla quale, se un consigliere provinciale non rende nota la sua situazione patrimoniale come prevede la legge, la presidenza del consiglio provinciale cessi di corrispondergli qualsiasi trattamento economico o rimborso.





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